(Adnkronos) – Un anno da “maratoneta”, come lei stessa si è definita l’estate scorsa, raccontando di sé e dell’avventura vissuta a Palazzo Chigi, prima donna alla guida del Paese. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni compie un importante giro di boa, da tenace ‘underdog’ passata in 10 anni dal 2% dei consensi al 26% dei voti di un anno fa, il 25 settembre 2022. Un risultato messo a segno ‘cannibalizzando’ anche il bacino elettorale degli alleati, e che l’ha condotta al timone di un governo nato da una coalizione rodata, ma non per questo meno travagliata. La dice lunga la gestazione che ne ha portato alla nascita. La formazione del governo avviene infatti in tempi record, meno di un mese, ma non per questo appare meno difficoltosa.
Il solito braccio di ferro tra le forze di maggioranza per la ripartizione delle ‘poltrone’ viene terremotato da un audio ‘rubato’ durante l’assemblea di Silvio Berlusconi con i gruppi di Forza Italia: la lettura e il racconto del leader azzurro della crisi internazionale – dal riavvicinamento a Vladimir Putin al giudizio sul presidente ucraino fino all’analisi sull’origine del conflitto tra Mosca e Kiev – minano la fase embrionale del governo, fino a metterne a rischio la stessa nascita. Meloni mantiene il sangue freddo e lancia l’aut aut: “Atlantisti o l’esecutivo non vedrà la luce”, mette in chiaro. Una linea a cui terrà fede in questo primo anno, senza tentennamenti né sbavature.
La rotta tracciata da Meloni passa infatti dal sostegno convinto all’Ucraina al rapporto confidenziale con Joe Biden e solido con Ursula Von der Leyen, perché il primo obiettivo della premier – che non a caso sceglie Bruxelles per la sua prima missione all’estero, un chiaro messaggio di rassicurazione rivolto a chi tacciava il governo di anti-europeismo – è accreditarsi all’estero, allontanando da sé l’immagine di leader post-fascista nonché di chi rema contro l’Europa.
Più complesso il rapporto con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui entra in rotta di collisione per l’emergenza migranti, cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e ormai spina nel fianco del governo: “I risultati non sono quelli che speravamo di vedere”, ha ammesso la stessa premier in un’intervista di ieri al Tg1, annunciando una “fase due” e dicendosi comunque fiduciosa: “Ne verremo a capo”. Anche perché Meloni punta ad arrivare col suo governo a fine legislatura: “Il bilancio su di me? Solo tra 5 anni”, ama ripetere, ricordando che quella a Palazzo Chigi è una “maratona e non una sfida da velocisti”.
L’emergenza migranti è per Meloni una partita durissima, giocata anche sul tavolo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ha invitato l’Onu a “non voltarsi dall’altra parte”, ‘chiamandola’ alla “guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. Nel suo intervento nell’imponente sala oro e blu del Palazzo di Vetro di New York, la presidente del Consiglio ha rivendicato il ruolo di un’Italia che “dà l’esempio”, con il Piano Mattei per l’Africa con cui la premier -spesso in missione all’estero con la figlia Ginevra al suo fianco- sta rinsaldando i rapporti col Sud del mondo, cercando di arginare il fenomeno migratorio con un approccio improntato alla cooperazione e “non predatorio”.
Una strategia che richiede tempo e pazienza, mentre il partito del suo principale alleato, Matteo Salvini, picchia duro sul tema, ricordando i tempi al Viminale del leader della Lega e strizzando l’occhio all’elettorato di Fdi.
Ma non è questa l’unica incognita che grava sul futuro della premier, alle prese con una manovra che conta su risorse risicate e risposte attese dall’elettorato, mentre il britannico Financial Times scrive di una “luna di miele tra mercati e Meloni finita”, alimentando i timori che agitano Palazzo Chigi. Alle spalle un anno complesso, in cui la faglia più preoccupante è forse legata alla morte di Berlusconi, con tutte i timori del caso sulla sopravvivenza a medio lungo termine di Forza Italia.
Sullo scacchiere nazionale e internazionale Meloni dovrà muovere le pedine con estrema cura, a partire dalla mossa che l’attende sulla Via della Seta, con un addio al Memorandum che non è ancora ufficiale ma nell’aria da tempo, e la partita delle europee che rischia di portare un clima già caldo in ebollizione.
Sempre più complicato, per la presidente del Consiglio, restare fedele a quell’immagine di underdog che le ha permesso di rovesciare i pronostici, conquistare l’elettorato e tagliare il traguardo, in barba a chi la dava perdente ai nastri di partenza. Dopo un anno a Palazzo Chigi è evidente che questa è la sfida più grande che l’attende.