(Adnkronos) – Pagare per poter lavorare, capitava in passato specie quando, per motivi anche sociali, non si riusciva a fare subito il lavoro che si desiderava e si era disposti a fare lavori più umili pur di perseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni. Oggi invece, ed è un dato di fatto, i ragazzi si possono permettere di rifiutare un lavoro. “Le faccio una confessione: da giovanissimo io ho pagato per lavorare. Questo non significa minimamente che i giovani d’oggi non debbano essere pagati. Al contrario, ritengo che troppe volte siano sotto pagati. Poiché oggi l’offerta di lavoro supera la domanda, sono soprattutto le aziende a dover cambiare mentalità e diventare più attrattive per i giovani”. A dirlo il formatore e imprenditore Gianluca Spadoni, presentando la nuova edizione 2023 di ‘Pat – preparati a tutto’, la 3 giorni di formazione dedicata a professionisti e imprenditori, che si terrà a Cervia (Ravenna) dal 24 al 26 febbraio 2023.
Ideatore dell’Osservatorio Evolution forum business school sulle pmi e formatore di oltre 380.000 persone nel corso della sua carriera, Spadoni ha poi proseguito: “Nel secolo scorso quando c’era ‘fame vera’, mio nonno andava a fare il panettiere senza essere retribuito perché andava ad imparare il mestiere. Questo però fa parte di una generazione in cui i lavoratori erano numericamente di più dei lavori offerti; e quindi ti dovevi guadagnare una competenza. Oggi nel 2023 i ventenni innanzitutto sanno di essere numericamente pochi e di essere perciò ricercati. Inoltre non hanno bisogno di lavorare per vivere, non hanno ‘fame vera’ perché in tanti sono mantenuti dalle famiglie, oppure dallo Stato (vedi rdc). Quindi molti giovani si possono permettere di dire di no”.
Gianluca Spadoni, ideatore dell’Evolution forum business school e formatore di oltre 380.000 persone nel corso della sua carriera, in occasione della presentazione di ‘Pat 2023 – preparati a tutto’, racconta: “Da giovane andavo a fare il cameriere non perché lo volessi veramente ma piuttosto perché, mentre servivo ai tavoli, al contempo mi costruivo le competenze e l’esperienza che mi sarebbe servita successivamente nel mio futuro lavorativo. Sfatiamo poi un luogo comune: non è vero che i ventenni non hanno voglia di lavorare il sabato e la domenica. Per esperienza diretta ai miei corsi di formazione che si tengono per lo più nei fine settimana, posso garantire esattamente il contrario”.
“Il punto semmai – osserva – è che i giovani di oggi vanno coinvolti, bisogna dare loro degli ideali. Un tempo gli ideali forti erano forniti dallo Stato, dalla Nazione, dalla religione, dalla politica, dall’associazionismo, dal volontariato sociale. Oggi gli ideali vanno ‘costruiti’. Quindi se tu dai ai giovani un sogno, loro lavorano anche gratis. Ma prima devi costruire questa visione di lungo periodo, questa progettualità: è questo ciò che manca al giorno d’oggi”.
“Ora – sottolinea – le aziende che sono in grado di trasmettere questi ideali attraggono nuove persone qualificate. Invece restano al palo quelle aziende che offrono ‘solo’ un lavoro ma non un sogno, non un progetto, non un ideale”.