(Adnkronos) – Nel 2022 i nuovi assicurati – intendendo per tali i non presenti nel 2021 – sono stati 2,052 milioni: in massima parte si tratta di nuovi dipendenti di imprese private (1,703 milioni, pari al 10% del totale dei dipendenti privati). L’incidenza degli entrati è consistente anche tra i parasubordinati (24%) e i domestici (12%) mentre valori molto più modesti si osservano per dipendenti pubblici e indipendenti, posizioni professionali che – per ragioni diverse – sono più difficilmente accessibili. E’ quanto emerge dal XXII Rapporto Inps, relativo al 2022, presentato oggi alla Camera dei deputati.
Anche tra gli usciti si ripete la medesima gerarchia: sono infatti il 18,3% tra i parasubordinati, il 15,2% tra i domestici, il 6,6% tra i dipendenti delle imprese private, il 4,9% tra i dipendenti pubblici e il 3,6% tra gli indipendenti. Parasubordinati e domestici si confermano quindi come le posizioni professionali con il maggior turnover mentre il livello minimo (2%) è quello di indipendenti e dipendenti pubblici. Quanto alle transizioni interne tra gruppi di posizioni professionali, i movimenti da dipendente pubblico a dipendente privato nel 2022 hanno interessato 96.000 persone, mentre il movimento inverso ha riguardato 86.000 lavoratori. Di rilievo è la dimensione del passaggio da indipendenti a dipendenti di imprese private (140.000) mentre il movimento inverso ha coinvolto un numero inferiore di lavoratori (105.000).
In termini percentuali però sono i domestici e i parasubordinati ad essere caratterizzati dai movimenti più intensi, confermando quanto già visto con i flussi di entrata e uscita. Quasi il 10% (71.400) dei domestici del 2021, nell’anno successivo risulta impiegato alle dipendenze di imprese private; il flusso inverso è ben più modesto (25.700). Analogamente circa il 17% dei parasubordinati del 2021 nell’anno successivo compare tra i dipendenti delle imprese private mentre il movimento inverso è assai più contenuto. La composizione degli entrati vede un ruolo rilevante dei giovani under 30, che costituiscono il 50% del totale. Assai significativo è anche il peso degli stranieri (27%) e quello delle donne (49%).
Il recupero occupazionale post-pandemia è nettamente documentato anche dai dati Inps sugli assicurati. Nel 2022 essi sono risultati 26,2 milioni, massimo storico, in crescita significativa sia rispetto al 2021 (oltre 400.000 assicurati in più, pari al +1,7%) sia rispetto al dato pre-pandemico del 2019 (superato di quasi 700 mila assicurati in più, pari al +2,6%).
Il recupero risulta netto anche esaminando l’intensità di occupazione sulla base del numero medio di settimane retribuite. Esso era stato significativamente contratto dalla pandemia, passando da 42,9 settimane medie nel 2019 a 40,2 nel 2020 (-6,2%): per il 2022 l’indicatore, che già nel 2021 aveva evidenziato un significativo recupero, segnala, con il valore di 43 settimane, l’avvenuto superamento del livello del 2019. Questo andamento ha riguardato anche i lavoratori provenienti da Paesi extra-UE. Essi risultano infatti circa 3 milioni nel 2022, con una crescita del 13,6% rispetto al 2019 cui si associa pure un incremento del numero medio di settimane retribuite (+2,0%). La consistenza del tempo annuo retribuito rimane comunque inferiore per gli stranieri provenienti da Paesi extra-UE (39,2 settimane) rispetto al valore medio generale (43,0 settimane).
Quanto al profilo per classe di età l’Inps segnala il recupero della componente giovanile (fino a 34 anni). Nonostante il decremento demografico in atto i giovani assicurati sono aumentati passando da 6,4 milioni nel 2019 a 6,8 milioni nel 2022 mentre il numero medio di settimane retribuite è passato da 36,0 nel 2019 a 36,7 nel 2022, recuperando completamente lo shock del 2020 quando questo indice si era fermato a 33,5 settimane. Le donne assicurate per il 2022 sono state 11,438 milioni. Per esse l’incremento rispetto al 2019 risulta più intenso (+3,2%) che per gli uomini (+2,2%) ma per l’intensità di occupazione vale l’inverso: per i maschi si registra nel 2022 un dato medio pro capite di 43,8 settimane, superiore a quello del 2019 (43,5), mentre per le donne il valore è ritornato ad essere nel 2022 il medesimo del 2019 (42,1).