(Adnkronos) – Arrestata la sorella del boss Messina Denaro, Rosalia indagata per associazione di tipo mafioso. La donna, che in famiglia viene chiamata da tutti ‘Rosetta’, è la maggiore delle quattro sorelle di Messina Denaro. E’ accusata di avere aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e di avere gestito per suo conto la cassa della famiglia ma anche la rete di trasmissione dei cosiddetti ‘pizzini’, cioè i biglietti del boss contenenti informazioni e ordini. In questo modo avrebbe permesso al fratello di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza.
Rosetta Messina Denaro è la madre di Lorenza Guttadauro, l’avvocata che assiste il capomafia, e moglie di Filippo Guttadauro. Quest’ultimo ha scontato la pena di 14 anni di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa ed è tuttora in carcere al cosiddetto ‘ergastolo bianco’.
L’altro figlio di Rosalia Messina Denaro è Francesco, anche lui in carcere, per espiare una condanna a 16 anni sempre per associazione mafiosa. Le altre sorelle della donna sono Patrizia, che sta scontando una condanna per mafia, Giovanna e Bice Messina Denaro. Poi c’è un fratello, oltre a Matteo Messina Denaro, Salvatore, che è stato recentemente scarcerato per fine pena.
‘Manifesto’ Cosa Nostra in pizzini: “Trattati da canaglie, etnia da cancellare”
“Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana, siamo diventati un’etnia da cancellare. Eppure siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare”. Così il boss Matteo Messina Denaro in un pizzino indirizzato a ‘Patrizia e Francesco’ datato 15 dicembre 2013 dopo l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di alcuni familiari del latitante.
Il pizzino, ritrovato nell’abitazione di via Alberto Mario, è riportato nell’ordinanza del gip di Palermo Alfredo Montalto per la sorella del boss, Rosalia. “Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene. Hanno affamato la nostra terra con questa bugia. Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e delle donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione e la violenza. Questo siamo e un giorno, ne sono convinto, tutto ciò sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita”, scriveva ancora il boss.
Il testo di questo pizzino rappresenta davvero un manifesto di Cosa nostra e al contempo una chiamata in correità dei protagonisti (cioè la destinataria diretta, Rosalia, e quelli indiretti, cioè l’altra sorella Patrizia e il nipote Francesco)”secondo il gip di Palermo Alfredo Montalto. ”Inquietanti e eversive le espressioni condivise dal capo mafia con “Rosetta” – prosegue il gip – soprattutto nelle parti in cui egli definiva la donna (e con lei l’intera associazione) ‘perseguitati, sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano che non riconosciamo’, concludendo che ”essere incriminati di mafiosità è un onore”’.
Gip: “Gestiva flusso denaro famiglia mafiosa”
“Una serie di importanti acquisizioni all’interno dei luoghi in uso o frequentati dai familiari di Matteo Messina Denaro consente di cristallizzare a carico innanzitutto della più grande delle 4 sorelle del latitante, Rosalia, detta ‘Rosetta’, un ricco e articolato quadro indiziario da cui emerge con chiarezza il delicato e fondamentale ruolo svolto” dalla donna “per la gestione del flusso di denaro contante a disposizione della famiglia mafiosa, tradottosi innanzitutto nella esecuzione degli ordini del fratello e nella consegna di denaro a una serie di soggetti (la cui identificazione e successiva collocazione mafiosa è pienamente in corso) e, poi, nella puntuale rendicontazione di anno in anno delle entrate e delle uscite correnti”.
“Pizzino in casa sorella favorì cattura, era informata su malattia”
“La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell’ultimo grande stragista è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da ‘Rosetta’. Il che dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante negli ultimi due anni e mezzo della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute”.
“Per inciso, l’appunto fotografato il 6 dicembre 2022 dalla polizia giudiziaria veniva rinvenuto puntualmente durante la perquisizione all’interno dell’abitazione di Rosalia Messina Denaro svolta il giorno dell’arresto del latitante. E veniva rinvenuto esattamente nella stessa intercapedine dove la polizia giudiziaria il 6 dicembre precedente aveva provato a installare una microspia autoalimentata, cioè nella stessa gamba vuota della sedia dove era stato fugacemente visto e fotografato quel giorno”, si legge nell’ordinanza.
“Sorella canale di smistamento pizzini tra latitante e altri mafiosi”
”Già la sola lettura degli scritti (alcuni dei quali sono riprodotti e sommariamente riassunti dalla polizia giudiziaria nelle Informative in atti) consente in più passaggi di ricostruire, nei tratti essenziali, la molteplicità dei compiti dei quali ‘Rosetta’, nel corso degli ultimi decenni, è stata incaricata dal capo mafia: quelli di paziente tessitrice dei conflitti tra i parenti, di riservata veicolatrice delle decisioni del latitante su questioni di carattere familiare, nonché di vera e propria cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distribuirle. E, infine ma non per ultimo, di canale di smistamento dei ‘pizzini’ tra il latitante e altri associati mafiosi”. .
”Con riferimento alle risorse economiche gestite – attraverso la sorella – dal capo mafia latitante, un documento di assoluta chiarezza è quello rinvenuto nell’abitazione di via Alberto Mario, come detto abitata proprio da ‘Rosetta’. Sempre nella gamba della sedia presente nel salone della casa (ove abitualmente la donna è solita stirare), veniva trovato – minuziosamente occultato insieme ad altri – un “pizzino” attribuibile all’evidenza all’allora latitante. La polizia giudiziaria, infatti, ricostruiva nell’Informativa in atti la lampante identità della scrittura con altri “pizzini” certamente redatti da Messina Denaro sia per caratteri grafici che per tipo di penna e colore utilizzato” si legge.