(Adnkronos) – “Per trasferire in ospedale un paziente detenuto, malato di cancro, serve il parere del medico dell’istituto di pena e dell’oncologo che lo segue”. I sanitari devono “indicare se l’assistenza di cui ha bisogno è di tipo ospedaliero, ambulatoriale o di altra struttura”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità, da tempo impegnato nella difesa dei diritti dei pazienti oncologici e presidente della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), in merito all’aggravamento delle condizioni di Matteo Messina Denaro, che, secondo il suo avvocato Alessandro Cerella, con un tumore a quarto stadio ha necessità di “un ricovero immediato, non si regge più in piedi”.
De Lorenzo spiega che, in generale, il “percorso è già definito per una persona in fase avanzata di malattia che si trova in carcere. Non c’è materia di contesa. Il magistrato decide in base a quanto dicono il medico del carcere e l’oncologo”.
Nelle condizioni denunciate dall’avvocato di Matteo Messina Denaro, “la questione è se deve rimanere nella struttura in cui sta o se deve essere trasferito, perché, teoricamente, anche al quarto stadio di malattia tumorale si possono fare trattamenti ambulatoriali”. Ovviamente, anche dal punto di vista strettamente medico, tralasciando ogni altra considerazione, “non c’è possibilità di cure domiciliari”. Ma se, per esempio, “il malato necessita di trasfusioni va inviato, sempre in base al parere del medico carcerario, in un centro dove possano essere fatte. I trattamenti in fase finale di patologie richiedono monitoraggi continui che possono essere fatti in strutture apposite. Credo, quindi, che nel momento in cui diventerà necessario, il paziente sarà trasferito”.