(Adnkronos) – “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. A dirlo è Papa Francesco al termine dell’Angelus in piazza San Pietro, dopo le polemiche dei giorni scorsi per le parole pronunciate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, su Wojtyla. Dopo la recita del Regina Coeli, riporta Vatican News, “Papa Francesco ha difeso il predecessore san Giovanni Paolo II, la cui figura negli ultimi giorni è stata al centro di accuse infamati legate al caso Orlandi, mosse sulla base di anonimi ‘si dice’, senza testimonianze o indizi”.
La presa di posizione di Francesco arriva all’indomani del drammatico scontro tra il promotore di Giustizia Vaticano e l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, che, chiamata come testimone dagli inquirenti d’Oltretevere, si era avvalsa del segreto professionale, rifiutandosi, spiegavano i media vaticani “di riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione ‘Di martedì’, ‘la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi’ e ‘non andava certo a benedire le case’”.
A questa uscita, l’avvocato Sgrò aveva replicato dicendosi “dispiaciuta della strumentalizzazione”, sottolineando che “il segreto professionale è baluardo della verità stessa e attaccarlo significa volere impedire a un avvocato di potere apportare il proprio contributo alla verità” e attaccando direttamente i media vaticani: “Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale a cui non intendo derogare”.
Nello scontro è intervenuto in prima persona anche il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, che, in un’intervista all’Adnkronos, ha definito l’atteggiamento del legale “una grande battuta di arresto sul mandato del Papa di ricercare a 360 gradi la verità” e “su quello che per anni la famiglia Orlandi ha chiesto di fare”. “Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo – la posizione di Diddi -, certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare”.
Nella tarda serata di ieri, infine, il post su Facebook di Pietro Orlandi: “Sto leggendo delle cose incredibili”, esordisce il fratello di Emanuela, prendendosela con Diddi: “Dicono che loro avevano messo tutta la disponibilità e che noi ora ci tiriamo indietro, ma come possono arrivare a dire questo. Gli ho fornito i nomi su cui indagare, convocare, per fare dei passi importanti avanti dei messaggi whatsapp, la trattativa con Capaldo i rapporti con le istituzioni inglesi , l’audio senza bip di chi accusa Wojtyla e la loro più grande preoccupazione e motivo di battuta di arresto, è sapere chi diceva delle passeggiate serali fuori le mura del Papa? Ma mezzo Vaticano lo diceva e chi me l’ha detto direttamente non e’ più tra noi e allora a che serve sapere quel nome, era una bravissima persona di totale attendibilità. Ma lo capirebbe anche un bambino che questo e’ solo un appiglio, una scusante”.
“Se vogliono essere persone oneste e serie e ci fosse veramente ma volontà a fare chiarezza cominciassero a convocare le due persone vicine a Papa Francesco che si scambiavano messaggi, su telefoni riservati della Santa sede, riguardo a Emanuela e le cose di cui erano a conoscenza”, prosegue Pietro. “Se vogliono fare veramente qualcosa – aggiunge – convocassero le 28 persone di cui abbiamo fatto i nomi. Nella memoria molto dettagliata abbiamo spiegato accanto ad ogni nome perché sarebbe importante ascoltarli. E invece loro come i bambini capricciosi puntano i piedi perché non sanno chi ha messo in giro il ‘pettegolezzo’ sulle uscite di Wojtyla e considerano questo fatto una battuta d’arresto delle indagini. Peccato tutto ciò, ero convinto della serietà e onestà di questa inchiesta, mi auguro si rendano conto che stanno sbagliando e che sono partiti col piede sbagliato. Io, sappiano, raggiungerò lo stesso l’unico obbiettivo che mi interessa , dare giustizia ad Emanuela e la verità , state e certi, uscirà tutta… senza sconti a nessuno”.
LA NOTA DELLA CEI – La presidenza della Cei, a nome dei Vescovi italiani, si unisce al “pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”, rivolto oggi da Papa Francesco dopo la recita del “Regina Cieli”.
“Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II. Nella Domenica della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Wojtyla, ricordiamo proprio le Sue parole: “Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità” (Omelia, 30 aprile 2000)”.