(Adnkronos) – L’accordo per la liberazione di 50 ostaggi c’è, la fumata bianca ancora no e anche la tregua di 4 giorni tra Israele e Hamas è in bilico. Le parti hanno raggiunto l’intesa di massima che da
da domani dovrebbe portare al rilascio di donne e bambini rapiti nell’attacco del 7 ottobre. Dalle 10 di oggi, dovrebbe scattare la tregua di 4 giorni nella Striscia di Gaza, che riceverà carburante e aiuti. Ma il cessate il fuoco vacilla: Hamas non ha ancora consegnato la lista delle persone da liberare in una situazione che rimane ad altissima tensione. Il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, ha affermato che venerdì è la prima data prevista per il rilascio. “I negoziati per il rilascio dei nostri prigionieri stanno progredendo e continuano senza sosta”, ha detto Hanegbi in una dichiarazione rilasciata dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Israele, che libererà circa 150 detenuti palestinesi. Non ha ricevuto la lista contenente i nomi dei 50 ostaggi – 30 bambini, 8 madri e altre 12 donne – che attendono di lasciare Striscia di Gaza: questo ostacolo rischia di condizionare l’intero quadro.
L’elenco a quanto pare non è stato consegnato al capo del Mossad David Barnea e al generale dell’Idf Nitzan Alon, volati in Qatar, dove le trattative si sono sviluppate in maniera decisiva.
A Gaza, una parte degli ostaggi è nelle mani di altri gruppi. Se Hamas riuscisse a individuare altre donne e altri bambini da liberare, l’accordo potrebbe arrivare a prevedere 10 giorni senza ostilità, con un giorno extra di tregua ogni 10 ostaggi liberati. Parallelamente, Israele valuterebbe la possibilità di liberare altri detenuti palestinesi. Al momento, però, non c’è certezza nemmeno sul semaforo verde iniziale.
La consegna degli ostaggi da parte di Hamas viene descritta come una procedura complicata che deve ancora essere finalizzata e può richiedere tempo, ha affermato il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari. In sostanza, tra la fumata bianca e l’attuazione dell’accordo potrebbero trascorrere altre ore con il rischio di uno stallo prolungato.
L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha delineato un iter che va considerato indicativo, secondo i media israeliani. Come primo step, Hamas consegnerà gli ostaggi alla Croce Rossa. Donne e bambini, nella seconda fase, verranno quindi portati a rappresentanti delle forze di difesa israeliane.
Quindi, nel terzo step, sono in programma i primi controlli medici con il trasferimento in uno dei cinque centri allestiti per l’incontro con le famiglie. Nella quarta tappa, medici e membri della sicurezza si confronteranno per stabilire se qualcuno degli ostaggi possa essere ascoltato. Il quinto, eventuale passaggio prevede che almeno alcuni ostaggi rispondano alle domande per fornire informazioni utili.
Netanyahu, nella serata di ieri, prima dell’inprovvisa frenata ha analizzato la situazione. “Gli ostaggi hanno il coltello alla gola, salvarli è una missione sacra”, ha detto il premier. “Come potevamo lasciarci sfuggire la possibilità di riportare a casa donne e bambini? Abbiamo preso una decisione”.
La tregua potrebbe consentire a Yahya Sinwar, leader di Hamas Gaza, di guadagnare tempo. “Siamo preparati per eventuali sviluppi”, ha detto il premier, che ha espresso lo stesso concetto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden: “Ci prendiamo una pausa, ma ripartiremo”. Che succede se Hamas viola la tregua? “Come mi ha detto il presidente Biden, abbiamo un nemico che tiene in ostaggio un bimbo di 9 mesi… Sappiamo con chi abbiamo a che fare. Se c’è una violazione, non rimarremo inermi come pecore. Faremo ciò che va fatto per rispettare l’accordo. Ma se viene violato, sappiamo cosa fare. Vogliamo riportare a casa tutti gli ostaggi con quest’accordo, ma non diamo carta bianca a Hamas. Alla fine della pausa, riprenderemo la guerra. Potremmo anche essere costretti a farlo prima del previsto”.