(Adnkronos) – Il piatto forte del menu è la trattativa europea sulle nuove regole del Patto di stabilità. Ma al vertice di maggioranza convocato nel pomeriggio dalla premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi – presenti anche i due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini – figurano tutti i ‘piatti’ al tavolo con l’Europa, compresi i nodi del Mes e dei balneari, nonché l’immancabile Pnrr, croce e delizia del ministro Raffaele Fitto. La riunione è durata poco più di un’ora, in un clima “di piena sintonia e collaborazione”, assicurano fonti di governo al termine dell’incontro. Poi la premier e i ministri hanno raggiunto il Quirinale per assistere al giuramento dei nuovi giudici della Consulta, lasciandosi alle spalle più di una partita aperta con l’Europa.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ‘reduce’ dell’Ecofin della scorsa settimana, ha illustrato lo stato dell’arte dei negoziati, che lo hanno visto lasciare Bruxelles masticando amaro ma pronto a dare battaglia al prossimo round. Battaglia che, per l’Italia, passa anche dal Mes, la cui ratifica per il governo – viene spiegato da fonti vicine al dossier – rimane legata a doppio filo al restyling del Patto di stabilità e al completamento dell’unione bancaria. Per la premier resta necessario un ‘ripensamento’ del Meccanismo europeo di stabilità, trasformandolo in una potenziale leva per la crescita. Oltre al fatto che, per Meloni, non si può approvare uno strumento se non si conosce la cornice e, allo stato attuale, il Mes richiama a vecchi equilibri del Patto di stabilità in discussione. Tra una manciata di giorni, però, il Parlamento sarà chiamato a dire la sua, mentre dall’Europa continua il pressing per il disco verde di Roma.
Altro nodo da sciogliere è quello dei balneari, categoria da sempre spalleggiata da chi ora siede al governo. ll capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, lasciando Palazzo Chigi assicura che una soluzione arriverà entro fine anno e terrà conto di quanto emerso dal tavolo ad hoc sul tema, ovvero la non scarsità delle risorse, vale a dire delle spiagge italiane. Le opzioni sul tavolo sono tante, compresa quella di disapplicare in toto la direttiva Bolkestein. Col rischio, concreto, di aprire un nuovo terreno di scontro con l’Europa.