(Adnkronos) – I casi di Dengue in Italia continuano ad aumentare complice anche un inizio di autunno insolitamente caldo che ha reso la vita più facile al virus trasmesso dalle zanzare. Ma come facciamo a capire che abbiamo la Dengue? Come si manifesta il virus e quali sono i sintomi? A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Marino Faccini, direttore Dipartimento di Igiene e prevenzione sanitaria dell’Ats Milano Città metropolitana dal suo osservatorio del Lodigiano dove da agosto è stato intercettato un focolaio di casi autoctoni, cioè da virus trasmesso localmente da zanzare infette.
“Abbiamo avuto febbre in tutti i casi, mal di testa abbastanza forte e dolori muscolari-articolari in quasi tutti i casi – riepiloga Faccini -. Quello che distingue un po’ questa infezione dall’influenza è che una metà delle persone che sono state infettate ha avuto il rash cutaneo, cioè un eritema, e anche il dolore dietro agli occhi (dolore retrobulbare) che è un sintomo abbastanza tipico, anche se va precisato che non c’è sempre”.
“Il test ai pazienti”, individuati in buona parte per i sintomi manifestati, “veniva somministrato perché in una situazione di questo tipo, se una persona va in pronto soccorso dicendo di avere la febbre e alcuni sintomi che corrispondono a una sospetta infezione, vengono prelevati i campioni e fatti test per la Dengue. Lo stesso vale per West Nile”, chiarisce Faccini. A fronte dei sintomi descritti dunque, e dell’assenza di altre cause (come per esempio una polmonite o altro) a cui ricondurli, si procede con gli approfondimenti “essendo un periodo in cui circolano questi virus”. E considerato che i casi autoctoni sono stati diversi e sono stati registrati in più aree d’Italia dal Nord al Centro.
“Quattro episodi diversi di trasmissione” autoctona, uno nel Lodigiano, due in provincia di Roma e uno a Latina per un totale di 58 casi confermati “sono un segnale importante”, osserva Faccini, per riflettere su aspetti come la globalizzazione delle malattie, “il cambiamento climatico”. Per i casi di Dengue avuti “non occorre allarmarsi, ma bisogna essere consapevoli che abbiamo un’infezione tropicale a casa nostra”, continua l’esperto. In Lombardia il focolaio lodigiano “è stato il primo episodio di trasmissione autoctona, anche piuttosto grande”, in totale una trentina di casi, “ed è un’esperienza che dobbiamo cogliere per l’anno prossimo, per poter essere più consapevoli del rischio e cercare di intervenire ancora più incisivamente”.