(Adnkronos) – “La giornata di oggi rappresenta la giustizia giusta. Queste persone hanno trovato donne e uomini giusti, hanno permesso a un uomo che ha la sua età di finire la carriera con un’assoluzione dopo tanti anni di croce sulle spalle. Per me e per i miei figli oggi è una vittoria”. A dirlo all’Adnkronos è Ambrogio Crespi, che commenta così l’assoluzione in Cassazione dei generali Mario Mori e Antonio Subranni e dell’ex Ros Giuseppe De Donno nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia “per non aver commesso il fatto”.
Il regista, che diresse il docu-film ‘Generale Mori – Un’Italia a testa alta’ raccontando la storia italiana degli ultimi cinquant’anni attraverso lo sguardo di Mori, uomo che l’ha vissuta da protagonista, trattiene a stento la gioia: “Ora vado a casa e racconto ai miei figli che oggi c’è una giustizia giusta, e in questo Paese ancora un po’ di luce c’è “, dice Crespi. Che spiega: “Quando ho deciso di fare il docu-film raccontando la storia di questi uomini, e lo spaccato di 50 anni che rappresentano, è stato perché sapevo che il generale Mori è un uomo che è un simbolo ed era importante raccontarlo. Gli ho sempre creduto”. Girare il film “mi ha preso in pieno petto -aggiunge il regista- Perché queste sono persone che hanno combattuto. E quando sono state condannate per me è stato un duro colpo”.
Il regista milanese, che era stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e rimesso in libertà grazie all’intervento del presidente Mattarella, fa poi un cenno personale: “Nonostante la mia vicenda personale, io ancora oggi credo alla giustizia. Anche quando sono stato condannato in via definitiva, la fiducia non l’ho mai persa. Io non ho avuto l’assoluzione ma ho avuto il presidente della Repubblica che mi ha dato la grazia, anche se parziale, dandomi la possibilità di vivere una vita migliore rispetto a quello che mi hanno fatto. Io ho creduto fino in fondo e ho ricevuto anche io. Mi aspettavo un percorso diverso, è vero, ma la fiducia non va mai persa”.
Perché, spiega Crespi all’Adnkronos, “se andiamo contro la giustizia facciamo un favore alla criminalità. Si deve andare contro gli uomini sbagliati, ma non contro la giustizia. C’è gente sbagliata e gente giusta, ma bisogna sempre rispettare l’Arma, la magistratura e tutto quello che rappresenta la legalità. Se non la difendiamo facciamo un favore alla criminalità e alla mafia”, conclude.