(Adnkronos) – Il temporary management cresce in Europa e in Italia.E’ quanto emerge da una recente indagine promossa dall’instituto empresarial de interim management spagnolo e realizzata con la collaborazione di tre dei più importanti gruppi a livello mondiale: EIM Group, Globalise – the global interim management group e Smw – Senior management worldwide.
L’indagine, attraverso le opinioni di società specializzate operanti in 50 paesi in Europa, America, Asia e Oceania, offre una visione aggiornata di come le aziende si pongono nei confronti del temporary management (di seguito tm), con un respiro internazionale che molto utile per quelle, anche pmi, che si muovono in contesti allargati.
“Oltre un terzo delle risposte – dice all’Adnkronos/Labitalia Maurizio Quarta, Temporary Management & Capital Advisors e che di Smw è stato uno dei quattro fondatori, oltre che suo presidente – segnala al primo posto l’immediatezza nel ‘comprare’ talenti manageriali per gestire progetti strategici: va sottolineato che i tempi intercorrenti tra la definizione del brief di progetto e l’inserimento in azienda del manager si misurano in pochi giorni (massimo una settimana). La velocità di ingresso, ma soprattutto quella di esecuzione e raggiungimento degli obiettivi in un contesto oggi sempre più fluido, rendono il tm preferibile all’executive search e alla consulenza tradizionale”.
“Segue al 18% – sottolinea – la sostituzione di senior manager in posizioni strategiche: la velocità di ingresso garantisce anche la possibilità di gestire con più calma l’inserimento del manager permanente (spessissimo l’incarico ad una società di executive search va in abbinata al progetto temporary, con il tman che contribuisce attivamente alla fase di selezione e, spesso, di instradamento del nuovo manager). Terzo, al 15%, il trasferimento di competenze (punto fondamentale per le pmi)”.
Aggiunge Quarta: “la combinazione virtuosa tempi/qualità propria del tm ha dato vita, in molti paesi, ad un nuovo segmento della ricerca di manager, definito come quick hire oppure come quick permanent, il cui concetto di base è molto semplice: inserire, tramite società specializzate nel tm, un manager permanente con tempi e modi propri del tm (velocità, qualità, costi).
Ma Quali sono le figure manageriali più richieste? “Il cfo – assicura – senza dubbio: ogni 100 progetti, oltre il 21% riguarda questa figura. Seguono, in un intorno del 16%, dg/ceo e direttori operations (coo), con la direzione hr all’11%. A livelli bassissimi (1% circa) direttori marketing e direttori comunicazione”.
“Se è Meglio utilizzare una società specializzate o il classico fai da te – commenta Maurizio Quarta – è forse la domanda posta con maggior frequenza da aziende e imprenditori. Una soluzione non è a priori superiore all’altra: si tratta di due modalità differenti di operare, caratterizzate da un diverso livello di servizio e da un diverso livello di costo. Un terzo dei rispondenti ritiene che il principale vantaggio nell’utilizzare una società specializzata risieda nella qualità del servizio che deriva dall’esperienza specifica cumulata, con un 22% che intravede il principale beneficio nella pianificazione e controllo del progetto fino al suo termine, ivi inclusa la garanzia di sostituzione del manager in caso di problemi. Aggiungo che uno specialista è maggiormente in grado di valutare al meglio le qualità del singolo in ottica temporary, specie per quanto riguarda la reale motivazione a lavorare per progetto (nella media su su 20 curricula spontanei solo quattro/cinque rivelano dei reali tman)”.
Per Maurizio Quarta “il principale elemento di freno ad un più ampio utilizzo dello strumento è rappresentato dalla carenza di conoscenza delle caratteristiche del servizio e delle sue modalità di applicazione. Secondo il 20% un problema può essere il costo del servizio (se non correttamente letto in rapporto ai benefici). Nel 70% dei casi, la ragione principale per un intervento è la mancanza di risorse interne adeguate a risolvere situazioni critiche (positive e negative), seguito dalla gestione di progetti strategici (>20%)”.
“Oltre il 40% degli intervistati – osserva – rileva come i servizi di TM vengano acquistati dal settore pubblico. In Italia siamo però ancora molto indietro, ad esempio rispetto alla quota dei progetti nel settore pubblico in UK (34%)”.
Nel 60% dei casi è stato rilevato un effetto positivo del Covid sulla domanda di servizi temporary, nessuna influenza particolare nel 25% e un impatto negativo nel 14%. La conoscenza dello strumento resta uno dei fattori principali nell’80% dei casi, seguito a oltre il 60% dalla velocità dei tempi di risposta dei provider e, poco più indietro, dai costi e dalla flessibilità delle condizioni contrattuali.
“L’importanza di una copertura internazionale per le aziende – sostiene Maurizio Quarta – è decisamente rilevante: nel 60% dei casi, l’appartenenza a gruppi internazionali ad ampia copertura geografica (quali i tre che hanno realizzato l’indagine) è un fattore molto importante per le aziende clienti, sia per la capacità di offrire servizio il più possibile globale (ovvio per grandi gruppi, ma sempre più evidente anche per le pmi e/o le psm – pocket size multinational) e di condividere conoscenze e best practice”.
“La domanda di tm – ricorda – proviene ancora in larga parte da aziende grandi o medio-grandi: 29% da aziende con >1.000 addetti, 33% nella fascia 500-1.000, 26% nella fascia 100-500 e 12% nella fascia di quelle più piccole (<100). In Italia sta sensibilmente crescendo la quota di PMI che utilizzano il servizio”.
In oltre l’80% dei casi, l’aspettativa è di crescita per l’anno appena concluso, sia per gli accresciuti bisogni da parte delle aziende, sia per la crescita dell’economia. Anche il numero di tman è cresciuto in oltre il 71% dei casi, con particolare rilievo per l’Europa nel suo complesso (Italia inclusa, a differenza, ad esempio, di Francia e Austria). Il prezzo del servizio viene giudicato come stabile nel 55% dei casi (66% per l’Italia).