(Adnkronos) – Fabio Fazio apre la stagione di Che tempo che fa sul Nove. “Siamo sempre noi. Grazie al canale Nove che ci ha dato una nuova casa. Benvenuti a Che tempo che fa”, dice Fazio nella prima puntata oggi, 15 ottobre 2023, sul canale del Gruppo Discovery. “L’estate è stata molto faticosa, ci abbiamo messo tanto per trovare i pesci ma alla fine ce l’abbiamo fatta. E dunque, Che tempo che fa, ventunesimo anno, sul canale Nove ha inizio adesso. Siamo sempre noi. Grazie a quelli che ci hanno aspettato. Non è cambiato nulla…”, dice Fazio.
In studio, tra gli ospiti, spicca la senatrice Liliana Segre. Commentare quanto sta accadendo in Medio Oriente costa “una grande fatica”, dice la senatrice, sopravvissuta alla Shoah. “David Grossman ha trovato parole straordinarie in cui c’è l’incubo, l’amarezza del momento, il terrore del futuro, tutto quello che un israeliano come lui, poeta della pace, può dire. Quando sono entrata in Senato ho subito pensato che quello che volevo lasciare di me, di bello e di interessante, era quella Commissione contro l’incitamento all’odio”, aggiunge riferendosi alle parole pronunciate poco prima dallo scrittore David Grossman.
Le violenze di questi giorni ci riportano “a un tempo lontano, che pensavo non avrei più vissuto”, prosegue la senatrice Segre. Assistere a “quell’odio dimostrato da ambo le parti” è “una cosa terribile che non mi fa dormire e mi fa sentire incapace e impossibilitata a fare niente per nessuno”. “C’è una scelta tra odio e di vendetta: io – aggiunge – l’ho fatta prestissimo questa scelta, decidendo che non sarei stata come i miei assassini”.
La puntata è vivacizzata dall’intervento di Ornella Vanoni, che offre una panoramica sul ‘curriculum medico’. “Parto per Roma per andare a cantare con Claudio Baglioni. Cado, un dolore lancinante. Canto da seduta, torno a Milano. Faccio una radiografia, frattura al pube. Mi rimetto in piedi in pochissimo tempo e vado a Sanremo. Mi gira la testa, canto e torno a Milano rantolando. Chiamo il mio osteopata, pensando fosse il diaframma. Per caso, su consiglio di Renato Zero, avevo prenotato un appuntamento un anno prima per controlli al cuore”, racconta.
“Mi operano, mi mettono un pacemaker: è di ultima generazione, come quello di Mick Jagger. Mi riprendo, mi richiamano, mi devo operare per la valvola aortica. Mi sento benissimo, con un cuore nuovo. Cado in una buca, in una voragine di quelle che ci sono a Milano: pioveva, c’erano i lavori in corso, maledetto Sala… mi dispiace… Un male, rottura del femore…”, dice.
Luciana Littizzetto scrive la prima letterina e la indirizza al Nove, salutato in diverse lingue. “Sappi che parlerò di Meloni e dell’opposizione che la combatte ogni giorno, ma oltre che di Salvini parlerò anche della Schlein…e del suo fantastico modo di esprimersi che certamente avvicinerà al partito democratico i ceti più semplici e proletari. Parlerò di Crosetto e di Pichetto, di Sangiuliano e dei libri che non ha letto. Parlerò di Piantedosi che ama i migranti ma a piccole dosi, e anche di Giorgetti che toglie le tasse ai grandi e le lascia ai piccoletti”, dice.
“Parlerò del salario minimo, che sarebbe il minimo per vivere dignitosamente, e invece non serve a niente secondo il CNEL… o LA CNEL … e parlerò del CNEL perché la sua esistenza è uno dei grandi misteri di questo pianeta insieme all’Area 51, Loch Ness e la veggente di Trevignano…”, prosegue.
“Parlerò di cose che fanno ridere, perché è il mio mestiere. Ma parlerò anche di cose che fanno male, perché è il mio mestiere anche quello. Parlerò di femminicidi, perché dall’inizio dell’anno sono già state uccise 90 donne di cui 75 in famiglia e possiamo cambiare rete ma non smettere di denunciare questo orrore. Parlerò anche di morti sul lavoro, che sono 657 nei primi otto mesi dell’anno… più di uno al giorno, perché chissenefrega della sicurezza se bisogna fare soldi e farli in fretta. E parlerò di guerra. Di tutte le guerre”, afferma ancora.
“Ne parlerò come so e come posso, perché non sono un’esperta. Posso solo dire che la guerra distrugge sempre, mentre la prerogativa degli umani è quella di costruire. Ma ti giuro, caro Nove, che sarò sempre la parentesi minchiona della settimana. L’angolo della balenga. L’attimo di respiro dopo sette giorni in apnea. La finestra socchiusa in una camera piena di mangiatori di fagioli. E tu, Nove, accoglimi, fatti capanna. Fatti guscio, cofanetto, scrigno e portagioie. Sii la mia ostrica, e io sarò la tua pirla”, conclude.