(Adnkronos) –
Lo sblocco delle navi Ucraine nel porto di Odessa ha determinato qualche segnale distensivo sui mercati del frumento tenero, nonostante le previsioni di un raccolto mondiale meno abbondante rispetto alla produzione record della scorsa campagna. È quanto rileva Ismea nel suo report Tendenze appena pubblicato.
Le prime quotazioni di luglio 2022, che corrisponde all’avvio della campagna 2022/23, rileva l’Istituto, mostrano una netta inversione di marcia, con i prezzi esteri e nazionali in flessione congiunturale, dopo la soglia record dei 400 euro/t raggiunta dalla granella a conclusione della scorsa annata.
Mediamente a luglio 2022 il prezzo nazionale della granella è sceso del 6,5% su base mensile, attestandosi a 361,78 euro/t. Più nel dettaglio, il frumento tenero fino si è portato a 356,50 euro/t a Bologna evidenziando un meno 7,3% su giugno e a 365,13 euro/t a Milano (-8,3%). Analoga la dinamica del prodotto estero: il panificabile francese si è attestato a luglio a 353,19 euro/t in calo del 15% su base mensile, il Northern Spring statunitense a 483,70 euro/t (-11%) e al C.W.R.S. canadese a 486,81 euro/t (-12%).
Secondo le informazioni più aggiornate fornite dall’Igc (International Grain Council), sebbene ancora del tutto provvisorie, i raccolti mondiali di frumento tenero nel 2022 raggiungerebbero 737 milioni di tonnellate, in lieve riduzione annua (-1,7%) rispetto ai volumi record del 2021. Raccolti e scorte, anche se stimati in calo, dovrebbero rimanere comunque sui livelli superiori degli ultimi 5 anni, a fronte di una domanda che si conferma stabile.
È tuttavia ancora molto difficile avanzare una prima ipotesi di evoluzione di medio termine del mercato – sottolinea l’Ismea – data la complessità dello scenario geopolitico e le numerose forze in gioco, anche di natura esogena, in grado di orientare i listini. Del resto, osservando solo i fondamentali del mercato nella campagna 21-22, nessuno si sarebbe mai aspettato la fiammata dei prezzi che ha coinvolto il frumento tenero, con le quotazioni schizzate in alto anche del 60% nelle principali piazze di scambio globali. Rincari scatenati, come più volte ribadito, da una miscela di fattori concomitanti su cui il conflitto in Ucraina ha agito da detonatore e che hanno interessato anche il prezzo all’ingrosso del grano tenero, ponendo l’industria molitoria in una situazione particolarmente critica.
Con riferimento all’Italia, i dati ancora provvisori diffusi dall’Istat indicano una crescita delle superfici (+9,3%) e una flessione dei raccolti (-6,8% a 2,8 mln/t) in ragione della netta contrazione dei rendimenti unitari ad ettaro, dovuti alla prolungata siccità e alle elevate temperature che hanno ostacolato l’ottimale sviluppo colturale. La riduzione dei raccolti stimata in Italia comporterà inevitabilmente un incremento delle importazioni di granella per consentire all’industria nazionale di trasformazione del frumento tenero di soddisfare l’aumento dei consumi interni e delle esportazioni di prodotti da forno, che, come emerso per il primo quadrimestre dell’anno, dovrebbe verosimilmente proseguire anche nei prossimi mesi.