(Adnkronos) – Un cameraman della Reuters è morto e due giornaliste di al-Jazeera sono rimaste ferite al confine tra Israele e Libano dove, nei raid delle forze armate israeliane, è stata colpita un’auto sulla quale viaggiavano. A perdere la vita è stato Issam Abdullah. Al-Jazeera conferma il ferimento delle sue giornaliste Carmen Jokhdar ed Ellie Brakhaya. Una di loro, in un video che circola online, appare a terra e dopo l’attacco urla di non sentirsi più le gambe. L’agenzia Reuters ha precisato che oltre al cameraman ucciso altri due giornalisti, Thaer Al-Sudani e Maher Nazeh, sono stati feriti in modo grave. Nell’attacco sono anche rimasti feriti due giornalisti dell’Afp, come conferma l’agenzia di stampa francese.
I giornalisti sul campo hanno riferito di una esplosione vicino a Hanita e di essere andati sul luogo a verificare. A quel punto sono rimasti colpiti da colpi provenienti dalla parte israeliana.
“Le prime informazioni che abbiamo indicano che è stato un attacco deliberato” quello contro i giornalisti, ha affermato Jonathan Daghar, capo dell’ufficio di Reporter Senza Frontiere (Rsf) per il Medio Oriente. “Esamineremo ancora tutte le informazioni, ma se dovesse risultare che si tratta di un atto intenzionale, allora stiamo parlando di un crimine di guerra”, ha aggiunto. “Questo ci ricorda, sfortunatamente, che (la giornalista di Al Jazeera, ndr) Shireen Abu Akleh nel 2022 indossava anche un giubbotto stampa e che è stata uccisa anche lei da un proiettile israeliano per loro stessa ammissione. Ad oggi c’è ancora impunità per questo crimine”, ha detto.
E dopo l’attacco ai giornalisti i miliziani sciiti di Hezbollah affermano che “qualsiasi attacco alla sicurezza del nostro popolo e alla sicurezza del nostro Paese non passerà senza risposta”.
E’ una “situazione molto pericolosa” quella del Libano, “il timore è il peggio” e “tutto è possibile”, dicono all’Adnkronos fonti informate libanesi nel giorno in cui è a Beirut il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian. Ha incontrato il premier Najib Miqati, ma anche il numero uno di Hezbollah, Hasan Nasrallah.
“Uno sparo nel sud del Libano finirebbe per coinvolgere il Paese nella guerra a Gaza” e “non ci devono essere errori”, dicono le fonti dopo l’attacco di sabato scorso di Hamas in Israele e la risposta israeliana con i bombardamenti nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas. Mentre – osservano, precisando di “non avere informazioni” e che si tratta solo di “un’analisi” – l’Iran “sta cercando di fermare la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita”.
Hezbollah è “assolutamente preparata” a intervenire contro Israele ed agirà “al momento giusto”, ha detto il numero due della gruppo, Sheikh Naim Qassem. Cosa farà in realtà Hezbollah, dicono le fonti dal Libano, è “una decisione iraniana”. Lo scenario va dallo “status quo, a una guerra fredda nel sud, a un coinvolgimento nel conflitto”, aggiungono e tendono comunque a escludere “un coinvolgimento diretto nella guerra”.
Le fonti insistono sull’accordo in Israele sulla creazione di un governo d’emergenza, sul gabinetto di guerra, un “segnale molto forte”. E, dicono, “il timore è il peggio” perché “l’Esercito libanese non è un ‘decision-maker’ nel sud del Libano” e Unifil, la forza Onu (sotto il capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite), “è purtroppo solo come un osservatore”, mentre ci sono “fazioni come Hezbollah o la Jihad Islamica che possono sempre lanciare razzi contro il territorio israeliano”. E “quando non c’è un vero Stato – concludono – tutto è possibile”. Nelle ultime ore infatti c’è stato un nuovo intervento dell’artiglieria israeliana dopo un sospetto tentativo di infiltrazione dal sud del Libano.