(Adnkronos) – Dall’affondo contro la Bce sui tassi di interesse al tema migranti, passando per la spinosa questione del Mes, che va affrontata più avanti perché sciogliere adesso questo nodo vorrebbe dire andare contro “l’interesse nazionale italiano”. In vista del Consiglio europeo di Bruxelles di oggi e domani, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni
si è presentata ieri alle Camere per illustrare la posizione del governo sui dossier europei più urgenti che saranno sul tavolo dei 27 leader Ue. Nell’agenda del Consiglio sostegno all’Ucraina, economia, sicurezza e difesa, migrazione e relazioni esterne (in particolare, i 27 capi di Stato e di governo terranno una discussione strategica sulla Cina).
Nella sua lunga relazione la presidente del Consiglio si è soffermata sulla scelta della Banca centrale europea di innalzare i tassi di interesse: una “ricetta semplicistica” e sbagliata, secondo Meloni, perché “non si può non considerare il rischio che l’aumento costante dei tassi finisca per colpire più le nostre economie che l’inflazione, e cioè che la cura si riveli più dannosa della malattia”.
A proposito della ratifica del Meccanismo europeo di stabilità – sulla quale le opposizioni (a partire dal Pd) da tempo sollecitano Meloni ad assumere una posizione netta – la leader di Fdi chiede di stoppare le polemiche a tutela dell’interesse nazionale: “Lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza – puntualizza la premier – non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes”. Per l’inquilina di Palazzo Chigi la priorità oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea “con un approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale”.
“Ha senso – chiede la premier rivolgendosi all’Aula – che procediamo a una ratifica (del Mes, ndr) senza conoscere il contesto, senza conoscere come lo strumento si inserisce nella logica generale, senza sapere qual è la riforma della governance e del Patto di stabilità, senza sapere che cosa accadrà dell’unione bancaria, della garanzia sui depositi?”.
Meloni ricorre a toni decisi anche quando affronta l’argomento migranti, uno degli ‘hot topic’ del Consiglio europeo. L’obiettivo è arrivare a una riforma radicale delle regole di Dublino, ormai “considerate da tutti superate”, spiega la premier nel suo intervento. Le proposte concordate, osserva, vanno “nella giusta direzione”: “Proponevano che gli Stati che dovessero rifiutare i ricollocamenti dei migranti pagassero quelli che dovevano ricollocare i migranti. Ma io non avrei mai accettato di essere pagata per trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa. Quello che abbiamo chiesto e ottenuto – rimarca Meloni – è che quelle risorse alimentino invece un fondo per difendere i confini esterni. Non per gestire l’immigrazione illegale, ma per contrastarla”.
Toccando poi la questione del conflitto in Ucraina, Meloni ribadisce ancora una volta “la ferma convinzione che difendere l’Ucraina vuol dire oggi difendere l’interesse nazionale italiano, perché – mette in guardia la leader di Palazzo Chigi – la capitolazione dell’Ucraina porterebbe con sé il crollo del diritto internazionale”. “Il nostro auspicio è che si possa giungere il prima possibile ad una pace giusta e duratura”, prosegue Meloni, dicendosi sicura del fatto che l’Italia “ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da assoluta protagonista” nella ricostruzione del paese aggredito dalla Federazione russa.
Parlando del Pnrr, nelle replica agli interventi dei senatori, Meloni poi respinge al mittente le accuse rivolte al governo sui ritardi nella realizzazione del Piano e ‘punzecchia’ il Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni (che oggi a Bruxelles, tra l’altro, ha visto la segretaria del Pd Elly Schlein, impegnata in un tour di incontri): “Mi fa specie” che le sollecitazioni arrivino anche dal commissario Gentiloni, “che il piano immagino lo avesse letto prima e che oggi chiama in causa il governo italiano, dicendo che bisogna correre e fare di più, ma insomma se si fosse vigilato un po’ di più in passato – attacca Meloni – probabilmente oggi si farebbe più velocemente”.
(dall’inviato Antonio Atte)