(Adnkronos) – I dati di luglio certificano un’ottima annata per gli arrivi dall’estero: un dato positivo per tutto il sistema dell’offerta turistica, a cominciare da ricettivo, ristorazione e trasporti, anche in relazione al calo della domanda interna causato dai prezzi elevati. Eppure, c’è una categoria che non può ancora ad esprimere completamente il proprio potenziale nei confronti dei turisti stranieri: si tratta dei parchi divertimento. Secondo Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’Associazione parchi permanenti italiani “a differenza di quanto accade per i parchi divertimento di tutto il mondo l’emissione dei biglietti online dei parchi italiani prevede un limite massimo di 10 ticket per ogni transazione e l’obbligo di autenticazione dell’acquirente tramite Otp sul cellulare: questo riduce drasticamente la quantità di biglietti acquistabili da parte di tour operator e piattaforme digitali internazionali, che normalmente si approvvigionano di grandi stock di biglietti da rivendere poi ai loro utenti o inserire nei pacchetti di viaggio”, sottolinea conversando con Adnkronos/Labitalia.
“Si tratta di una disciplina istituita nel 2019 -spiega Crisanti- per contrastare il secondary ticketing, ovvero l’acquisto massivo di biglietti finalizzato alla rivendita al dettaglio degli stessi a prezzi maggiorati: un fenomeno tipico dei concerti e degli eventi dal vivo, ma assolutamente estraneo al mondo dei parchi divertimento. Al contrario, questo meccanismo penalizza le realtà italiane nella concorrenza con i parchi stranieri, che non sono assoggettati a questi limiti, e crea un danno competitivo rilevante per le imprese del settore”, rimarca ancora.
“Siamo convinti -sottolinea- che tutto questo dipenda dalla scarsa conoscenza del comparto da parte delle Istituzioni e ci auguriamo che tanto il ministero dell’Economia e delle Finanze quanto l’Agenzia delle Entrate e l’Agcom diano seguito alle nostre numerose segnalazioni”.
Per Crisanti “la perdita dovuta alla mancata possibilità di approvvigionamento massivo di biglietti da parte delle piattaforme online si aggira intorno ai 15 milioni di euro a livello di biglietteria, pari a circa 100 milioni euro per l’industria turistica italiana, considerando l’indotto, ovvero hotel, ristorazione, merchandising e altri servizi collaterali”. Quanti sono i visitatori stranieri nei parchi divertimento italiani? “Siae non ha ancora diffuso i dati 2022, tuttavia nel 2019 i 230 parchi italiani – tra tematici, acquatici, faunistici e avventura – hanno accolto 1,5 milioni di stranieri, a fronte di 20 milioni di italiani. Sulla base dell’andamento degli ingressi nella prima parte della stagione, quest’anno la quota potrebbe salire di circa 2 milioni”, spiega.
E secondo Crisanti “tra i maggiori appassionati si annoverano i turisti provenienti dalla Germania, seguiti da altri paesi del centro Europa, Usa ed Emirati Arabi Uniti, che considerano i parchi divertimento un elemento imprescindibile della vacanza, al pari dello shopping e del food: è proprio questa la fascia sulla quale siamo più penalizzati. Poi ci sono le famiglie che vengono da Svizzera e Francia, che apprezzano la possibilità di alternare le loro vacanze balneari o culturali nel Belpaese con una o più giornate nei parchi”.
La perdita di competitività nei confronti della concorrenza straniera è ancora più sentita alla luce degli investimenti che il comparto sostiene ogni anno in ampliamenti e nuove attrazioni: secondo i dati dell’Associazione, nel 2023 sono stati investiti oltre 120 milioni di euro, con un incremento del 20% dei posti di lavoro, per un totale di oltre 30.000 occupati diretti, di cui 20.000 assunzioni stagionali e 10.000 dipendenti fissi. Il settore è destinato a crescere anche nel medio periodo: nel prossimo triennio sono in previsione ulteriori progetti per 450 milioni di euro, con l’obiettivo di offrire un prodotto allineato ai big player internazionali per quantità, varietà e attrattività delle proposte.
E diverse sono le proposte che arrivano dai parchi italiani. “Gardaland – afferma ad Adnkronos/Labitalia, Sabrina de Carvalho, ceo Gardaland (VR)- con i suoi 3 milioni di visitatori si classifica tra le locations più visitate d’Italia: è fondamentale rendere i parchi italiani competitivi come quelli europei, ottenendo la semplificazione della modalità di vendita dei biglietti online. Collaborando attivamente con l’Associazione parchi permanenti italiani confidiamo di poter sviluppare innovativi sistemi di vendita in ambito turistico, modificando le limitazioni in vigore”.
Per Giuseppe Ira, presidente di Leolandia (Bg), “i vincoli all’emissione automatica dei biglietti rappresentano un forte limite esogeno e ingiustificato alle nostre opportunità di crescita. Al momento per Leolandia -spiega ad Adnkronos/Labitalia- il mercato estero incide per il 12% sugli introiti: il nostro obiettivo è raddoppiare il dato, portandolo al 25%. In qualità di primo parco divertimenti della regione Lombardia, Leolandia sul territorio è una grande attrattiva turistica per il target famiglie: incrementando gli arrivi dall’estero, stimiamo di poter generare un giro di affari aggiuntivo di 40 milioni di euro, tra biglietteria e indotto, a beneficio di tutto il sistema economico. Il turismo straniero permetterebbe di destagionalizzare l’attività, in linea con l’effettivo calendario di apertura del parco, garantendo un buon flusso di arrivi durante tutto l’anno”, conclude.
Secondo Luciano Pareschi, ceo e founder del parco a tema acquatico Caribe Bay (Ve) “i vincoli sull’emissione automatica dei biglietti ci penalizzano molto, soprattutto nel caso degli ospiti provenienti dall’estero, che per noi rappresentano circa il 35/40% del totale: ci troviamo a una manciata di km da Venezia, e, oltre all’Italia, i nostri mercati di riferimento sono Germania, Austria, Ungheria, Svizzera, Slovenia e Regno Unito. Quest’anno -spiega ad Adnkronos/Labitalia- abbiamo incrementato gli investimenti sui pacchetti parco + hotel, portando a 6.600 le room nights in allotment, ma è evidente che potremmo ottenere molti vantaggi da una collaborazione più flessibile e snella con i tour operator internazionali, al pari di quanto avviene per i nostri competitors stranieri”, conclude.