(Adnkronos) – Dal cuneo fiscale alle mamme, il cantiere della manovra è aperto ma le risorse sono scarse e l’incognita pil pesa più che mai tra la recessione di Germania e Olanda, il persistere della guerra Ucraina e il rallentamento della Cina, tra le variabili esogene.
A livello interno, pesa il rialzo dei tassi di interessa, ci sono timori per l’andamento dei consumi domestici e la stagione estiva potrebbe chiudersi con risultati inferiori alle attese. Da qui il rischio di una manovra ridotta ai minimi termini, privilegiando le priorità, come anticipato al Meeting di Rimini dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Mettendo mano al minimo possibile, senza flat tax e senza rafforzare gli interventi sull’anticipo pensionistico e sull’assegno minimo, la Legge di Bilancio viaggerebbe già intorno ai 25-30 miliardi.
Il governo punta a rinnovare il taglio del cuneo fiscale rafforzato per i redditi fino a 35mila euro. Costo dell’operazione 9 miliardi.
Avviare una prima riduzione delle aliquote Irpef passando da 4 a tre da gennaio accorpando i primi due scaglioni costerebbe tra i 3-4 miliardi. Non si esclude che la misura possa essere differita a giugno o essere solo predisposta per partire nel 2024.
Per le famiglie il governo sta valutando l’ipotesi di una detassazione Ires per le aziende che assumono donne con tre figli (circa 1,22 milioni in Italia).
Sul fronte delle pensioni, viste le risorse esigue, verrebbe accantonato il superamento della Fornero per riconfermare le misure esistenti: quota 103, Opzione donna e assegno minimo a 600 euro. Costo 1-2 mld.
Il fondo sanitario necessita di un finanziamento di almento 2,5 miliardi.
Tutta quella serie di spese obbligatorie , dalle missioni internazionali alle indennità di vacanza per la pa, che vanno sotto l’ombrello delle spese obbligatorie valgono circa 6 miliardi.
La tassazione agevolata che applica un’aliquota al 5% per i premi di produttività fino a 3mila euro, la detassazione integrale dei fringe benefit sempre fino a 3mila euro costa 1-2 mld.
Il rinnovo dei contratti del pubblico impiego , visto che le intese in vigore sono scadute nel 2021, per il solo avvio richiedono tra i 2 e i 4 miliardi.