(Adnkronos) – La Capitale europea della cultura apre la strada allo sviluppo del turismo enogastronomico in Romania. La città più occidentale del paese, Timisoara, che quest’anno detiene il titolo insieme all’ungherese Veszprém e alla greca Elefsina, ha incluso infatti nel suo ricchissimo programma anche una serie di appuntamenti dedicati al food, tra incontri e workshop, letture e conferenze, degustazioni e cene. Il prossimo, e uno degli ultimi di questo speciale anno, è in programma il 10 novembre, alle 19, nella Casa Calfelor Kolping di Timisoara, ed è dedicato a quello che è considerato essere un ‘bestseller’ da 150 anni: un ricettario che risale al 1876 e che raccoglie i piatti che venivano preparati in una scuola religiosa di Seghedino.
Un libro che, però, dice molto di più: testimonia, infatti, la vita in comune di studenti romeni, ungheresi, serbi, tedeschi che abitavano in quella che all’epoca era una regione transnazionale dell’Europa danubiana, il Banato. Uno straordinario esempio di convivenza tra popoli che tuttora è presente nella stessa Timisoara e nel suo heritage e che si riflette anche a tavola, in un mix di tradizioni che hanno lasciato il passo a una cucina identitaria del Banato. Un percorso che ora si vuole ricostruire per rilanciare il territorio anche dal punto di vista enogastronomico. A promuovere l’iniziativa è Culinaria Banatica, un progetto che propone una visione interdisciplinare della cucina della storica regione, per costruire un ponte tra l’area accademica, il mondo della ristorazione e il pubblico costituito sia dagli abitanti sia dai turisti.
“Culinaria Banatica è nata nel 2016 come associazione professionale per l’ospitalità rivolta alle imprese. Poi abbiamo avviato un progetto a livello accademico sul cibo del Banato per fare ricerca e fare ordine nella nostra tradizione gastronomica. E quest’anno abbiamo deciso di sviluppare il progetto al di fuori dell’università e abbiamo ricevuto il sostegno di Timisoara2023 proprio per promuovere la gastronomia del Banato”, spiega Corina Macri, promotrice del progetto Culinaria Banatica. Quella del Banato è un’eredità gastronomica ricca e variegata, influenzata dalla sua storia multiculturale e Culinaria Banatica intende proprio portare alla luce la cucina con i suoi ingredienti e prodotti locali, quindi non solo i piatti della tradizione ma anche il modo in cui sono preparati e serviti e la cultura che esprimono.
“La cucina del Banato è il risultato della combinazione di molte comunità tradizionali storiche, quindi anche il cibo è il risultato di questo mix. Un cibo tipico di questa regione di incontro tra popolazioni. Possiamo dire che è la prima cucina ‘fusion’ dell’Europa, in cui sono confluite tradizioni turche, bavaresi, serbe, orientali, e che crea l’identità della regione. Il Banato è cosmopolita, abbiamo dal gulash alla schnitzel, ma cucinati alla maniera locale, in versione rumena”, prosegue Corina Macri, che a Timisoara ha anche aperto il ristorante ‘Leul de Aur’, all’interno degli antichi Bastioni, che è esso stesso un laboratorio di cucina della tradizione.
E soprattutto ai ristoratori e ai produttori si rivolge il progetto, con l’obiettivo di creare un network per promuovere la gastronomia e l’eredità culinaria del Banato, innanzitutto tra il pubblico romeno, forse troppo in fretta catapultato dopo la fine del regime comunista in abitudini alimentari considerate ‘all’occidentale’ ma decisamente troppo approssimative e di cui i fast food sono solo la punta dell’iceberg. “La sfida è di educare prima i ristoratori verso le vere tradizioni locali, non è facile ma è da lì che dobbiamo cominciare. Per questo, abbiamo creato una federazione a livello regionale per promuovere la gastronomia di una regione, che è anche molto vocata per i vini, ma serve una migliore attività di marketing. Lo sviluppo dell’enoturismo può essere una nuova frontiera”, sottolinea.
A credere fermamente nelle potenzialità dell’enoturismo nel Banato è anche Simion Giurca, direttore esecutivo dell’Associazione per la promozione turistica di Timosoara: “E’ una regione a vocazione vitivinicola. Tra l’altro, in alcune aziende lavorano enologi italiani. E inoltre abbiamo la più antica fabbrica di birra della Romania, tuttora in funzione. Quindi, ci sono tutte le premesse per far sì che le tradizioni locali e i nostri prodotti facciano da volano allo sviluppo di un turismo enogastronomico che affianchi quello più propriamente culturale”.
Tra gli italiani che hanno scelto di trasferirsi in Romania per lavorare proprio nel settore del food&wine c’è anche lo chef pugliese Marco Favino, che cinque anni fa insieme alla moglie ha avviato un’attività di consulenza e formazione per l’Horeca. “Sicuramente il Banato con Timisoara, come tante altre della Romania, è una zona ad elevato interesse e potenziale enogastronomico, con una tradizione di prodotti locali veramente molto antica. Quello che noi cerchiamo di fare in Romania, oltre a portare a nostra volta le nostre eccellenze italiane, è di offrire il nostro know how per aiutare l’economia locale a crescere. Sicuramente esiste un futuro per il turismo enogastronomico in Romania, e secondo me anche per l’agriturismo. Ad esempio, da qualche anno una legge permette di creare a casa l’home restaurant con piatti tipici del posto e ingredienti locali. Quindi, può esserci un grandissimo interesse enogastronomico. Del resto, il turismo enogastronomico, che è totalmente immersivo coinvolgendo tutti i sensi, permette di comprendere a pieno una cultura locale, è il racconto di un territorio”.
Grazie al progetto Culinaria Banatica, quindi, e all’impulso dato con Timisoara2023, questo angolo di Romania si apre al turismo enogastronomico con tutto l’indotto che comporta, a partire dalla commercializzazione dei prodotti a chilometro zero. E l’ambizione, naturalmente, guarda ben oltre il 2023.
“Nell’immediato, chiediamo allo Stato – conclude Corina Macri – di cambiare la legge di settore, che è persino più stringente delle regole europee, perché la cucina romena richiede tempo per essere preparata: è slow food. Poi, vogliamo arrivare a chiedere il riconoscimento di ‘Regione europea della gastronomia’: pensiamo di avere buone opportunità, ma abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni locali. Vogliamo sviluppare rapporti con altre organizzazioni europee, soprattutto progetti speciali con Ungheria e Serbia con cui abbiamo tradizioni in comune. L’enogastronomia ha il grande potenziale di rendere attrattiva la nostra regione per i turisti, ma dobbiamo avere il coraggio di promuoverla”.