(Adnkronos) – Dopo i disastri nel Centro e nel Nord Italia, è sempre più urgente trovare soluzioni per riparare i danni ed evitare che disagi simili si ripetano. Dalla casa all’ufficio, dal ristorante alla scuola, gli edifici devono essere pensati per mettere la sicurezza al prima posto. Lo sa bene Nicola De Pellegrini, l’architetto e designer olistico dello studio Anidride Design che alla realizzazione di progetti green e sicuri ha destinato tutta la propria vita. “Per evitare i drammi che stiamo vivendo in questi giorni, le aziende e lo Stato devono invertire non solo nel risarcimento dei danni ma nella prevenzione”, avverte Nicola De Pellegrini.
“Tutto inizia nella fase di progettazione, nella scelta dei materiali – spiega – e nella capacità di coniugare efficienza e sostenibilità. In ufficio, ad esempio, passiamo almeno un terzo delle nostre giornate, per cui è necessario fare scelte oculate. Dall’organizzazione del sistema di smaltimento dei rifiuti (molto utile il dissipatore alimentare domestico di brand come InSinkErator che negli Usa e Nord Europa, spopolano) al controllo dell’impianto elettrico, costantemente sotto stress in un ambiente di lavoro con macchinari o computer collegati”.
“Inoltre – prosegue – è fondamentale che una costruzione, che sia un ufficio o meno, cerchi di applicare i principi del design circolare dando vita a edifici in grado di rispettare l’ambiente e di garantire al contempo alti livelli di well-being per le persone che lo occupano. Un edificio in armonia con l’ambiente circostante, non invasivo e che utilizza i materiali del territorio, sarà anche più sicuro perché pensato come un tutt’uno con il paesaggio. La vera maestria, nell’architettura, si raggiunge soltanto quando l’edificio progettato è in grado di generare benessere tangibile per le persone che lo occupano, immergendole in un’atmosfera silenziosa e rasserenante, sempre gradevole”. Non è un caso che si è recentemente occupato del progetto del nuovo Centro Coordinamento Soccorsi di Belluno, ente da sempre in prima linea nei momenti di crisi geologica e climatica.
Secondo l’architetto Giuseppe Tortato, figura che con il suo studio sviluppa progetti di architettura e interior design a livello nazionale e internazionale nei settori terziario, residenziale e retail, “occorre un ripensamento prestazionale per far fronte agli urti e agli impatti che derivano dal cambiamento climatico”. “Da venticinque anni – ricorda – lavoriamo mettendo in stretta relazione il costruito con il paesaggio. Per noi, l’attenzione alla presenza della natura è un qualcosa che va oltre ogni stereotipo. Quanto accaduto in questi ultimi giorni, in seguito alle tempeste che si sono abbattute sul Nord Italia, mi porta a una nuova considerazione: il verde in città è bellissimo quanto una Ferrari in pista. Ma non puoi pensare di avere una Ferrari senza garantire al prestigioso mezzo un’adeguata manutenzione. Così anche per gli alberi. Il verde in città richiede gestione e manutenzione, spesso poco accessibili e sostenibili in termini di costi”.
“Quello che oggi sta succedendo è legato al cambiamento climatico e a situazioni estreme che difficilmente si possono controllare e spesso gli alberi crescono a dismisura potendo contare su un apparato radicale non adeguato a sorreggerli. Le radici si scontrano con infrastrutture sotterranee artificiali che ne impediscono la regolare crescita. Così più gli alberi diventano alti più comportano un serio pericolo. Pur quanto suoni come un paradosso, gli alberi dovrebbero essere potati e accorciati molto di più e con una frequenza maggiore e in certi casi diventa necessaria una sostituzione programmata”, sottolinea.
“La stessa identica cosa che accade quando si costruisce un edificio assicurando fondamenta adatte a tenerlo in piedi. In questo caso, credo sia necessario un ripensamento prestazionale di tutti gli elementi, dai materiali di costruzione a quelli di completamento. I materiali metallici, ad esempio, si rovinano ma mantengono la loro funzione, la pietra e il buon vecchio mattone non subiscono danni e hanno una maggiore resistenza agli impatti e agli urti. Anche la progettazione di tetti, piani inclinati, lastrici e terrazze deve essere ripensata considerando eventi estremi e valutando attentamente la portata in relazione ai pluviali. Serve una progettazione in grado di sopportare la velocità del vento e la grandine, oggi anche i cappotti termici, i rivestimenti plastici e i pannelli fotovoltaici maggiormente utilizzati difficilmente sono in grado di reggere del tutto agli urti”, conclude.