(Adnkronos) – “Vogliamo vivere in pace, siamo fratelli e sorelle”. I trenta Nobel riuniti in Vaticano per il Meeting mondiale sulla fraternità hanno firmato la dichiarazione sulla fraternità umana. “Mai più la guerra. Pace, giustizia e uguaglianza”, hanno scritto nel documento nel quale è stato chiesto di fermare “la violenza domestica, le armi nucleari. Mai più migrazioni forzate, schiavitù e corruzione”.
A nome del Papa, la dichiarazione è stata sottoscritta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano: “Abbiamo tanti problemi nel mondo, ma abbiamo anche una strada maestra sulla quale camminare tutti: è quella della fraternità che il Papa ha ripreso nella Fratelli tutti. Costruiamo un mondo di pace. Auspichiamo tutti che queste parole si traducano nella pratica di tutti i giorni. Non deleghiamo”.
“Care sorelle e cari fratelli, buon pomeriggio! Anche se non posso accogliervi di persona, vorrei darvi il mio benvenuto e ringraziarvi di cuore per essere venuti. Sono contento di affermare insieme a voi il desiderio di fraternità e di pace per la vita del mondo”. Il discorso che il Papa aveva preparato per l’evento viene letto dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro.
”Nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana. Per questo – ha scritto il Papa – la fraternità non ha bisogno di teorie, ma di gesti concreti e di scelte condivise che la rendano cultura di pace. La domanda da porci non è dunque che cosa la società e il mondo possono darmi, ma che cosa posso dare io ai miei fratelli e alle mie sorelle. Tornando a casa, pensiamo a quale gesto concreto di fraternità fare: riconciliarci in famiglia, con gli amici o con i vicini, pregare per chi ci ha ferito, riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, portare una parola di pace a scuola, in università o nella vita sociale, ungere di prossimità qualcuno che si sente solo”.
”Non stanchiamoci di gridare “no alla guerra”, in nome di Dio o nel nome di ogni uomo e di ogni donna che aspira alla pace“, le parole scritte dal Papa che ricorda: “Evocare i fratelli è ricordare a chi sta combattendo, e a tutti noi, che il sentimento di fraternità che ci unisce è più forte dell’odio e della violenza, anzi accomuna tutti nello stesso dolore. È da qui che si parte e si riparte, dal senso del “sentire insieme”, scintilla che può riaccendere la luce per fermare la notte dei conflitti. Credere che l’altro sia fratello, dire all’altro “fratello” non è una parola vuota, ma la cosa più concreta che ciascuno di noi può fare. Significa infatti emanciparsi dalla povertà di credersi al mondo come figli unici. Significa, al tempo stesso, scegliere di superare la logica dei soci, che stanno insieme solo per interesse, sapendo anche andare oltre i limiti dei vincoli di sangue o etnici, che riconoscono solo il simile e negano il diverso”.
Nel discorso letto dal cardinale Gambetti, il Pontefice ha ricordato che “quando gli uomini e le società scelgono la fraternità anche le politiche cambiano: la persona torna a prevalere sul profitto, la casa che tutti abitiamo sull’ambiente da sfruttare per i propri interessi, il lavoro viene pagato con il giusto salario, l’accoglienza diventa ricchezza, la vita speranza, la giustizia apre alla riparazione e la memoria del male procurato viene risanata nell’incontro tra vittime e rei. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per aver organizzato questo incontro e per aver dato vita alla “Dichiarazione sulla fraternità umana”, elaborata stamani dagli illustri Premi Nobel presenti. Credo che essa ci offra “una grammatica della fraternità” e sia una guida efficace per viverla e a testimoniarla ogni giorno in modo concreto”.
Il pensiero del Papa è andato alle piazze collegate nel mondo con il Meeting sulla fraternità: “Facciamo in modo che quanto vissuto oggi sia il primo passo di un cammino e possa avviare un processo di fraternità: le piazze collegate da varie città del mondo, che saluto con gratitudine e affetto, testimoniano sia la ricchezza della diversità, sia la possibilità di essere fratelli anche quando non siamo vicini, com’è capitato a me. Andate avanti! Vorrei salutarvi lasciandovi un’immagine, quella dell’abbraccio”.