(Adnkronos) – “Vorrei chiedere all’Istituto Paolo VI di destinare la somma collegata al Premio alla comunità intitolata a Giovanni XXIII nata in Romagna: alcune delle sue case di accoglienza sono state gravemente colpite dall’alluvione dei giorni scorsi”. Lo ha annunciato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo in Vaticano il Premio Paolo VI.
“Desidero innanzi tutto ringraziare Vostra Santità per questa accoglienza; ringrazio Don Maffeis per le sue parole e l’Istituto Paolo VI per il conferimento del premio e per la motivazione così generosa che lo accompagna – ha detto Mattarella – Credo di poter confidare che quando mi è stata comunicata la decisione di conferirmi il Premio Paolo VI il mio primo pensiero è stato di sopresa, naturalmente si è subito affiancato un sentimento di profonda gratitudine per questo riconoscimento di così grande prestigio. Ancor di più ho avvertito un sentimento di riconoscenza al massimo grado nell’apprendere la disponibilità del Santo Padre a consegnarmelo personalmente”.
“Paolo Vi è stato il Papa del mio passaggio dalla giovinezza all’età matura – ha ricordato il capo dello Stato – è stato anche il mio Vescovo, perché negli anni del Concilio, tra Giovanni XXIII e Paolo VI, ero impegnato nella Gioventù di Azione cattolica della Diocesi di Roma. Per queste ragioni e tante altre che potrebbero essere ricordate avverto in alta misura l’onore di ricevere il Premio a lui intitolato e non posso nascondere la commozione di averlo ricevuto dalle mani del Santo Padre”.
“Penso che con il Premio più che la mia personale azione si sia inteso e si intenda indicare il modo nuovo di interpretare l’impegno nella società e nelle Istituzioni che molti hanno praticato e sviluppato ispirandosi alla visione di Paolo VI e ai suoi insegnamenti tante volte espressi: io spero di meritare la valutazione di averli bene interpretati”, ha affermato il presidente della Repubblica.
“Credo peraltro – ha aggiunto – che questa sia un’occasione per porre in evidenza più che il destinatario del Premio la grande figura di Paolo VI e il suo straordinario contributo alla Chiesa, all’Italia e al Mondo. L’Octogesima adveniens, la Populorum progressio, il discorso alle Nazioni Unite sono stati fondamentali punti e fonti di orientamento di grande importanza per me come per una moltitudine di persone”.
“Con i suoi insegnamenti – ha concluso Mattarella – Paolo VI ha collocato e trasmesso in una visione armonica, chiara, compiuta, fede, dignità umana, libertà e pace”.
Il presidente della Repubblica italiana “maestro” e “testimone coerente e garbato di servizio e responsabilità”. E’ l’omaggio che il Papa ha fatto al capo dello Stato, dopo il conferimento del Premio Paolo VI da parte dell’Istituto Paolo VI di Brescia che il Pontefice ha voluto dare di persona a Mattarella.
Il Pontefice, nel suo discorso, ricordando quel “grande italiano e cristiano che fu Alessandro Manzoni”, ha colto l’occasione per richiamare al valore del servizio: “Il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Il servizio cammina a pari passo con la responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, Signor Presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato! Anche in questo non si può che notare una feconda affinità con Giovanni Battista Montini, che fin da giovane prete fu ‘educatore di responsabilità’. Da Papa, poi, scrisse che le parole servono a poco ‘se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità'”.
Bergoglio, attingendo al discorso di Montini del 1972 ai rappresentanti dell’Unione Europea dei Democratici Cristiani, ha messo in guardia da una tentazione tanto diffusa anche oggi: “Sappiamo bene quanto ciò non sia facile e come la tentazione diffusa, in ogni tempo, anche nei migliori sistemi politici, sia di servirsi dell’autorità anziché di servire attraverso l’autorità. Com’è facile salire sul piedistallo e com’è difficile calarsi nel servizio degli altri!”. Dunque, il Pontefice ha evidenziato come “oggi il conferimento del Premio Paolo VI al Presidente Mattarella sia proprio una bella occasione per celebrare il valore e la dignità del servizio, lo stile più alto del vivere, che pone gli altri prima delle proprie aspettative. Che ciò sia vero per Lei, Signor Presidente, lo testimonia il popolo italiano, che non dimentica la sua rinuncia al meritato riposo fatta in nome del servizio richiestole dallo Stato”.
Servizio e responsabilità, due concetti, ha detto il Papa, mai disgiunti: “Il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Il servizio cammina a pari passo con la responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, Signor Presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato!”.
Il Papa, nel corso del conferimento del premio al capo dello Stato, ha ricordato l’estremo sacrificio per la giustizia di Piersanti, fratello di Mattarella: “A proposito di responsabilità, penso a quella componente essenziale del vivere comune che è l’impegno per la legalità. Essa richiede lotta ed esempio, determinazione e memoria, memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia; penso a suo fratello Piersanti, Signor Presidente, e alle vittime della strage mafiosa di Capaci, di cui pochi giorni fa si è commemorato il trentennale”.
Nel suo intervento, Bergoglio ha sottolineato l’urgenza della pace: “San Paolo VI sentì l’importanza della responsabilità di ciascuno per il mondo di tutti, per un mondo diventato globale. Lo fece parlando di pace – quanto è urgente oggi! -, lo fece esortando a lottare senza rassegnarsi di fronte agli squilibri delle ingiustizie planetarie, perché la questione sociale è questione morale e perché un’azione solidale dopo le guerre mondiali è veramente tale solo se è globale. Oltre cinquant’anni fa, avvertì l’urgenza di fronteggiare le sfide climatiche, davanti alla minaccia di un ambiente che – scrisse – sarebbe diventato intollerabile all’uomo in conseguenza della distruttiva attività dell’uomo stesso che, spadroneggiando sul creato, si sarebbe trovato a non padroneggiarlo più”.
“Il senso di responsabilità e lo spirito di servizio stavano per San Paolo VI alla base della costruzione della vita sociale. Egli ci ha lasciato l’impegnativa eredità di edificare comunità solidali. Era il suo sogno, che si scontrò con vari incubi diventati realtà – penso alla terribile vicenda di Aldo Moro; era il desiderio ardente che portava nel cuore e che espresse nei termini di ‘comunità di partecipazione e di vita’, animate dall’impegno a ‘prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute’. Non sono utopie, ma profezie; profezie che esortano a vivere ideali alti. Perché di questo oggi hanno bisogno i giovani. E sono lieto, Signor Presidente – l’omaggio del Papa a Mattarella – di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti, giovani e meno giovani, vedono in Lei un maestro, ma soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”.