(Adnkronos) – Aperta al Campidoglio la camera ardente di Andrea Purgatori. Ad attendere il feretro i figli e l’ex moglie Nicole Schimtz insieme all’assessore alla Cultura del comune di Roma Gotor.
“È l’omaggio a un amico, e a un collega che ha guidato i nostri sogni da giornalisti”. A dirlo è il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè all’uscita del Campidoglio. “È stata una guida, per la sua caparbietà – sottolinea Mulè -. È stato un esempio per chi vuole fare questo lavoro, non nel cercare tesi precostituite ma nel cercare le verità nascoste”. Purgatori “faceva questo, lo faceva con quella tigna che tutti conosciamo ma con classe e con rispetto. E non ha mai usato toni che fossero estranei al vocabolario del rispetto, nonostante avesse posizioni non dure ma talvolta durissime nei confronti di persone o personalità. Questo, in un momento in cui quel vocabolario è un po’ dimenticato, è una lezione per tutti i giornalisti”, conclude Mulè.
“Andrea era prima un amico, poi il giornalista che tutti conosciamo”. Cosi Pietro Orlandi all’uscita della camera ardente. “Sul giornalista i fatti parlano chiaro -aggiunge il fratello di Emanuela Orlandi- Come amico mi mancherà sicuramente. Mi appoggiavo molto a lui in ogni situazione, ci sentivamo spesso. Era una persona eccezionale”. Sull’indagine riguardante la sorella Emanuela, seguita fin dall’inizio con dedizione e passione da Purgatori, “mi mancherà moltissimo, a questa cosa ci teneva tantissimo”, dice commosso.
“Ricordo una delle ultime volta che si unì all’ordine, fu alla mostra del cinema di Venezia per manifestare per Julian Assange, segno della sua grandissima sensibilità non solo come professionista ma anche come uomo. Noi lo ricordiamo così, con un grande dispiacere”, le parole ai cronisti del presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli.
“Io lo conoscevo personalmente. Questo è un abbraccio che viene fatto all’uomo, di cui ricordo il garbo e l’ironia, e poi è un omaggio al professionista. È stato uno dei più importanti giornalisti e professionisti che hanno fatto inchiesta in questo Paese. A partire dalla metà degli anni ‘70 in poi conosciamo tutte le vicende che ha seguito, a partire dal caso Moro, Ustica, la vicenda Orlandi”. È il ricordo dell’assessore alla Cultura del comune di Roma Miguel Gotor. “In ognuna di queste inchieste credo che lui ci abbia messo un metodo, ed è importante ricordarlo: praticare sempre il dubbio e porsi domande scomode, e riportare queste domande sugli importanti giornali del Paese con i quali ha collaborato, a partire dal Corriere della Sera”.