(Adnkronos) – L’alleanza con il Pd? “Non c’è una concreta prospettiva, almeno nell’immediato, per una alleanza strutturale”. Giuseppe Conte è netto. Niente involuzioni retoriche, stavolta. L’alleanza con il Pd non è qualcosa sul tavolo per il momento, dice il leader M5S a una settimana dal voto sulle amministrative. E non solo. A un certo punto della lunga intervista oggi in tv, il presidente pentastellato tocca il nervo scoperto. Quello che forse sta dietro a quelle agende così impossibili da incastrare, da tenere lui e Elly Schlein lontani da qualunque iniziativa comune nelle ultime settimane: la lotta per la leadership del campo progressista.
“Noi non vediamo nessuna prospettiva per cedere una leadership del campo progressista nel definire le battaglie da intraprendere, nel definire un futuro migliore”, scandisce Conte. E spiega che quelle portate avanti dai 5 Stelle sono “battaglie di frontiera”, più avanzate insomma rispetto a quelle di un Pd che semmai “sta raggiungendo posizioni che noi già avevamo da tempo, anzi sono nostri cavalli di battaglia”, come il salario minimo. Su altre le posizioni si resta distanti, come ai tempi del Pd di Enrico Letta.
“Su altre posizioni non abbiamo registrato un effettivo cambiamento” con l’arrivo di Schlein, “come sul conflitto russo-ucraino e anche per quanto riguarda le tecnologie eco sostenibili, parlo di inceneritori che per noi sono banditi”. Un problema? No, al contrario. “Credo che questo sia un bene”, dice Conte. “Se non ci sono condizioni per convergere sul piano strutturale in un alleanza è bene che le forze progressiste” vadano avanti sulle loro battaglie, “noi conduciamo battaglie di frontiera come quella della riduzione del tempo di lavoro a parità di salario. Su queste battaglie noi continueremo per la nostra strada”.
Per Conte “se ci sarà una convergenza con il Pd lavoreremo per il dialogo ma serve una convergenza su obbiettivi davvero condivisi e comunque – sottolinea – l’autonomia rispettiva va assolutamente garantita”. Insomma, strada più che in salita per la ricostruzione di un campo progressista.
Il leader M5S punzecchia i dem pure sulla questione delle nomine di garanzia decise in accordo con il centrodestra. “Se ci sono dei passaggi, come gli uffici di presidenza della Camera e Senato in cui ci sono ruoli che spettano alle opposizioni, il Movimento 5 Stelle deve esserci e ha diritto di essere rappresentato. Come è stato sulle magistrature speciali: deve esserci doverosamente la rappresentanza delle opposizioni. Ma è sempre successo, non è inciucio e perchè quando lo fa il Pd perchè non si dice nulla?”.
Però in vista di martedì con gli incontri sulle riforme convocati dalla premier Giorgia Meloni, si conferma un punto di convergenza con il Pd e se ne apprende uno nuovo. Il primo è quello sull’autonomia: M5S e dem sono entrambi nettamente contrari alla riforma Calderoli. “Un disegno sciagurato”, dice Conte. La novità riguarda invece le riforme costituzionali. Il leader M5S boccia sia presidenzialismo che premierato. Stessa posizione del Pd. E in più nomina il modello che è stato fin qui quello caldeggiato dai dem: il premierato alla tedesca. Nessuna elezione diretta, ma rafforzamento dei poteri del premier. “Il fatto che si alternino presidenti del Consiglio in lassi di tempo così brevi, non ci fa bene. Ma ci sono tante soluzioni: quella alla tedesca per esempio. Dove al Renzi di turno che vuole demolire, essere avventuriero, noi diciamo che chi vuole fare crisi al buio noi non le permettiamo”.