(Adnkronos) – In uno scenario economico ancora instabile e indecifrabile, per evitare la carenza di farmaci, appare indispensabile che l’Unione europea adotti misure specifiche a sostegno del settore farmaceutico. Ad oggi, il concetto di bene pubblico nella farmaceutica off-patent, quella cioè dei generici, è stato esclusivamente ricondotto in tutti i Paesi Ue alla riduzione dei prezzi dei farmaci attraverso il meccanismo del rimborso al prezzo più basso. Lo evidenzia l’Osservatorio Nomisma edizione 2023, sul ‘Sistema dei farmaci generici in Italia’, presentato oggi a Roma, che analizza anche le misure implementate finora dai singoli Paesi Ue per arginare la crescente carenza di farmaci. Quella di agire solo sul prezzo è “una visione già obsoleta e ormai improponibile” secondo Nomisma, che sottolinea la necessità di “ridisegnare il confine tra pubblico e privato, alla ricerca di un nuovo equilibrio che contemperi anche la salvaguardia e il rafforzamento del sistema produttivo, con azioni sia sul lato della domanda che dell’offerta”.
In Germania – dove sono generici circa l’80% dei medicinali venduti nel Paese, una normativa in vigore da luglio – spiega una nota – ha previsto un aumento fino al 50% del prezzo massimo per i pediatrici e per gli antibiotici e un intervento sulle gare organizzate dalle assicurazioni sanitarie per l’acquisto dei farmaci generici. Quelle per gli antibiotici dovranno essere basate su un modello multi aggiudicatario (accordo quadro) con dei lotti e relativi fabbisogni soddisfatti per una quota percentuale da farmaci con la produzione di principi attivi (Api) nell’Ue e nell’area economica europea. Non potranno essere fatte gare per medicinali pediatrici, per i quali sarà anche abolito il prezzo di riferimento e sarà aumentato il periodo di scorta a sei mesi per specifici farmaci acquistati in gara. Viene inoltre stabilita una lista di criticità per i farmaci pediatrici e creato un sistema di ‘segnalazione precoce’ (early warning) per farmaci con rischio di carenze.
In Francia l’intesa raggiunta in un tavolo tecnico governativo avviato alla luce delle carenze registrate a inizio anno prevede un aumento del prezzo di alcuni farmaci, specialmente quelli generici, in cambio di garanzie industriali volte ad assicurare una fornitura sufficiente a coprire la domanda interna. La misura è stata ritenuta insufficiente dall’associazione dei produttori di farmaci generici e biosimilari francesi, che ha ribadito la richiesta di una sostanziale riduzione per i generici della clausola di salvaguardia che impone alle aziende farmaceutiche una contribuzione nel caso in cui il loro fatturato sia cresciuto più del tasso fissato annualmente per legge.
In Italia al tavolo di lavoro istituito in gennaio al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), con la partecipazione di tutta la filiera farmaceutica, le aziende di generici e biosimilari hanno ribadito la necessità di pianificare un aggiornamento dei livelli di rimborso delle fasce dei medicinali che sono soggette a un rischio più elevato di indisponibilità. Il Mimit, a fine luglio 2023 ha aperto un bando con una dotazione di 391,8 milioni di euro dai fondi Pnrr per lo strumento dei ‘Contratti di sviluppo’ a sostegno dei programmi industriali delle filiere produttive strategiche, anche nelle aree del Centro Nord del Paese, in vari settori, compreso quello chimico farmaceutico. Gli aiuti di Stato – esplicitamente vietati dalla normativa europea e dal Trattato sul funzionamento dell’Ue in quanto possono determinare delle distorsioni del mercato – sono entrati in gioco nel contesto della pandemia, temporaneamente adottato nel marzo 2020 dalla Commissione Ue, ed è rimasto in vigore fino al 30 giugno 2022 e riferito esclusivamente per la produzione di medicinali che erano correlati alla cura del Covid. Le aziende di settore chiedono di perfezionare il quadro temporaneo rendendolo più flessibile per eliminare queste limitazioni e di estendere, superando i 6 mesi previsti, le tempistiche di realizzazione dei progetti di investimento.
A rendere più pressante la richiesta è l’adozione, da parte del governo statunitense, nell’agosto 2022, dell’Inflation Reduction Act, che prevede l’erogazione di incentivi per 750 miliardi di dollari in settori specifici e che potrebbe incoraggiare implicitamente il fenomeno delle delocalizzazioni dall’Europa agli Stati Uniti delle imprese che rientrano nei settori interessati dal provvedimento per beneficiare di questi aiuti.
Il report Nomisma evidenzia 4 azioni da attuare sul fronte della domanda: revisione o eliminazione del payback per i farmaci fuori brevetto; sull’impennata della struttura dei costi, agire sul livello di rimborso dei farmaci fuori brevetto per arrestare l’emorragia di fornitori che si sta delineando, individuando quelli con particolari condizioni di vulnerabilità oppure individuando una soglia critica di prezzo al di sotto del quale la sostenibilità industriale è compromessa. Nomisma poi suggerisce nuovi meccanismi pubblici di acquisto di farmaci in ospedale, ripensando il meccanismo di determinazione dei fornitori e del prezzo e, infine, l’istituzione di meccanismi di incentivi e sostegno economico per mantenere in produzione i farmaci più consolidati e con meno fornitori, salvaguardando la biodiversità. Più complesso l’intervento sul lato dell’offerta: “significa – conclude il rapporto – tornare ad attivare la dimenticata politica industriale del Paese lasciando alle imprese il tempo necessario per crescere e amalgamarsi” e offrendo “una controparte burocratica amministrativa di pari efficienza”.