(Adnkronos) –
Mauro Magatti, sociologo ed economista della Cattolica, propone un nuovo patto sociale, indicando le priorità per sostenere la crescita, e accende il dibattito: Tiziano Treu, Luigi Marattin e Carlo Cottarelli raccolgono la sfida.
Un nuovo patto sociale, per non disperdere quello che di buono è stato fatto in termini di crescita nel post Covid e affrontare i problemi strutturali che possono compromettere il futuro. Dalle colonne del Corriere della Sera, la proposta di Mauro Magatti, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, guarda a una “collaborazione creativa tra i diversi soggetti sociali (imprese, sindacati, pubblica amministrazione, scuola, sistema finanziario)”. E richiama un precedente illustre, il ‘Patto Ciampi’ del 1993 che diede vita alla stagione della concertazione. Era un accordo tra governo e parti sociali che oggi è difficile da ipotizzare, visti i tempi e i rapporti diversi e con uno sciopero generale in vista, ma le analogie da un punto di vista della congiuntura ci sono: allora bisognava frenare la rincorsa prezzi-salari, oggi è indispensabile spezzare una spirale inflazionistica.
L’economista della Cattolica parte dalla premessa che “i dati dell’ultimo rapporto Istat confermano che l’Italia, negli ultimi anni, è cresciuta più degli altri Paesi europei”. Prosegue però avvertendo che “non è il caso di farsi troppe illusioni. Ed è lo stesso rapporto Istat che ci spiega perché: al di là delle luci, ci sono ombre che hanno a che fare con alcuni problemi strutturali che, se non affrontati, sono destinati a compromettere il nostro futuro”. Magatti arriva quindi alla parte della proposta. In primo luogo, dice, “è importante che la ricchezza generata dalla crescita sia distribuita e reinvestita”. Come? “Per confermare e rafforzare i risultati degli ultimi anni, c’è bisogno di fare squadra creando un nuovo patto sociale che riconosca i diritti ma anche la contribuzione di tutti (impresa e lavoro) allo sviluppo del Paese”. Il secondo punto riguarda “la capacità di identificare alcune scommesse a forte contenuto simbolico che riescano a delineare il nuovo modello di sviluppo da costruire insieme”. Magatti ne cita alcune. “Vanno individuati grandi obiettivi di sistema: per esempio, si potrebbe puntare a rendere energeticamente autonome Sicilia e Sardegna o mettere mano al livello di inquinamento (senza uguali in Europa) della pianura padana”. La questione giovanile, poi, “è la chiave per contrastare il declino demografico in una prospettiva di lungo periodo”. Per sciogliere questo nodo, “serve un’azione coraggiosa e integrata che tocchi contemporaneamente diversi aspetti: revisione delle tipologie contrattuali per gli under 40; deciso investimento nel comparto formativo; accesso all’acquisto/affitto della prima casa; armonizzazione tra la vita lavorativa e familiare”.
“Ha perfettamente ragione Magatti: servono patti sociali mirati su alcuni punti critici, non su tutto”, osserva Tiziano Treu. E’ questa, prosegue, “la grande differenza con il patto siglato nel ’93 quando c’era da sistemare l’inflazione, governare gli automatismi e creare nuove relazioni sindacali e nuove politiche del lavoro. Fu un patto omnibus, quello. Adesso non è fortunatamente neanche necessario perché non siamo sull’orlo dell’abisso, come allora: siamo in una situazione certo difficile e complicata ma abbiamo un sacco di soldi e le cose non vanno male… insomma… dobbiamo fare, lo condivido, dei patti sociali sui punti che sono critici, non su tutto”. E, aggiunge l’ex presidente del Cnel, “secondo me anche il governo, con la sua anima sociale, dovrebbe fare qualche proposta. Lasciamo stare queste beghe che ci sono, anche abbastanza marginali, sulla giustizia. I veri punti su cui concentrarsi sono: i giovani e qualche grande opera pubblica di sistema che poi sono quelle individuate dal Pnrr. Non è che si riesce a fare tutto questo se ognuno va per i fatti suoi”.
“C’è bisogno di un ‘patto multiforme'” che agisca su tre dimensioni: “La prima, produttività contro salari; la seconda fiscale; la terza, inerente al sistema formativo”, suggerisce Luigi Marattin, economista e parlamentare di Iv. “Una prima dimensione e’ ‘produttività contro salari’ – spiega l’economista prestato alla politica – Un patto a tre (Stato, imprese, sindacati): le imprese pagano salari più alti, i sindacati accettano una diversa organizzazione del lavoro che aumenti radicalmente la produttività, lo Stato detassa gli aumenti contrattuali fatti secondo questo accordo”. La seconda dimensione? “E’ quella fiscale con un patto tra Stato e contribuenti. Lo Stato – risponde – rifà daccapo il sistema fiscale (rendendolo più semplice e più leggero), in cambio la riscossione si dota degli strumenti da paese civile, per essere in grado di andare a prendere davvero i soldi degli evasori”. Infine per tornare ad avere delle chance è indispensabile il “terzo patto”, “più specifico, ma per me cruciale: sul sistema formativo, tra Stato e sindacati della scuola”, conclude.
Quali sono le scommesse intorno a cui costruire il nuovo modello? “Dare una possibilità a tutti e una rete di protezione che funzioni davvero per chi ha bisogno ed è in difficoltà non per colpa sua”, commenta Carlo Cottarelli, che individua in tre punti, “Scuola, merito e sanità”, i perni su cui dovrà essere eretto il nuovo modello sociale.