(Adnkronos) – “La vita di Matteo e delle persone che gli stanno intorno, come quella di Manuel, è già finita, è già distrutta. Non c’è bisogno che lui riceva insulti da persone che commentano avendo letto le news di giornalisti che guadagnano buttando m… su una situazione che è già gravissima”. Lo dice in un video postato sui social Cristiano F., amico (come lui stesso si presenta) dei TheBorderline, i ragazzi dell’incidente in cui ha perso la vita il piccolo Manuel.
“Prima di tutto – continua – la sfida che stavano facendo loro era una 50 ore in una Lamborghini, non 50 ore correndo con una Lamborghini o 50 ore in movimento con una Lamborghini. Cinquanta ore all’interno significa che l’hanno anche guidata, certo, ma non per tutto il tempo. E’ da irresponsabili mettersi alla guida di un veicolo del genere? – domanda – Sì. Matteo è un ragazzo irresponsabile? No, aggiungo che Matteo è indifendibile per quello che è successo e pagherà già la pena che si merita. E’ successo per una challenge di YouTube, no, poteva succedere a chiunque in una strada e queste cose succedono ogni giorno. Non appellatevi – l’invito ai suoi follower – sulla cosa che leggete del test dei cannabinoidi, perché io non posso dire niente riguardo questo, ma non è – insiste Cristiano – come leggete sui giornali”.
Ed ecco, quindi, la sua verità. “Gli altri che erano in macchina con lui non sono dei TheBorderline, sono dei ragazzi che lavorano per i TheBorderline e fanno video insieme a lui. I proprietari dei TheBorderline sono due ragazzi e uno di questi non era presente all’interno del video perché vive a Milano e anche lui si ritrova senza niente. Questo incidente è stato causato da persone normalmente responsabili ma in quel secondo le cose non sono andate come dovevano andare. E’ morto veramente il piccolo Manuel e questa cosa mi distrugge, non se lo meritava, ma in realtà dentro – dice – è morta tanta altra gente coinvolta nell’accaduto. Non è un discorso di ‘Se lo merita, non se lo merita’, perché non sappiamo com’è andato l’incidente e ripeto, poteva capitare a tutti in qualsiasi strada”. (di Silvia Mancinelli)