(Adnkronos) – “La diffusione dei dati avvenuta oggi in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro offre l’opportunità di riaffermare la necessità di pianificare efficaci e mirate strategie di prevenzione per abbattere l’intollerabile numero di incidenti sul lavoro e malattie professionali”. Lo dichiara il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, ricordando che nei primi tre mesi del 2023 sono già pervenute all’Istituto 196 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, facendo registrare un incremento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2022.
“Un andamento drammatico – avverte – che va contrastato con ogni mezzo. È dunque indispensabile insistere per consolidare ulteriormente la sinergia tra istituzioni, parti sociali, lavoratrici, lavoratori e imprese, sollecitando un confronto costante con l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione per la crescita sociale ed economica del Paese. La cultura della sicurezza è un bene che non deve essere coltivato e alimentato esclusivamente all’interno del perimetro aziendale, ma in ogni ambito di vita. È così che la cultura della sicurezza tende a identificarsi con la cultura del rispetto. Rispetto di sé stessi, degli altri, delle regole, dei doveri, delle responsabilità, dell’ambiente”.
“Per un mondo del lavoro più sicuro e dignitoso, l’attività formativa deve ricoprire, a partire dal mondo della scuola, un ruolo centrale ed essere considerata oltre che obbligo giuridico, un processo educativo e una misura generale di tutela”, aggiunge. In questa Giornata, voglio esprimere vicinanza a tutte le famiglie delle vittime del lavoro e ribadire che un Paese avanzato come l’Italia non può più tollerare tragedie quotidiane legate alla mancanza di sicurezza sui posti di lavoro”.
“La drammatica vicenda di Barbara Capovani – prosegue Bettoni – richiama ancora una volta l’attenzione sul fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, su cui l’Inail è fortemente impegnato. Al riguardo, rammento che nel triennio 2019-2021 sono stati denunciati e riconosciuti 4.821 infortuni legati ad episodi di violenza, il 29% dei casi riguarda uomini e il 71% donne. Va specificato che si tratta di dati non esaustivi, dal momento che alcune tipologie contrattuali presenti anche in sanità escludono la protezione assicurativa sociale sia pure a parità di esposizione al rischio”.
“Si evidenzia in tal modo l’esigenza non più rinviabile del superamento dei limiti dell’attuale sistema disegnato dal Testo Unico del 1965, ormai inadeguato rispetto al dovere, innanzitutto etico, di garantire uniformità e universalità di tutela”, conclude.