(Adnkronos) – Altre due scarpe rosse, quelle di Giulia, si aggiungono alla lunga lista di donne uccise. E proprio l’ideatrice dell’installazione artistica ‘Zapatos Rojos’, manda “un abbraccio” alla famiglia Cecchettin. “Abbiamo messo il tema dei femminicidi e della violenza di genere sul tavolo delle discussioni”, racconta all’Adnkronos Elina Chauvet, l’artista messicana nota per le scarpe rosse, divenute simbolo, in tutto il mondo, della violenza contro le donne e dei femminicidi. “Lo abbiamo fatto tramite l’arte e le mobilitazioni sociali. Ora, però, credo spetti al governo attivare un piano serio e importante per invertire e bloccare l’avanzata del fenomeno. La morte di Giulia è stata lo stimolo a sollevare con forza, di nuovo, il velo su questa piaga sociale, un fenomeno in aumento, non solo in Italia ma in tutto il mondo”. Le motivazioni di questo incremento, spiega ancora Chauvet, sono diverse.
“In primo luogo credo che quanto maggiore sia la consapevolezza delle donne sui propri diritti – e quanto maggiore è la richiesta femminista – tanto maggiore è la frustrazione che cresce tra gli uomini. Le autorità governative competenti, per quanto riguarda le questioni di violenza di genere, sono ancora lontane dal mettere in atto quello che dovrebbero fare per arginare il problema”. Per l’artista messicana, una soluzione potrebbe essere quella di stanziare fondi ad hoc per campagne di sensibilizzazione. “La questione dovrebbe essere sviscerata durante tutto l’anno, non solo quando tragedie del genere ci spingono ad affrontare nuovamente il tema. Bisognerebbe anche prestare maggiore attenzione ai centri educativi, fornire informazioni e sostegno alle vittime di molestie ma anche ai carnefici, mettendoli al centro dell’attenzione e lavorando con loro, tramite un supporto psicologico, affinché si possa affrontare un percorso di riabilitazione”.
Ma non solo. Per Chauvet, il lavoro maggiore spetta alle istituzioni. “Sono loro che dovrebbero tutelare le donne tramite leggi ferree, che pongano attenzione sulla vittima già a partire dalla prima denuncia e che proprio alla vittima restituiscano credibilità, quella credibilità che diamo per scontata ma che troppo spesso viene messa in dubbio. Chi giudica poi, dovrebbe farlo da una prospettiva di genere, perché chi è chiamato a emettere una sentenza non può più farlo senza tenere in considerazione il ‘cuore’ della questione. Infine, sono convinta che leggi e pene certe, esemplari, potrebbero scoraggiare futuri autori di reati simili”.
Alla famiglia di Giulia, l’artista messicana manda un abbraccio: “Ho inviato loro le mie condoglianze, so cosa stanno passando, li abbraccio con il cuore. Tutti i femminicidi sono scandalosi, il caso di Giulia lo è ancora di più perché coinvolge due giovani, con un futuro davanti. Io sono convinta che la cellula della società sia la famiglia, ed è lì che bisogna far arrivare il messaggio di quanto sia devastante la violenza domestica, che non rimane chiusa tra quattro mura, ma esce e permea gli altri, diventando un dramma che affligge la collettività”.
Infine, Chauvet parla del messaggio che porta avanti tramite la sua arte e la sua installazione ‘Zapatos Rojos’. “La mia arte, in particolare Scarpe Rosse, è stata una campagna permanente, perché ho lavorato tutto l’anno per quattordici anni, non solo il 25 novembre e l’8 marzo. Ed è questo quello che dovrebbe essere fatto dalla maggior parte delle persone che hanno a cuore questa tematica. Ci sono tante piccole azioni che ognuno di noi può fare nel proprio piccolo, soprattutto nelle scuole e nei centri educativi si ha la possibilità di lavorare sul tema con i più giovani, educando e parlano dell’argomento. Del resto – conclude l’artista – l’unico modo per debellare la piaga della violenza contro le donne è lavorare tutti insieme, tutti i giorni. Come artista mi sono impegnata per sensibilizzare l’opinione pubblica: è solo un granello di sabbia, c’è ancora molto da fare”. (di Chiara Capuani)