(Adnkronos) – “Si tratta di una manovra ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione, seppur per il solo 2024, del cuneo contributivo. Bene anche che sia stato previsto un credito d’imposta per la Zes Unica nel Mezzogiorno pari a 1,8 milioni per il 2024, anche se ci aspettavamo un orizzonte temporale più lungo. Ma il ddl Bilancio risulta incompleto, in particolare sul versante degli investimenti e, più in generale, di una strategia per la crescita e la competitività. Risultano assenti interventi di ampio respiro dal lato dell’offerta necessari a sostenere la competitività delle imprese nel quadro dei nuovi paradigmi europei: dal Piano Industria 5.0 alle misure di sostegno alla struttura finanziaria e alla patrimonializzazione delle imprese. Un’occasione mancata è anche l’assenza di una definitiva soppressione di plastic e sugar tax, soltanto rinviate”. Così, in un’intervista con Adnkronos/Labitalia, il presidente del gruppo piccola industria di Unione industriali Napoli, Guido Bourelly, sulla manovra economica del governo.
Bourelly in particolare dal provvedimento del governo si aspetta “maggiore centralità del Mezzogiorno. I politici e le istituzioni dovrebbero assumere un dato fondamentale: solo una forte crescita del Sud risolverà il problema dei vincoli di bilancio, grazie a un’espansione del Pil e della base imponibile”.
“Perché ciò avvenga, occorre attrarre investimenti nel Meridione, creando lavoro e aumentando così un tasso di occupazione che non arriva al 45% e che deve raggiungere invece rapidamente il 60%. Per favorire questa svolta servono interventi incisivi, tra cui rendere strutturale la decontribuzione”, ha continuato.
Bourelly ha quindi evidenziato la situazione delle imprese nel territorio di Napoli. “Malgrado le criticità derivanti da tensioni internazionali, caro prezzi materie prime ed energia, costo del denaro più elevato, il sistema sta reggendo ancora. Il problema può sorgere -ha aggiunto- se non si trova presto una svolta positiva, facendo decollare ad esempio investimenti come quelli previsti per il Pnrr, che accusano evidenti ritardi. Attualmente settori marcatamente in sofferenza non ve sono. Il turismo continua a crescere e l’agroalimentare beneficia dell’incremento delle esportazioni. Ma siamo preoccupati per l’andamento generale dell’economia italiana che si è fermata a causa dell’inflazione ancora alta e del rapido e consistente rialzo dei tassi di interesse”, ha spiegato.
Bourelly ha ricordato che “nel secondo trimestre il Pil italiano è diminuito di 0,4% (dopo l’aumento dello 0,6% nel primo) ed è rimasto fermo nel terzo. Alla luce della debolezza che diversi indicatori evidenziano, è molto probabile che, a fine anno, la crescita si posizionerà sullo 0,7%. E per l’anno prossimo non andrà meglio: le attuali tornate di previsioni stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita rispetto agli scenari formulati nei mesi scorsi, per collocarsi intorno allo 0,5%. Se così sarà, ci saranno ripercussioni anche sul tessuto produttivo locale”, ha sottolineato.
Diverse le criticità che le aziende del territorio si trovano a dover affrontare ogni giorno nella loro attività. “Al di là della congiuntura, oggi le aziende, anche quelle di piccola dimensione, devono affrontare -ha spiegato l’imprenditore- la transizione digitale ed energetica, che comporta oneri rilevanti e che quindi va necessariamente supportata dalle istituzioni a ogni livello. Nel 2023 assistiamo ad una crescita zero degli investimenti industriali in Italia e nel 2024 un -0,1%. Numeri che rendono il processo di transizione molto difficile. Per quanto riguarda il nostro sistema confindustriale, oltre ad assistere puntualmente le associate nei loro percorsi di riconversione e sviluppo, con particolare riguardo ai due versanti indicati, abbiamo da tempo creato – con il Campania Digital Innovation Hub e con Pride, il Polo regionale per l’innovazione digitale evoluta – strumenti concreti per affrontare queste sfide”,ha sottolineato.
E per quanto riguarda gli effetti dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente sulle attività economiche Bourelly ha sottolineato che “inevitabilmente l’effetto immediato è un rallentamento o un blocco per le iniziative rivolte a determinati mercati di sbocco, ma la flessibilità delle nostre pmi è tale da aver permesso in diverse circostanze di attenuarne le conseguenze, profittando dell’espansione di mercati alternativi. Quello statunitense, ad esempio, ha fatto registrare un aumento notevole dell’export in diversi comparti anche nel nostro territorio”, sottolinea. Per quanto riguarda la ‘tempesta’ sui costi aziendali “si è attenuata, ma l’inflazione resta alta e gli equilibri sono molto precari, come dimostra il recente aumento del gas”, ha concluso.