(Adnkronos) – “Per le imprese l’attuazione del Pnrr presenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61 per cento delle imprese dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39 per cento si dichiara ottimista”. Lo sostiene Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nel presentare i risultati dello studio realizzato dal Centro studi di Argenta Soa sul sentiment su Pnrr e Codice degli appalti.
Lo studio sarà presentato da Pelazzi domani nel talk ‘Appalti pubblici, azione amministrativa e nuove tecnologie’ che si terrà a Milano nella Deloitte Greenhouse (Via Tortona 25) nell’ambito del Forum Legal Next 2023 organizzato da Deloitte Legal. Tra i relatori del talk il Presidente dell’Anac Giuseppe Busia, il presidente di sezione del Consiglio di Stato e già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Garofoli, il Consigliere di Stato Giovanni Gallone, il Dirigente dell’Ospedale Policlinico S.Martino di Genova- Strategic Foresight Giorgia Zunino, la Presidente di Assimpredil Ance Regina De Albertis e gli avvocati partner di Deloitte Legal Francesco Paolo Bello e Joseph Brigandì.
“Ad accendere i riflettori su queste criticità del Pnrr – continua Pelazzi – è un campione significativo di aziende, composto da una maggioranza (il 67%) che ha partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi. Ci troviamo di fronte a una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica del Paese. Criticità che però gli italiani sanno affrontare dando il meglio di sé come avvenuto con Expo. Non tutto va male, però: per il 63% delle imprese intervistate il nuovo Codice degli Appalti può rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37% che pensa il contrario”.
“Il Pnrr – dichiara Pelazzi – ha un effetto molto forte sul settore delle costruzioni: almeno nelle valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria impatta per circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. La possibile rimodulazione delle misure del Pnrr rappresenta, però, una nube all’orizzonte sulle prospettive di crescita del settore edile”.
Per l’81% degli intervistati possedere la certificazione Soa sta diventando una referenza positiva per lavorare anche nel privato. “Quello che emerge dallo studio e anche dal nostro lavoro sul campo – commenta Pelazzi – è che a richiedere le attestazioni Soa non sono solo le amministrazioni pubbliche e le realtà partecipate dal pubblico, ma anche grandi player dell’industria e grandi fondi e sviluppatori immobiliari. La Soa sta diventando uno strumento importante per attestare parte dei temi esg”.
Lo studio è stato realizzato intervistando un campione di circa duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni, che operano in tutte le regioni italiane e nei principali settori per cui è richiesta la Soa (costruzioni 55%, infissi 6%, carpenteria 5 %, impiantistica 20%, servizi ambientali 14%); hanno fatturati in grado di rappresentare la complessità del tessuto imprenditoriale italiano (sotto i 2 milioni di euro 30 %, tra i 2 i 5 milioni di euro 26 %, tra i 5 e i 10 milioni di euro 19%, tra i 10 e i 30 milioni di euro 15% e sopra i 30 milioni di euro 10%).
“I dati diffusi a maggio dall’Istat – ricorda – segnalavano un lieve incremento della produzione nelle costruzioni in marzo su febbraio (+0,1%) e nel primo trimestre 2023 rispetto al quarto 2022 (+1,1%). Quindi va tutto bene? Non proprio, purtroppo. A bene vedere, infatti, i numeri dell’Istat raccontano un’altra storia, per cui c’è poco da esultare”.
“L’incremento dell’attività nelle produzioni – dichiara Pelazzi – è spiegato esclusivamente da un effetto “trascinamento” ereditato dal trimestre precedente. Se si osserva infatti il livello dell’indice di produzione in marzo (137,7) si nota che è sostanzialmente in linea con quello di dicembre (137,5). Quindi l’attività, di fatto, è rimasta piatta nel primo trimestre di quest’anno e l’incremento rilevato nel primo trimestre è solo una questione aritmetica”.
“C’è di più – avverte Pelazzi – l’Istat ha comunicato di avere rivisto al ribasso di ben 1,2 punti percentuali la variazione della produzione industriale di febbraio, che adesso è quasi piatta a fronte di un incremento comunicato il mese scorso dell’1,5%. Sono dettagli tecnici, ma servono per capire più chiaramente il contesto nel quale opera il settore edile e bisogna conoscerli per potere decifrare meglio la realtà descritta dai numeri”.