(Adnkronos) – Le europee, la riorganizzazione del partito, la difesa a spada tratta della sorella, delle nomine fatte e di se stessa, perché Giorgia Meloni si sente costantemente sotto attacco, assieme alla sua famiglia e al suo partito, con una ‘macchina’ del fango sempre pronta a colpire. Unendo i puntini, sono questi i temi clou dell’intervento con cui la presidente del Consiglio ha aperto l’assemblea nazionale di Fratelli di Italia, la prima dopo la febbrile ascesa a Palazzo Chigi. Una mattinata in cui cronisti e cameramen hanno cercato di guadagnare spazio a colpi di spintoni nella stradina stretta di via Alibert, a due passi da Piazza di Spagna.
Tra i primi ad arrivare il presidente del Senato Ignazio La Russa: visibilmente nervoso – tanto da strigliare una giovane cronista prima di lasciarsi le porte scorrevoli del Centro congressi alle spalle – ha spiegato che no, non avrebbe presieduto l’assemblea. Ma è evidente che la rinuncia costa fatica, tanto da cercare telecamere e giornalisti per togliersi il sassolino dalla scarpa: “Noto che c’è un’attenzione esagerata su di me. Invito tutti ad eliminare questa morbosa attenzione ed evitare bugie”, ha detto, dopo aver ricordato che molti altri presidenti di ambo le Camere, prima di lui, si sono resi protagonisti di ben altre forzature. Al termine dell’assemblea pranzerà poi a Palazzo Chigi con la premier, incurante di chi sostiene si tratti dell’ennesima ‘sbavatura’ istituzionale. Per Meloni, del resto, la scelta di “Ignazio è stata una grande lezione di stile, il suo gesto” di non presiedere “non era necessario”.
Arianna Meloni, altra protagonista suo malgrado dell’appuntamento, è arrivata in motorino e andata via allo stesso modo, sulle due ruote. Non è intervenuta alla riunione, e a differenza di La Russa non ha risposto ai cronisti che la incalzavano. Ci penserà la sorella Giorgia a mettere i puntini sulle i, respingendo attacchi e sospetti. Arianna è “militante da quando aveva 17 anni, sempre penalizzata dal fatto di essere mia sorella. Hanno volutamente e strumentalmente confuso un ruolo organizzativo come quello di segreteria politica con quello di segretario di Fratelli d’Italia. Solo che da noi il segretario è una figura che non esiste…”, ha messo in chiaro la leader di Fdi, che ha provato a ‘blindare’ l’attuale responsabile del tesseramento del partito. C’è un presidente del partito e “si chiama Giorgia Meloni”: “Fin quando non deciderete di sostituirmi io eserciterò quel ruolo”, ha detto la premier ai 400 delegati presenti che l’hanno interrotta più volte per tributarle applausi.
La leader di via della Scrofa ha quindi rifiutato gli attacchi, soprattutto quelli che la vogliono e vedono a capo di un “partito chiuso, familistico, asserragliato”. La nomina del fedelissimo Giovanbattista Fazzolari per oliare la comunicazione tra partito e Palazzo Chigi? “Perché, chi dovevo mettere, Formigli?”, si è fatta gioco delle critiche ricorrendo alla consueta ironia. Del resto “decide lei perché è la migliore di tutti noi, se siamo qui è solo grazie a lei”, ha rimarcato il ministro Luca Ciriani.
Fabio Rampelli si è quindi visto costretto a mettere in chiaro – prima con i cronisti e poi intervenendo in assemblea – di non guidare nessuna corrente: “Ribadisco che non esiste alcuna opposizione interna e che tantomeno possa fare riferimento a me che questo partito l’ho fondato. Quindi siamo proprio sulla luna, anzi siete sulla luna”, ha gelato i giornalisti al suo arrivo. E così Meloni e il partito serrano i ranghi, consapevoli dei tempi duri che arriveranno.
“In questi mesi si è visto di tutto. Le continue campagne finto scandalistiche, i dossieraggi, le continue richieste di dimissioni di questo o quell’altro. Ogni singolo dirigente è stato passato in rassegna, spesso perfino i semplici simpatizzanti, alla ricerca del niente”. Con “fango gratuito perfino sui familiari, con inchieste durate mesi su amici e parenti”. La premier non ha celato la rabbia, ma sa che quel che ha assaporato in questo primo anno di governo è solo l’antipasto di quel che l’attende da qui in avanti. “Se qualcuno dovesse pensare che l’anno passato sia stato difficile, signori, temo che non abbiate visto niente – ha messo in guardai i suoi -. Il dibattito politico sarà ancora più feroce, gli attacchi si moltiplicheranno, le trappole e i tentativi di disarcionarci anche”.
Tra le ragioni, che ha messo in fila, anche le elezioni europee ormai alle porte. E rispetto alle quali, ha lasciato intendere, non sarà ammesso fuoco amico per meri ritorni di consenso. Parole, le sue, che suonano come uno schietto avvertimento agli alleati. “Dobbiamo essere consapevoli di un vincolo di coalizione che richiede grande senso di responsabilità – ha rimarcato -. Noi siamo al governo della Nazione e per noi fare gli interessi dell’Italia è prioritario. E sono certa che anche i nostri preziosi alleati di governo siano consapevoli del fatto che il peso che tutti insieme abbiamo sulle spalle è talmente grave da non consentirci di sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici di qualsiasi genere”.
Dunque “guai a chi non avesse chiaro che la priorità deve essere soltanto il bene della Nazione. Perché costi quel che costi, Fratelli d’Italia e il governo che presiedo saranno all’altezza delle attese degli italiani”. Che governeranno “per 5 anni”, si è detta convinta, guardando in cagnesco l’opposizione, ‘rea’, a suo dire, di attaccare sempre e comunque, a rischio di remare contro agli interessi della nazione.
“Mi fa abbastanza arrabbiare – ha detto dopo aver difeso a spada tratta diverse misure finite nel mirino dell’opposizione – vederli esultare a ogni minima difficoltà dell’Italia. Nell’ultimo trimestre il nostro Pil ha avuto una leggera contrazione e loro hanno esultato come per un gol alla finale dei Mondiali. Gente che tifa contro l’Italia, che stappa le bottiglie esultando dai balconi se c’è una flessione del Pil”.
Seppur, a suo dire, siano artefici dei guai in cui versa il Paese: “Abbiamo di fronte la legge di bilancio, con poche risorse da spendere grazie ai nostri predecessori che hanno gettato dalla finestra miliardi per tentare di comprare il consenso dei cittadini”. Consenso che, nel caso di Fdi, potrebbe risentire dei risultati, magri, messi a segno nella lotta all’immigrazione clandestina, cavallo di battaglia della campagna elettorale e tra i temi più gettonati di sempre.
“So che molti di quelli che ci hanno votato speravano in risultati immediati – ha riconosciuto infatti Meloni -. Non mi spaventa pagare uno scotto nel breve periodo, perché a me non interessano soluzioni effimere o risposte propagandiste che funzionano sul piano della comunicazione ma durano due mesi per poi tornare al punto di partenza. Voglio risolvere il problema in modo strutturale”.
Un “lavoro immane”, che richiederà del tempo, ma che “alla fine ci vedrà avere la meglio”, ha assicurato. Perché Fdi – la convinzione ma anche la speranza di Meloni e dei vertici del partito – non dovrà trasformarsi in una bolla, uno dei tanti partiti ‘meteora’ destinati a crescite esponenziali a cadute rovinose. Non a caso la premier ha chiuso la sua relazione citando Lucio Battisti: “Non sarà un’avventura. Non è un fuoco che col vento può morire…”.