(Adnkronos) – “Stimolo, passione, spirito di sacrificio per un lavoro duro fatto di orari pesanti. Sono queste le caratteristiche richieste a un basco rosso, quelle di un qualsiasi carabiniere. Perché alla fine, pur abbracciando tecniche militari in senso stretto, un cacciatore è innanzitutto un carabiniere”. A parlare all’Adnkronos è il tenente colonello Marcello Mari, comandante dello Squadrone Cacciatori di Sicilia, la specialità dell’Arma nata per la ricerca dei latitanti e il contrasto al fenomeno di sequestri di persona in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. La docu-serie che la racconta, “Basco rosso”, uscita su Raiplay a inizio mese, è già un successo. “Ci speravamo – dice – I punti più importanti e maggiormente in evidenza sono sicuramente l’addestramento altamente formativo e performante, che consente di ottenere delle qualifiche e una specializzazioni peculiari e soprattutto vanno a unire le attività di polizia classiche dell’Arma dei carabinieri con tecniche prettamente militari che apprendiamo e perfezioniamo coni colleghi del Tuscania”.
“Il ‘cacciatore’ – spiega il comandante – già viene da una esperienza lavorativa, la maggior parte arriva dalle Stazioni, da dove è necessario fare un periodo minimo di due anni per poter accedere al corso, dopo le prove fisiche. Non solo. L’ingresso nello Squadrone offre la possibilità di poter continuare a lavorare con la territoriale e quindi da quelle branche da cui si proveniva, dalle Stazioni, ai Nuclei investigativi ai reparti speciali, abbracciando i settori più importanti della nostra Istituzione”. Il tenente colonello, 42 anni e da uno al comando Squadrone Cacciatori Sicilia, spiega: “Il cacciatore non si distacca dall’attività che faceva nei precedenti reparti, però vi aggiunge un profilo di impiego prettamente militare. Tutto al fine di raggiungere con i giusti mezzi il nostro obiettivo principale, la lotta alla criminalità organizzata, motivo tra le altre cose della posizione delle aree in cui vengono collocati gli Squadroni, quattro in Italia, Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria”.
E’ cambiata negli anni la criminalità organizzata? “Si è evoluta e riorganizzata – spiega il comandante – sebbene i punti fermi siano sempre gli stessi, dall’intimidazione tramite le minacce e l’uso della forza, alla droga come uno dei principali canali di approvviggionamento di denaro fino al tentativo di reinvestire in attività pulite per riciclare il denaro. Noi cacciatori, anche e soprattutto lavorando a stretto comando soprattutto con le Stazioni sul territorio, abbiamo ottenuto grandi risultati in questo senso, dal sequestro di armi a quello delle piantagioni di marijuana”.
(di Silvia Mancinelli)