(Adnkronos) –
Conto alla rovescia per la presentazione della lista di minoranza da parte di Delfin per il rinnovo del board di Mediobanca. Manca una manciata di giorni alla scadenza del 3 ottobre, termine per la presentazione, e secondo le ultime news la cassaforte degli eredi di Leonardo Del Vecchio sarebbe alla stretta finale per chiudere la ‘rosa’ dei consiglieri candidati al board.
Una rosa che, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie interpellate, dovrebbe attestarsi, salvo cambiamenti, su ‘quota cinque’. Rispetto all’opzione di presentare una lista a sette, questa mossa viene considerata espressione di una linea più soft: la decisione di presentare una lista lunga, in caso di maggioranza in assemblea, comporterebbe, infatti, il rischio di una spaccatura nel consiglio di amministrazione con tutte le incognite che verrebbero a pesare sulla realizzazione di un piano approvato e apprezzato dal mercato.
Nella partita assembleare, Delfin intenderebbe dare un segnale forte con nomi di peso in lista. Il ‘totonomine’ vede nomi come quello di Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e presidente di Jp Morgan in Italia. Il suo nome, in realtà, era circolato nei giorni scorsi quando Delfin puntava sul cambio alla presidenza, all’insegna della discontinuità, e quello di Grilli veniva annoverato nella rosa dei potenziali presidenti di garanzia.
Richiesta, come noto, respinta al mittente da Piazzetta Cuccia perché non in linea con le regole e con gli standard di governance delle società quotate e delle banche sistemiche vigilate. Gli altri nomi di cui si parla sono quelli di Flavio Valeri, presidente di Lazard in Italia; Victor Massiah, banchiere di lungo corso, ex ad di Ubi Banca; Fabrizio Palermo, ex ad di Cdp e ad di Acea; Luciano Cirinà, ex capo delle Assicurazioni Generali per Austria, Europa Centrale ed Europa dell’Est, che nella primavera del 2022 era in lizza per la nomina di ad di Generali. Nella rosa di nomi ci sono anche quelli di un altro ex manager di Generali, Sandro Panizza, di Jean-Luc Biamonti, presidente di Covivio, partecipata di Delfin; Sabrina Pucci, già consigliere di amministrazione di EssilorLuxottica e di Generali.
Oltre a Delfin, si guarda alle mosse di importanti azionisti come Edizione e Unipol. Per la holding del gruppo Benetton, socio di Piazzetta Cuccia con il 2,2%, si attende la convocazione del consiglio di amministrazione che valuterà tutte le opzioni sul tavolo. Per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Generali, avvenuto nell’assemblea dell’aprile del 2022, Edizione si era schierata con Delfin e con Caltagirone. Per quanto riguarda Unipol, sarebbe prevedibile un allineamento con le decisioni del patto.
Il patto di consultazione, nella riunione di inizio settimana, ha espresso il proprio appoggio alla lista del cda, varata il 20 settembre. Il patto di consultazione schiera il gruppo Mediolanum (3,43%), Fin. Priv (1,69%), Monge (1,14%), Gavio (0,81%), Ferrero (0,67%), Lucchini (0,55%), Pecci (0,55%), Finprog della famiglia Doris (0,53%), Angelini Investments (0,47%), Fin. Fer (0,41%) del gruppo Pittini, Vittoria Assicurazioni (0,26%), Mais -Seragnoli (0,23%), Romano Minozzi (0,11%).
Ma da quest’ultimo giunge una nota discordante. In un’intervista al Corriere della Sera, Minozzi ha riferito di non essere stato presente alla riunione del patto perché sapeva di “essere in disaccordo”. “Già ai tempi di Generali avevo parlato con Nagel e non condividevo la difesa a oltranza di un manager francese. Io sono aperto al cambiamento, credo sia positivo”, chiosa.
Nondimeno, se Delfin con questa scelta sembrerebbe disinnescare questo rischio, anche una lista dei cinque consiglieri vuole essere un segnale forte con la quale intende giocare un ruolo primario in questa partita proponendo nomi di peso nel board: tra i nomi che circolano c’è quello Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e presidente di Jp Morgan in Italia. Il suo nome, in realtà, era circolato nei giorni scorsi quando Delfin puntava sul cambio alla presidenza, all’insegna della discontinuità, e quello di Grilli veniva annoverato nella rosa dei potenziali presidenti di garanzia.
Richiesta, come noto, respinta al mittente da Piazzetta Cuccia perché non in linea con le regole e con gli standard di governance delle società quotate e delle banche sistemiche vigilate. Gli altri nomi di cui si parla sono quelli di Flavio Valeri, presidente di Lazard in Italia; di Jean-Luc Biamonti, presidente di Covivio, partecipata di Delfin; Sabrina Pucci, già consigliere di amministrazione di EssilorLuxottica e di Generali; di Sandro Panizza, ex responsabile rischi di Generali. Altro nome quello di Victor Massiah, banchiere di lungo corso, ex ad di Ubi Banca.
Se la tensione sembra allentarsi, grande rimane la suspence in vista della partita assembleare. L’altro ieri Mediobanca ha varato la lista del consiglio di amministrazione con la riconferma di Alberto Nagel ad e Renato Pagliaro presidente. La lista proposta è composta da 15 amministratori, tanti quanti ne dovrà eleggere l’assemblea, ma solo 12 saranno destinati a essere eletti qualora la lista del Cda risultasse la più votata.
Di questi 12 oltre un terzo sono new entry che sostituiscono i consiglieri non ricandidabili per sopraggiunti limiti di età (75 anni). Erano i posti che il Cda aveva offerto ai due soci Delfin e Caltagirone prima che le trattative naufragassero quando Delfin, nell’ultima proposta inviata lo scorso 12 settembre, aveva reiterato una serie di richieste che il Comitato Nomine che si è riunito lunedì e il Cda di mercoledì di Mediobanca hanno valutato non essere in linea con la governance di una banca quotata sistemica.
Tre degli otto eredi di Leonardo Del Vecchio hanno indirizzato una lettera al cda di Delfin per ottenere dei chiarimenti sulla vicenda Mediobanca. Secondo quanto si apprende, i tre hanno lamentato di non essere stati informati circa le mosse di Delfin sul rinnovo del cda di Piazzetta Cuccia, domandando se Francesco Milleri, presidente di Delfin, abbia agito da solo. Alla lettera è seguita una replica da parte del cda di Delfin nella quale si evidenzia che ogni decisione in merito alla vicenda Mediobanca è sempre stata unanime.