(Adnkronos) –
Una notte di musica e allegria finita in un massacro. Il rave party del kibbutz Reim è diventato uno dei primi obiettivi per Hamas nell’attacco senza precedenti contro Israele. Spari contro la folla, presa di ostaggi, strade bloccate da uomini armati, imboscate ad auto in fuga. Secondo il gruppo di volontari Zaka, sono stati recuperati almeno 260 corpi senza vita.
Dall’euforia alle auto bruciate, abbandonate come le tende e le stuoie da campeggio; a genitori che hanno ricevuto un ultimo messaggio da un figlio senza più saperne nulla; a parenti che si ritrovano con video agghiaccianti; al drammatico recupero di corpi senza vita. Scene desolanti, con corpi in terra, giovani portati via da quelli che sembrano loro coetanei e si trasformano nei loro ‘aguzzini’.
La ragazza dai lunghi capelli scuri portata via in moto tra urla disperate. Noa Argamani che con i suoi 25 anni grida mentre viene separata dal suo mondo, verso il quale tende disperatamente le braccia. Un altro video mostrerebbe la giovane Shani Louk, 23 anni, con cittadinanza israeliana e tedesca, portata come fosse un ‘trofeo’ per le strade di Gaza, ricostruisce il Guardian. La madre, Ricarda, ne ha denunciato il rapimento e ha raccontato che le “è stato inviato un filmato” in cui ha potuto “riconoscere” la figlia, “svenuta, in un’auto con alcuni palestinesi”, mentre la macchina “attraversava le strade di Gaza”.
Non era ancora l’alba sabato mattina quando su Israele sono iniziati a cadere i primi razzi. I ragazzi del rave party avevano ballato tutta la notte in quell’area grande, ma senza molte possibilità di nascondersi, a meno di cinque chilometri dalla barriera con la Striscia di Gaza. “Abbiamo iniziato a correre, non sapevamo dove andare.
Nessuno sapeva cosa fare”, ha detto al Washington Post Millet Ben Haim, 27 anni, che era all’evento con un gruppo di amici, ha visto gli uomini armati da lontano, ha “preso le chiavi della macchina da un amico” e ci ha “fatto salire quante più persone possibile, iniziando a guidare come un matto”. Per poi proseguire correndo a piedi tra i campi, ma “da ogni parte c’erano sempre più persone che ci sparavano addosso”. Hanno “corso per due ore”, per poi iniziare a “strisciare tra i cespugli” e arrivare a coprirsi con le foglie. Beit Haim era con due amici e uno sconosciuto e dopo sette ore è stata salvata da un abitante della zona. Ma non tutti hanno avuto la sua ‘fortuna’.
“Amici, amore e libertà infinita” era lo slogan sulle note della Trance del festival Tribe of Nova. Quella stessa musica che ha inizialmente coperto i suoni delle esplosioni e degli spari. Poi tra gli altoparlanti sopra ai palchi è rimbombata una voce: “Allarme rosso”. E, ha detto Ben Haim, tra “chi è rimasto, la maggior parte sono stati rapiti o uccisi”.
Anche il 31enne Gal Raz ha cercato di scappare con gli amici. “Abbiamo sentito gli spari, c’erano delle auto con dei cadaveri sopra che bloccavano la strada – ha raccontato, citato dal Post – Non potevamo scappare”. Così sono saltati sull’auto di un altro amico. Ma si sono ritrovati in un’imboscata con “sette, otto terroristi che hanno iniziato a sparare contro la nostra macchina”. Sono riusciti a continuare a guidare per qualche metro, poi hanno abbandonato l’auto. Raz è stato salvato dai militari.
Su Instagram gli organizzatori del festival si sono detti “sbalorditi” da quanto accaduto, dicendo di “condividere il dolore” per i tanti israeliani dispersi o uccisi. Secondo alcune testimonianze a quell’evento c’erano più di mille persone, altri parlano di 3-4.000 persone. E ai partecipanti – invitati a non portare armi o oggetti appuntiti – il luogo di appuntamento era stato comunicato solo poche ore prima dell’inizio.