(Adnkronos) – Francesco Rutelli con la fascia tricolore qualche anno prima di Gualtieri non nascondeva più di tanto la passione per la Lazio e l’abbonamento in Tribuna Tevere. Spesso all’Olimpico con la moglie Barbara Palombelli, di lui si ricorda la frase dell’orgoglio biancoceleste, ripetuta come un mantra: “Noi siamo nati nel 1900, 27 anni prima della Roma…”. “Sindaci del passato erano in prevalenza juventini e milanisti, ma si dichiaravano romanisti”, ebbe a dire qualche anno fa lo stesso Rutelli, dopo aver lasciato il Campidoglio. Oggi con l’AdnKronos aggiunge: “Il sindaco fa tutto, si occupa di tutti, io ho pure inaugurato a Trigoria la piazza dedicata a Dino Viola, e ho riaperto il campo di Testaccio della Roma”. “Ma certo il tifo è sacro…”, dice ‘assolvendo’ -almeno un po’- il successore democratico, al centro delle polemiche dopo lo scatto postato all’ombra del Colosseo in compagnia del neo-acquisto Romelu Lukaku, bomber in prestito alla Roma, appena atterrato a Ciampino.
La foto di Gualtieri sorridente con Big Rom ha fatto gioire i tifosi giallorossi, arrabbiare quelli biancocelesti (e il patron Lotito). A pesare sui giudizi negativi, anche le trasferte da ultrà del sindaco romano, che negli ultimi due anni si è fatto vedere in tribuna per le finali europee, prima a Tirana in Conference League, poi lo scorso anno a Budapest in Europa League. Quella del tifo calcistico dei sindaci di Roma è una annosa questione, pure spinosa. E non tutti, negli anni ci hanno messo la faccia. Chi bluffando, chi per poca passione sportiva, chi per distacco dai colori delle squadre della capitale.
Nel 2013, l’allora sindaco di Roma, Ignazio Marino, genovese di nascita ma di fede calcistica giallorossa (tiepida) alla vigilia del derby capitolino fu ospite di Aldo Biscardi in Tv, al suo ‘Processo’, presentandosi a sorpresa con una sciarpa un po’ giallorossa, un po’ biancoceleste. L’obiettivo dichiarato di non inimicarsi nessuno però non fu raggiunto affatto, tra accuse di ipocrisia e di opportunismo, che rimbalzarono in città in un tam-tam di fischi e critiche al primo cittadino.
Juventino, ma dichiarato, Walter Veltroni, raccolse il testimone all’ombra di Marco Aurelio nel 2001 da Rutelli. Per il fondatore del partito democratico fu facile barcamenarsi tra le opposte tifoserie della Capitale. In occasione del derby dell’ottobre 2001, Veltroni si fece raggiungere in Campidoglio da Francesco Totti e Alessandro Nesta, il primo bandiera giallorossa, il secondo dei biancocelesti. A favore di flash lo scatto immortalò una stretta di mano tra i capitani per lanciare la campagna anti violenza negli stadi. Magari rimpiangendo in silenzio il suo di capitano, Alex Del Piero.
In epoca recente Alemanno e Raggi provarono a mischiare le carte: il primo ‘agnostico’ con una simpatia per la Lazio, nata per assecondare quella più spiccata del figlio Manfredi, ma anche un po’ per la Roma, in omaggio alla moglie del tempo, Isabella Rauti, oggi senatrice di Fdi. La seconda più sbilanciata sulla Lazio, in omaggio al marito. “Non tifo per nessuna delle due squadre -spiegava Alemanno- . Sono al di sopra delle parti, tifo per le squadre romane, perché ho il figlio della Lazio e la moglie della Roma”. Ora sulla foto di Gualtieri-Lukaku non si scandalizza più di tanto: “Temo -dice all’AdnKronos- che il sindaco non abbia capito che di queste cose non importa nulla alla gente… Non ci trovo nulla di negativo in una foto, ma così non si rende più simpatico ai romani, che lo valutano sui servizi e sulla pulizia della città, piuttosto che sulle photo-opportunity”.
“Se tifo Roma o Lazio? Di sicuro mi stanno più simpatici i biancocelesti, mio marito è laziale”, disse intervistata in campagna elettorale, nel 2016, invece la pentastellata Raggi, con riferimento al marito Andrea Severini. “Quando c’è il derby nemmeno me ne accorgo, l’unica cosa che noto è il disastro che si forma attorno allo stadio, si paralizza tutta la città”, tagliò corto prima di arrivare in Campidoglio, per provare a risolvere (anche) il problema del traffico in zona Olimpico.