(Adnkronos) – “L’economia della nostra Regione possiamo dire che va, le imprese si sono sempre più digitalizzate, con una tendenza che è partita durante la pandemia e che è decisamente importante. Sta proseguendo questa voglia di innovare e questo è un fatto decisamente positivo. Ma ci sono anche tante incertezze, legate a Pnrr e superbonus. Ci sono quindi luci e ombre sulla nostra Regione, tra aspetti positivi e incertezze”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Luciano Mocci, direttore generale di Federlazio, associazione delle piccole e medie imprese, sull’andamento dell’economia regionale. Mocchi chiarisce che “i settori che vanno meglio sono i servizi e soprattutto il turismo, come si può notare passeggiando per Roma e in tutta la Regione. E sappiamo tutti che il turismo trascina con sè un indotto importante”.
Allo stesso tempo, non mancano le criticità. “Il manifatturiero e l’agricoltura, con le catastrofi climatiche che si sono abbattute sul nostro territorio, invece stentano, rispecchiando i dati nazionali. Oggi quindi nella nostra regione i Servizi reggono, il Pil però decresce, gli occupati aumentano, l’inflazione decresce ma è sempre alta e i tassi di interesse aumentano”, spiega. Incerta anche la situazione nell’edilizia. “Dalla nostra analisi congiunturale che facciamo ogni anno emerge che per l’edilizia c’è ancora una situazione di positività ma con un trend più basso rispetto allo scorso anno”, spiega Mocci. I motivi? “Oltre ai dubbi sul Pnrr -spiega- c’è grande incertezza relativamente al Superbonus. Anche qui le rivisitazioni fatte hanno bloccato migliaia di cantieri nella nostra Regione, con un aggravio di costi per le imprese e e allo stesso molti cittadini che non hanno visto conclusi i lavori di ristrutturazione del proprio immobile”, sottolinea ancora.
Per tutti questi motivi, in conclusione, per Mocci, “bisogna attivarsi immediatamente per ridare forza al settore primario, il manifatturiero è fondamentale, non si può campare solo di servizi. E’ necessario superare questa fase ondivaga, è importante che finisca quanto prima questa fase di assestamento”. “La data di avvio di questo percorso potrebbero essere metà novembre quando sarà reso noto chi accoglierà l’Expo 2030, un evento da circa 50 miliardi di euro per il territorio a fronte di circa 9 miliardi di costi”, sottolinea.
Ma le preoccupazione per la tenuta delle aziende non mancano. “Siamo preoccupati -spiega Mocci- anche per la fine dell’anno quando tra l’altro termineranno, sul credito, tutta una serie di aiuti di Stato lanciati in occasione della pandemia. Nella nostra regione migliaia di aziende si potrebbero trovare in difficoltà perchè non avranno il sostegno degli istituti di credito. Tanto che stiamo lavorando con la Regione Lazio e con le Camere di commercio della nostra regione per trovare uno strumento che sia in grado di sostenere le imprese attraverso un accesso facilitato al credito”, aggiunge ancora.
“Siamo usciti dal Covid -spiega Mocci- con le ossa rotte, ma le imprese si sono riprese, hanno manifestato vivacità ma adesso queste incertezze, legate alla guerra, all’aumento dell’energia e poi al Pnrr, le stanno mettendo in crisi”.
“E quindi servirebbe un intervento dei decisori pubblici per non disperdere tutto quello che di buono si sta facendo dopo il Covid”, rimarca.
E altre ‘nuvole’ si addensano sul Pnrr. “Sul Pnrr -spiega- una serie di situazioni ci fanno stare un po’ in allarme. Come emerge dai dati del nostro osservatorio sull’edilizia, a Roma e nel Lazio non è stata raggiunta per il Pnrr la percentuale di lavori prevista dalla scaletta. E quindi oggi dobbiamo correre. E farlo in un momento in cui si sta rivisitando il Piano e questo aumenta l’incertezza. Questo non fa bene all’economia che invece ha bisogno di certezze per crescere”.
Mocci ricorda che “i fondi del Pnrr per Roma potrebbero rappresentare non solo un sostegno alla ripresa economica e ai redditi ma anche l’occasione per realizzare tutti quegli interventi infrastrutturali che a oggi mancano”.
Ma i tagli che potrebbero colpire i progetti del Piano potrebbero tarpare le ali al volo verso una Capitale più moderna e inclusiva. “Con i tagli al Pnrr a Roma -sottolinea- si rischia davvero di non potere concludere l’anello ferroviario, una battaglia che si sta portando avanti da tantissimo tempo e che potrebbe rappresentare per la città di Roma una svolta di non poco conto per la viabilità. A rischio anche il completamento del collegamento ferroviario Roma-Viterbo, un altro scandalo per i cittadini della Regione. E poi mi ha sorpreso anche il taglio a Cinecittà e sulle periferie da Tor Bella Monaca a Corviale al Santa Maria della Pietà, tutti interventi che servono per ‘ricucire’ il territorio urbano”, sottolinea.
Non solo una ‘svolta’ economica per la Capitale, ma anche sociale. “Pezzi di città che si sono scollati sempre di più rispetto al centro e che potrebbero avere meno fondi per realizzare quella ricucitura del tessuto urbano e quindi rientrare appieno nella ‘grande’ Roma. Tutto ciò desta preoccupazione non solo perchè sono risorse in meno che verranno appaltate con tutte le conseguenze del caso. Ma sono anche fondi importanti che servono da una parte per riammodernare la rete infrastrutturale della città ma anche per ricucire pezzi della Capitale che sono stati per troppo tempo abbandonati a loro stessi. Quindi una riflessione su questo va fatta”, ribadisce Mocci.
Non solo Pnrr per la Capitale. “Stiamo monitorando -spiega- anche i Fondi strutturali, il Giubileo 2025, l’Expo 2030 e il Giubileo straordinario per la nascita di Cristo del 2033. Con la successione di questi eventi si potrebbe aprire infatti un periodo molto importante per Roma e per la Regione”, aggiunge ancora Mocci.
“Si tratta infatti di una massa di risorse ingente – spiega- che dovrebbero arrivare, e che in parte stanno arrivando, sul nostro territorio e c’è bisogno anche di avere una gestione importante, seria, oculata, da buon padre di famiglia”, sottolinea.
E a dare ancora più incertezza, secondo Mocci, è l’evoluzione del reddito di cittadinanza. “L’invio della comunicazione attraverso sms -sottolinea- è il segno dei tempi: stiamo dematerializzando tutto, viaggia tutto in modo digitale. L’impatto dello stop nella nostra regione certo che ci sarà: nel Lazio parliamo di 135mila nuclei famigliari percettori del reddito e il taglio interesserà il 60%. Quindi parliamo di 80-90mila nuclei che non avranno più il reddito di cittadinanza. E con l’inflazione ancora abbastanza alta e l’aumento del costo della vita è chiaro che alla ripresa dopo la pausa estiva ci potrebbero essere dei contraccolpi non legati soltanto a chi non percepirà più il reddito, che è comunque una fetta importante, ma anche a livello generale”, conclude.