(Adnkronos) – Se dopo un primo trimestre positivo, gli indicatori economici per i mesi successivi sono stati più incerti e indicano un rallentamento, tuttavia un dato ha continuato a crescere, il ‘mismatch’ – ovvero la difficoltà delle imprese a trovare sul mercato personale in possesso di determinate competenze – che è salito al 48%, in un contesto generalizzato di ‘people scarcity’. In questo scenario il mercato sta mostrando più apertura e ricettività verso figure senior con esperienza, know-how e capacità di gestire progetti complessi. Per cogliere le possibili opportunità è necessario, però, lavorare prima di tutto sul mindset, per valorizzare al meglio se stessi e la propria employability. Parola di Intoo, la società di Gi Group Holding leader in Italia nei servizi di employability, sviluppo e transizione di carriera.
“Il mercato del lavoro – spiega Cetti Galante, Ceo di Intoo (Gi Group Holding) – è cambiato, lo diciamo da tempo, e questo è il momento di dimostrare di averne piena consapevolezza. Cambiare lavoro o farsi riassumere in un’altra azienda oggi è possibile anche per gli over 55, purché rivelino una mentalità nuova rispetto al passato. Non si tratta solo di cambiare eventualmente ruolo, ma di compiere uno switch su un diverso mindset a tutto tondo. Significa essere consapevoli delle macro trasformazioni in atto, nel proprio settore e nel proprio ruolo e approcciarsi con flessibilità, anche contrattuale, alle necessità delle imprese, guardando alle pmi come al bacino più interessante per persone di questa fascia di età. Se si proviene da una grande multinazionale, poi, occorre anche cambiare approccio e linguaggio”.
“Un nuovo linguaggio e un diverso storytelling di sé – aggiunge Paola Marongiu, Delivery Manager di Intoo (Gi Group Holding) – sono i punti di svolta da raggiungere. Non significa banalizzare o dimenticare la propria storia professionale, ma compiere quello shift mentale che permetta una più immediata valorizzazione di sé agli occhi di un’altra realtà. Le imprese oggi devono affrontare una forte complessità che le porta ad apprezzare le abilità di figure senior, come il problem solving e l’intelligenza organizzativa e il fatto che spesso i lavoratori più senior sono subito pronti a inserirsi, senza bisogno di lunghi periodi di training. Tuttavia, tanti over 55 devono per primi saper tradurre la propria complessità in una sintesi efficace. Solo così potranno essere i prescelti e avere anche l’opportunità di sviluppare la propria employability, accrescendo la propria longevità professionale”.
Per questo, Intoo, segnala i 10 consigli per affrontare al meglio i passaggi per ripresentarsi sul mercato dopo i 55 anni.
1. PARLA PER COMPETENZE, NON PER TITOLI. “Da quello che sono a quello che posso fare”: il primo passo è uscire dalla ‘gabbia’ del proprio titolo professionale e ragionare per aree di competenza maturate, massimo 3, che devono emergere subito in modo chiaro e incisivo in qualsiasi contesto e strumento di presentazione e contatto con il mercato. Per identificarle un esercizio utile da compiere è domandarsi “In cosa posso concretamente aiutare un’azienda?”. Occorre valorizzare con cura, in particolare, le competenze sui processi, ad esempio di razionalizzazione fornitori, che in realtà meno strutturate possono rappresentare un valore aggiunto.
2. SCEGLI UN CV FUNZIONALE SENZA SIGLE. Il primo strumento da adottare è pertanto un cv funzionale, ossia un cv che, a differenza di quelli anticronologici, che tendono a elencare le esperienze, si focalizza principalmente sulle proprie capacità, verticalizzando le skill. Come compilarlo? Classificando le esperienze top in termini di risultati e raggruppando le abilità per tematiche in base alle tre aree di competenza distintive identificate. Chi legge deve capire subito in quali ambiti si può essere la persona giusta. Bando poi a sigle e ad acronimi settoriali o aziendali, non comprensibili al di fuori di contesti specifici. Bisogna illustrare chiaramente le attività svolte e le responsabilità gestite.
3. PAROLE CHIAVE PER UN PROFILO LINKEDIN ‘HR FRIENDLY’. Le ricerche dei recruiter su LinkedIn, ma non solo, vengono ormai effettuate per parole chiave, piuttosto che per ruoli. Per questo inserire nel sommario job title complessi può penalizzare in termini di visibilità. Cosa indicare, invece? Parole chiave aderenti al nostro profilo, quali: ‘business development’, ‘ottimizzazione di processi’ (spiegando quali), ‘gestione fornitori’, ‘analisi di dati’, i Paesi esteri di competenza nel caso di ruoli internazionali ecc.. Occorre cioè scorporare il proprio ruolo in attività pratiche di più immediata e facile comprensione.
4. VALORIZZA LE ESPERIENZE CON LE FIGURE JUNIOR. In un momento di compresenza di più generazioni in azienda, fino a 5 diverse, chi ha partecipato a progetti di training, mentorship, coaching, supporto ai neoassunti o a percorsi di crescita delle nuove risorse, ha una marcia in più. La collaborazione con le nuove generazioni è, infatti, segno di apertura mentale, flessibilità e capacità di trasferire know-how. È fondamentale, quindi, sapere raccontare esperienze di questo tipo e valorizzarle, sia nel cv che nel profilo Linkedin, che in sede di colloquio.
5. NON AVERE FRETTA DI RICOPRIRE SUBITO UN RUOLO DI PESO O LO STESSO RUOLO. Nel passaggio da una realtà a un’altra, dopo diversi anni di lavoro in un’azienda, non bisogna avere fretta di trovare subito una posizione analoga o con lo stesso raggio d’azione della precedente. Ciò che conta è iniziare, partendo magari da un ambito più ristretto di responsabilità o da un ruolo trasversale, prendere confidenza con il nuovo ambiente, le dinamiche e i processi per poter consolidare e allargare in seguito il proprio perimetro di competenza.
6. LO SMART WORKING È TUO ALLEATO. Oggi diverse modalità di lavoro permettono di collaborare anche con realtà distanti geograficamente, grazie ad esempio al lavoro da remoto, allo smart o all’hybrid working, alla settimana corta. Questo significa che, nella ricerca di un’opportunità, si possono valutare con più facilità imprese in aree diverse da quella di residenza o domicilio, coniugando e negoziando al tempo stesso necessità familiari e personali.
7. IL NETWORK CHE CONTA FUORI E DENTRO. Una volta compreso che tipo di impresa può avere bisogno delle nostre competenze distintive e con quale veste presentarsi, è fondamentale lavorare sul networking, perché specie dopo i 50/55 anni, circa l’80% di opportunità non compaiono in inserzioni, ma derivano da canali informali e passaparola. Attenzione; il ‘network’ di relazioni non è solo quello derivante dalle conoscenze del precedente lavoro, occorre anche allargare la propria rete a contatti nuovi. Come? Facendo personal branding e networking non solo online: post pandemia fiere ed eventi stanno ritornando in auge e non bisogna trascurarli, come preziosa fonte di nuovi contatti. Allo stesso tempo è importante essere consapevoli che in determinate funzioni e ruoli, come in ambito procurement o vendite, alcune relazioni maturate nel corso deli anni possono essere così forti, peculiari e difficilmente trasferibili da poter divenire oggetto di negoziazione per restare in azienda.
8. PRONTI A COLLOQUI OFFLINE E ONLINE. Nonostante un certo ritorno in presenza per molte attività, è sempre bene prestare attenzione ai colloqui online: è necessario curare tutta una serie di dettagli, dalla luce (sempre preferibile che sia frontale verso di noi), allo sfondo (meglio background bianchi o neutri, meglio sfondi virtuali rispetto a stanze poco ordinate), fino alla stabilità del collegamento internet. In questo ultimo caso può essere utile fare delle prove prima dell’appuntamento, per prendere confidenza con l’app che userete e assicurarsi di padroneggiare le funzionalità. E ricordarsi di avvertire in famiglia sull’importanza della conversazione per avere la giusta riservatezza e silenzio.
9. RIMANI AL PASSO CON LA TECNOLOGIA. È ormai un must have a qualunque età. Whatsapp, Google Drive, Teams, Slack, Skype, Zoom, Trello: oggi la maggior parte delle aziende (di ogni dimensione) utilizza app di messagistica istantanea e strumenti di lavoro condiviso. Non saperli utilizzare significa rimanere indietro nei processi operativi quotidiani e più comuni, precludendosi a priori un’opportunità. Anche questo deve essere un ambito di formazione continua per restare allineati con la digitalizzazione che avanza.
10. LASCIA ANDARE CIO’ CHE NON SERVE PIU’. Significa riuscire ad abbandonare mentalmente e praticamente ciò che non fa più parte del ruolo e del contesto che si è vissuto o che si è deciso di lasciare; significa sapere abbracciare la freschezza e la flessibilità che ogni realtà oggi necessita, dandosi la possibilità anche di scoprire nuove risorse che non si sapeva di avere e lasciarsi sorprendere da ciò che si potrebbe trovare.