(Adnkronos) – “Lo sviluppo del Made in Italy passa anche attraverso la salvaguardia dei marchi storici a cui bisogna dare l’opportunità vera di poter essere rilanciati”. Lo dichiara in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Elena Perrella, proprietaria ed art director di Emilio Schuberth, marchio storico italiano, iscritto nel registro dei marchi storici italiani presso il Mise, fondato dal padre della moda moderna e stilista delle dive. Emilio Schuberth, lo stilista destinato ad essere l’indiscusso fondatore della moda italiana, è nato a Napoli nel 1904. Da Napoli si trasferisce a Roma, ma grazie al suo spiccato estro creativo e alla sua forte visione del ruolo della moda, raggiunge ben presto tutte le mete chiavi dell’epoca. Da Parigi, New York, Berlino e tante altre. Viaggia molto in Oriente dove attinge vibrazioni e colori, ma rimane sempre fedele ai cardini del Made in Italy che in quegli anni, anche grazie a lui, si stavano delineando.
“Lo scenario in cui oggi ci muoviamo – spiega – è completamente cambiato, va buttato giù un piano strategico, per il rilancio del sistema Italia. Un primo passo è il tavolo di coordinamento tra il ministero dello Sviluppo economico ed il ministero degli Affari esteri, ma ora abbiamo bisogno di un’attenzione puntuale e partecipata del governo nel supporto alle pmi, vero motore di sviluppo di questo paese. Il sistema imprenditoriale è stato investito da un vero Tsunami in un momento in cui la sfida per l’innovazione e la transizione digitale diventano il fondamento indispensabile per ogni possibile crescita che si voglia immaginare”.
“Il supporto alle pmi – spiega – deve favorire il processo di innovazione, digitalizzazione, sostenibilità, tracciabilità che sono da considerarsi un punto di partenza e non di arrivo. Mettere il sistema delle pmi in grado di competere , significa, aiutare a raggiungere i livelli base di conoscenza e competenza aziendale grazie all’utilizzo delle ict. Scontiamo anni di ritardo e colmare il gap è oramai una corsa contro il tempo, dove è necessario fare sacrifici enormi per rimanere competitivi”.
“La moda – sostiene Elena Perrella – asset strategico del nostro Made in Italy, è un’occasione di sviluppo, ma in un mondo che ha svoltato anche sul tema della ‘globalizzazione’ rischiamo di rimanere indietro. L’apertura verso l’estero deve andare di pari passo con il consolidare il nostro indiscusso know how fatto di creatività e di saper fare. Gli anni ’50 hanno segnato la rinascita dell’economia grazie al sistema produttivo rilanciato e la moda italiana è stata protagonista assoluta del rilancio. Oggi assistiamo all’acquisto indiscriminato di marchi da parte di gruppi stranieri internazionali, in quanto il capitale finanziario è diventato oltremodo importante e, quindi , discriminante per il successo imprenditoriale”.
“Un buon piano strategico – fa notare – affonda le proprie radici di successo nella valorizzazione del ‘capitale umano’ con la sua creatività, la sua storia, il saper fare ed essere visionario. La moda oggi è fondamentale, sia perché è un settore strategico importante per l’economia che da essa ne deriva, ma anche perché dall’approfondimento di quello che oggi è, e di quello che è stata in passato, possiamo trarre insegnamento; le aziende di moda costituiscono ‘una filiera’, ogni anello è fondamentale per il ‘successo’ dell’attività”.
“Possiamo cogliere da ciò – spiega – che, ‘è insieme che si vince’. Assistiamo alla disgregazione in elementi sempre più microscopici del tessuto aziendale che stenta a lavorare in sinergia. Troppo impegnati a fare i conti con la burocrazia, con le crisi, con la mancanza di personale, con i costi elevati. Sembra che in questo discorso il marchio non c’entri nulla, ed invece il marchio è il segno dell’identità ‘ che anche noi dobbiamo ritrovare. Come azienda portiamo avanti i valori del Made in Italy e come me, anche i tanti che lavorano nella moda italiana”.
“L’azienda – ricorda – investe nella scommessa del rilancio di un brand italiano, fondando su un corporate aziendale family, dove si è fatto della formazione e dell’esperienza internazionale un pilastro su cui costruire un modello leggero e contemporaneo che punti soprattutto a partnership con università, produttori e designer. Il business fondato sulla ricerca storica tra innovazione e tradizione, incontra la sensibilità di personalità di rilievo , ma ‘fatica’ nella comunicazione oggi più che mai diventata ‘costosa’ .Tra l’altro l’azienda privilegia una comunicazione istituzionale, Mostre, eventi culturali, considerato il valore del marchio. Missioni italiane all’estero sarebbero la giusta comunicazione, unitamente ad un ‘educazione del ‘pubblico’ influente su ciò che ha valore, su ciò che è bello e ben fatto”.
“Il valore aggiunto di questo brand – sottolinea Elena Perrella – è dato dalla sua storicità, dalla forte connotazione di marchio italiano, nato negli anni ’50, quando la moda italiana era agli albori. Prima di allora l’Italia era la Façon di Francia. A partire dagli anni ’50, grazie a Gianbattista Giorgini, che impose ai ‘Sarti’ di lavorare , nella costruzione degli abiti e degli accessori, al conferimento di una ‘forte identità che ne rendesse riconoscibile il Made in Italy’ che nasce la moda italiana. E’ grazie alla moda che nasce il connubio con il cinema americano, con la Metro Gold Mayer ed Emilio Schuberth, Sorelle Fontana”.
“Schuberth – continua – ha vestito le donne più belle del mondo, per citarne alcune Sofia Loren , Gina Lollobrigida, Evita Peron, Soraya…. Nell’elaborazione delle collezioni traiamo ispirazione dall’archivio storico. L’importanza dell’archivio è per noi essenziale e lavoriamo affinché attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, sia sempre più fruibile, soprattutto da parte dei giovani che vogliono lavorare in questo mondo. Stiamo rielaborando la versione vintage del profumo Schu di Schuberth che è stato un Must negli anni ’50 identificato come ‘il profumo della dolce vita’. Accessori come foulard , ideati a partire dai disegni d’archivio, e rigorosamente realizzati nelle aziende seriche top italiane”.
“La nostra mission – assicura – vuole essere, anche seguendo lo spirito i Emilio Schuberth, di essere trade union tra le aziende della filiera moda top di gamma, realizzando il concetto moderno di partnership per identificare sempre meglio e con mezzi opportuni il Made in Italy. Uno sguardo particolare alla formazione ed ai giovani, con cui continuiamo a mantenere un legame costante anche attraverso progetti con scuole ed università.
“Credo che – avverte – la creatività italiana, tanto apprezzata nel mondo abbia bisogno di essere supportata dal ‘saper fare’ , dal tracciamento e dalla sostenibilità del prodotto e , per questo, dobbiamo far si che si coltivino, con pazienza e risorse, aziende sane che possano essere alveo per accogliere i giovani talenti che vogliano lavorare in questo mondo della moda e del ‘Made in Italy’.
“Abbiamo plaudito all’iniziativa del registro dei marchi storici italiani presso il Mise, ma abbiamo bisogno di comunicazione istituzionale che faccia passare, attraverso i marchi storici, veramente il concetto dell’identità del Made in Italy. Anche da questo riparte l’Italia”.