(Adnkronos) – Quella di Israele contro Hamas non sarà una guerra “breve o facile”. Ma lo Stato ebraico, impegnato nell’operazione di terra a Gaza che si fa sempre più pressante e sempre più estesa, schiera la sua “macchina inarrestabile” deciso a combattere un conflitto che “non ha iniziato ma che vincerà”. Tutto senza cedere di un millimetro sul cessate il fuoco invocato a gran voce dalla comunità internazionale – ma non dagli Usa -, opponendo anzi un netto ‘no’ agli appelli e aprendo al massimo all’ipotesi di una “pausa temporanea” per portare gli ostaggi fuori dalla Striscia, vero nodo ancora difficile da sciogliere e con scenari dall’esito incerto. Questo il quadro delineato dai vertici israeliani nella serata di ieri, quando il premier Netanyahu e i suoi ministri sono tornati a parlare della linea di governo e intelligence nella lotta contro l’organizzazione terroristica responsabile dei terribili attacchi del 7 ottobre scorso al Paese.
“La Bibbia dice che c’è un tempo per la pace e un tempo per la guerra. Questo è il momento della guerra”. E’ forte e chiaro il no del premier Netanyahu al cessate il fuoco che, proprio come gli Stati Uniti dopo il bombardamento di Pearl Harbor o dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre, Israele non accetterà. Al contrario, spiega Netanyahu, l’esercito israeliano sta avanzando “in modo metodico” e “le forze israeliane hanno ampliato l’ingresso terrestre nella Striscia di Gaza, facendolo con fasi misurate e molto potente e muovendosi metodicamente passo dopo passo”. Segno che lo Stato ebraico “resisterà alle forze della barbarie fino alla vittoria”. Quindi l’avvertimento ad Hamas: “Continueremo a darvi la caccia finché non sarete caduti ai nostri piedi”
Ad appoggiare la decisione del premier israeliano sono gli Stati Uniti. Uno stop nel conflitto che oppone Israele ad Hamas “non è la riposta giusta per il momento perché solo Hamas ne trarebbe vantaggio”, ha spiegato nel corso di un briefing con la stampa il portavoce del Consiglio di sicurezza della Cassa Bianca, John Kirby sottolineando che l’Amministrazione Biden, invece, sarebbe favorevole a “pause umanitarie temporanee e localizzate per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere le popolazioni colpite e per facilitare anche l’evacuazione di alcune persone che vogliono uscire” dalla Striscia.
Un’ipotesi che il ministro israeliano degli Affari strategici Ron Dermer ha detto che prenderà in considerazione ma solo al fine di portare gli ostaggi fuori da Gaza. In un briefing per i media stranieri ha spiegato che, se ci sarà una proposta per liberare i rapiti, “faremo quello che potremo affinché arrivino sani e salvi, ma si tratterà di una pausa temporanea per trasportarli in sicurezza”.
Sugli ostaggi trattenuti da Hamas, oltre 200 secondo le stime, lo scenario al momento resta incerto ma “continueremo a fare tutto il possibile, con ogni mezzo, per riportare a casa i nostri ragazzi e le nostre ragazze”, ha assicurato l’ex capo di Stato Maggiore Benny Gantz nel gabinetto di guerra israeliano. Le parole di Gantz, riportate dal Times of Israel, arrivano dopo la notizia della liberazione di una donna soldato delle Idf durante un’operazione militare della scorsa notte.
Identica la posizione del ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, che si è congratulato con le Idf e lo Shin Bet per la liberazione della donna soldatessa. “Continueremo a lavorare per liberare tutti gli ostaggi”, ha scritto Cohen in un post sul social X.
Intanto le forze dell’Idf “continuano a espandere le operazioni via terra a Gaza”, ha spiegato il portavoce di Tsahal, Daniel Hagari, nel corso di un briefing. “Ulteriori forze di fanteria, corazzate e genio da combattimento – sottolinea – stanno entrando a Gaza per continuare le operazioni coordinate via terra, aria e mare. Le nostre forze hanno eliminato decine di terroristi nell’ultimo giorno. Il piano di guerra sta procedendo come previsto e continuerà a procedere in conformità con le nostre missioni”.
Nel Nord, oggi, rileva, “abbiamo eliminato una cellula terroristica che stava tentando di sparare su Israele nell’area di Rosh HaNikra. Le forze dell’Idf hanno attaccato una serie di obiettivi infrastrutturali terroristici di Hezbollah in risposta al lancio di razzi verso Israele. Continuiamo il nostro dispiegamento lungo il confine settentrionale. Stiamo prendendo di mira chiunque spari o tenti di infiltrarsi in Israele”.
E nuovi volantini, scritti in arabo, sono stati lanciati dagli israeliani su Gaza per avvertire la popolazione nelle aree settentrionali e centrali della Striscia che “il governatorato di Gaza è diventato un campo di battaglia”, riferisce la Cnn, che ha potuto vedere una foto di un volantino in cui si afferma che “i rifugi nel nord della Striscia di Gaza e nel governatorato di Gaza non sono più sicuri”.
“Hamas e le organizzazioni terroristiche stanno usando i rifugi, gli ospedali e le scuole in quest’area – afferma il volatino -. Pertanto la vostra presenza in questi luoghi non è sicura”. L’invito è a “sgomberare immediatamente” queste zone e a “spostarsi verso l’area umanitaria a sud di Wadi Gaza”.