(Adnkronos) – La parola chiave resta ‘incertezza’. Vale per l’inflazione, vale per la crescita, vale per il sistema bancario e aiuta a inquadrare anche le prossime mosse della Bce. La presidente Christine Lagarde, come tutti o quasi i suoi precedessori, si muove entro i margini stretti del linguaggio dei banchieri centrali. Più volte si è sottolineata, anche da questo punto di vista, la distanza con Mario Draghi. Ma è ingeneroso, e anche poco utile, continuare a evidenziarla. Perché Christine Lagarde non è Mario Draghi e questa Bce non è la stessa che è stata capace di salvare l’Euro durante la crisi del debito sovrano del 2010-2011.
Quando parla di inflazione, il principale dei dossier su cui è in prima linea Francoforte, Lagarde, in occasione delle riunioni di primavera della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale a Washington, dice quello che i dati trasmettono. “Prevediamo che l’inflazione nell’area dell’euro continuerà a scendere, poiché le pressioni sui prezzi si affievoliranno e una politica monetaria restrittiva frenerà sempre più la domanda”. Tuttavia, avverte, “la crescita salariale storicamente elevata, legata alla tensione dei mercati del lavoro e alla compensazione per l’elevata inflazione, sosterrà l’inflazione core nell’orizzonte temporale di proiezione, poiché tornerà gradualmente a tassi intorno al nostro obiettivo”. La famosa spirale tra prezzi e inflazione è uno dei capisaldi della dottrina della Bce. Ma vanno fatti i conti con la realtà. E non si può pensare di sostenere la crescita senza tenere conto del crollo del potere d’acquisto, causa inflazione e salari troppo bassi. In ogni caso, aggiunge Lagarde, “questa prospettiva rimane circondata da una notevole incertezza, con rischi sia al rialzo che al ribasso”.
D’altra parte, le prospettive economiche globali “sono migliorate e l’inflazione è diminuita, ma la ripresa è fragile e incerta. Si prevede che l’inflazione rimarrà troppo alta per troppo tempo e alla Bce siamo determinati a riportarla al nostro obiettivo del 2%”. E qui l’altro dogma dell’ortodossia in casa Bce. Prima l’inflazione, poi tutto il resto.
Se il resto, però, fosse una nuova crisi bancaria, e le avvisaglie ci sono già stata fuori e dentro l’Europa, sarebbe impossibile non tenerne conto. Conseguente la posizione di Lagarde. “Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, con solide posizioni patrimoniali e di liquidità. In ogni caso, la nostra cassetta degli attrezzi ci consente di fornire un sostegno alla liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario, e di preservare la regolare trasmissione della politica monetaria”. Tutto in linea con una gestione ordinata del mandato. Sperando che possa essere sufficiente per i tempi che corrono. (Di Fabio Insenga)