(Adnkronos) – Opposizione all’attacco del governo per la norma di un decreto del Ministero dell’Interno relativo ai richiedenti asilo, in base alla quale si introduce una “garanzia finanziaria di 4.938 euro” da versare per evitare la permanenza in un Cpr. La norma finisce nel mirino in particolare del Pd, mentre il tema migranti è sotto i riflettori dopo la raffica di sbarchi a Lampedusa nei giorni scorsi.
Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l'”Indicazione dell’importo e delle modalita’ di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”.
La “garanzia finanziaria” nell’articolo 1 viene definita “idonea quando l’importo fissato e’ in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilita’: a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; b) della somma occorrente al rimpatrio; c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.
Nell’articolo 2 si specifica che “l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria è individuato, per l’anno 2023, in euro 4.938,00. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio”.
Secondo l’articolo 3, “la garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi. La garanzia finanziaria deve essere prestata entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”.
Quindi, l’articolo 4 chiarisce che “nel caso in cui lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa”.
Nel decreto legge ‘Cutro’ è prevista una nuova procedura accelerata di frontiera e la disciplina per il trattenimento dello straniero richiedente protezione internazionale proveniente da Paese sicuro finché tale procedura non si sia conclusa. In tale ambito, “in conformità a quanto richiesto dalla direttiva 2013/33/Ue” il decreto legge prevede che il “trattenimento può essere disposto se il richiedente non ha consegnato il passaporto o altro idoneo documento equipollente ovvero qualora non abbia prestato idonea garanzia finanziaria”. È quanto fanno sapere fonti del Viminale sulle polemiche sollevate dalla cauzione di 5mila euro da pagare per evitare il trattenimento nei centri, precisando che “la garanzia, quindi, mira a scongiurare il rischio di fuga, rivestendo il carattere di deposito cauzionale”.
“Peraltro nel decreto interministeriale Interno-Giustizia-Economia”, sottolineano le stesse fonti, al fine di evitare “la possibilità di garanzie ‘strumentali’, è stata esclusa la possibilità che la garanzia venga prestata da terzi o da associazioni del terzo settore” e che sia “prestata in contanti” ma solo mediante “fideiussione bancaria o assicurativa”.
“La scelta di far pagare una sorta di cauzione per non essere rinchiuso in un Cpr è l’ennesima tappa di uno spettacolo indegno di un governo sconvolgentemente inadeguato. Un governo che si comporta da scafista”, dice Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
“Un governo che non investe, facendo tesoro delle parole del presidente Mattarella, sull’unica misura utile per evitare gli arrivi irregolari cioè su canali di accesso legali e sicuri. L’idea della cauzione è grave sul piano dei principi, determinando, perfino tra i migranti rimpatriabili, migranti di serie A e migranti di serie B e paradossale su quello degli effetti, perché il migrante da espellere inserito in reti illegali avrà più mezzi del migrante più marginalizzato e privo di tutto. Infine è una strada che insospettisce”, aggiunge.
“Viene infatti il dubbio – prosegue l’esponente dem – che il governo consapevole che quella dei Cpr sia una sorta di soluzione macabra destinata a una estrema minoranza di persone presenti, tenti già di correre ai ripari attraverso questo pericoloso pasticcio”. “Sfidiamo la destra a farla finita con queste operazioni e di scommettere sulla definizione di una strategia che, partendo dalla cancellazione della Bossi Fini e dalla lotta in Europa per imporre l’obbligo alla redistribuzione, scommetta su legalità e accoglienza di qualità”, conclude Majorino.
“La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”, dice il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“Cinquemila euro per il richiedente asilo che voglia evitare il centro di trattenimento. Non ce la fanno, è più forte di loro: anche la richiesta di asilo diventa una questione di censo”, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.
“Chi può permetterselo pagherà 5mila euro per evitare di finire in un centro per il rimpatrio mentre analizzano la sua pratica – prosegue il leader di Si – per i poveri cristi che posseggono solo quello che hanno indosso invece si possono aprire le porte dei centri, dove spesso si dorme per terra e manca tutto”.
“La misura, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale è oscena e incommentabile. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo e invece si comportano come loro, taglieggiando 5mila euro con fideiussione bancaria”, conclude Fratoianni.
“Dopo aver trasformato i Cpr in luoghi di detenzione, fino a 18 mesi per un illecito amministrativo, adesso hanno anche fissato la cifra per la cauzione”, scrive su X Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a proposito della misura.