(Adnkronos) – “Le supply chain sono reti complesse, interconnesse e interdipendenti di produttori, distributori e retailer. E se è proprio l’interconnessione a renderle solide, questa stessa caratteristica le espone a disagi di qualsiasi entità, che si tratti di una nave da carico bloccata nel Canale di Suez, di conflitti geopolitici o dell’insorgere di una pandemia globale”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia l’esperto Eddie Capel, presidente e chief executive officer di Manhattan Associates.
“Di certo – sostiene – nessun piano di emergenza avrebbe potuto prevedere una pandemia globale. Tuttavia, se si guarda al passato, i problemi delle supply chain non sono stati creati da quest’evento, ma sono stati semplicemente esposti e aggravati da esso. In questo periodo di ripresa, dopo le ultime sfide rappresentate dall’inflazione più alta degli ultimi 40 anni e dall’interruzione della supply chain causata dal conflitto nell’Europa dell’Est, è diventato chiaro che le supply chain hanno bisogno di più del tempo necessario per risolvere i problemi”.
“Le supply chain – spiega – hanno quindi bisogno di un upgrade che modernizzi il modo in cui si pensa, risponde e gestisce ogni aspetto, dai comportamenti d’acquisto alle aspettative dei clienti, dai costi di manodopera alle pratiche di spedizione e di produzione. Ma come possono retailer e i fornitori gestire il cambiamento continuo che ormai tutti stiamo accettando come nuovo standard? Si potrebbe sostenere la tesi della produzione off-shore per evitare interruzioni della supply chain. Un mix più equilibrato di off-shore, near-shore e on-shore può certamente essere d’aiuto, ma un’inversione totale verso la produzione nazionale comporterebbe un incremento dei costi di manodopera e di produzione, con conseguente aumento dei prezzi delle merci. Con le economie globali alle prese con l’inflazione, tutto ciò che aumenta i costi dei prodotti dovrebbe essere evitato, almeno nel breve periodo”.
“Allo stesso modo – precisa – il timore di un’interruzione prolungata o ricorrente delle supply chain potrebbe indurre alcune aziende ad aumentare i livelli dello stock per garantire la disponibilità dei prodotti anche nei momenti di diminuzione. Tuttavia, le implicazioni sul capitale circolante e sul bilancio rendono questa strategia impraticabile per quasi tutte le organizzazioni: uno stock fermo che non viene venduto è quasi sempre inaccessibile. La tecnologia avanzata può naturalmente essere parte della soluzione. Ha già fornito una maggiore visibilità sulle supply chain globali, motivo per cui i retailer e i venditori di oggi sono più propensi a fornire una spiegazione per i problemi di stock e di consegna”.
“Anche se – sottolinea Eddie Capel, presidente e chief executive officer di Manhattan Associates – una maggiore visibilità non aiuta a risolvere i problemi immediati di stock, le innovazioni tecnologiche più recenti possono contribuire a ridurre al minimo l’impatto di gravi interruzioni e, in alcuni casi, a compensare in modo significativo le conseguenze di questi eventi. Infatti, i primi passi verso lo sviluppo di un efficace piano di emergenza e di continuità aziendale iniziano con una valutazione del rischio e una previsione accurata della domanda. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e il machine learning vengono alimentati da dati in tempo reale nel cloud, tali valutazioni e previsioni devono essere alimentate da tecnologie avanzate, in modo da garantire la flessibilità e l’agilità necessarie per essere competitivi negli ambienti retail omnichannel del XXI secolo”.
“Per il retailer – spiega – la capacità di analizzare enormi quantità di dati di mercato in tempo quasi reale è fondamentale per migliorare le scelte dei decision maker, fornendo loro tutti gli elementi necessari per far arrivare un prodotto al cliente nel modo più veloce, conveniente e sostenibile. Nel corso del tempo, la tecnologia (con una visione delle richieste stagionali, dei trend di vendita geografici, degli stock di magazzino e persino delle condizioni meteorologiche che possono influire sui costi di trasporto) diventa un consulente fidato con raccomandazioni sofisticate per i decision maker delle aziende. Le formule di ottimizzazione guidate dalla matematica, dalla scienza, dal machine learning, dall’intelligenza artificiale e dall’adozione di sistemi di automazione e robotica possono fornire una supply chain ottimizzata pronta per ogni opportunità e, forse più importante, anche per le sfide dei giorni nostri”.
“Sebbene – sottolinea Eddie Capel, presidente e chief executive officer di Manhattan Associates – le pressioni economiche, come l’inflazione, possano modificare le disponibilità finanziarie dei consumatori e delle imprese, è improbabile che le aspettative di servizio legate agli acquisti online, in store e alla consegna a domicilio, cambino. Prima della pandemia, lo shopping online aveva registrato una crescita consistente. Ma la domanda è esplosa quando le persone in quarantena si sono rivolte agli store online e alla consegna a domicilio dei prodotti. Anche in questo caso, si tratta di una tendenza che è stata amplificata dalla pandemia, piuttosto che esserne il risultato, e ora è impossibile invertirla”.
“I brand – dice – con punti vendita fisici avevano già iniziato, e stanno continuando ancora oggi, a introdurre elementi digitali innovativi per offrire esperienze più coinvolgenti e ampliare il loro interesse per i diversi gusti dei clienti e per le abitudini di spesa generazionali. Tuttavia, per molti brand e retailer è diffusa la consapevolezza che le sfide della domanda e dell’offerta permangono e che, se non si interviene subito, le difficoltà di stock sono pressoché certe. Se a questo si aggiunge la pressione di focalizzarsi sulla redditività in un momento in cui il budget dei consumatori è soggetto alla più forte tensione dal 2008, l’implementazione di tecnologie avanzate per la supply chain, con l’agilità e la flessibilità necessarie per rispondere alle interruzioni e alle altre sfide che si presenteranno in futuro, sarà la chiave per rimanere in carreggiata”.
“Può sembrare una dichiarazione banale – avverte – ma, in fin dei conti, bisogna andare oltre la resilienza delle nostre supply chain: oggi, sono la flessibilità e l’agilità in tempo reale che rappresentano le nuove fondamenta del commercio. Mentre regole e norme ormai obsolete cadono in disuso, la capacità di trasformarsi rapidamente e di padroneggiare il costante cambiamento separerà i leader del commercio dai semplici sopravvissuti”.