(Adnkronos) – Il protocollo Italia-Albania dovrà essere ratificato dal Parlamento. Il passaggio, richiesto a gran voce dalle opposizioni nei giorni scorsi, sia nelle riunioni dei capigruppo che con lettere ai presidenti delle Camere era però sempre stato negato dal governo perché “non necessario”. Fino a stamattina quando, con un dietrofront a sorpresa, governo e maggioranza hanno ammesso che quel passaggio va fatto.
Ma sul refrain che circola per tutto il giorno nelle dichiarazioni in aula e nei commenti degli esponenti delle opposizioni: “Il governo fa marcia indietro, con Tajani che ha smentito la Meloni e se stesso”, il centrodestra respinge le accuse. Nessun ripensamento, nessuna inversione a U. In ambienti di Forza Italia si sottolinea che Antonio Tajani ha sempre sostenuto che l’accordo con Tirana andasse ratificato, senza bypassare Camera e Senato.
Altro che “rimangiarsi la parola”, sarebbe stato proprio il ministro degli Esteri a spingere più di tutti per un voto del Parlamento, in accordo, riferiscono fonti del centrodestra, con la premier Giorgia Meloni e con il Quirinale, che avrebbe ricordato il ruolo centrale delle Camere. Messi a tacere i falchi della maggioranza, che avrebbero preferito tirare dritto senza passare per un voto. ‘Il governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo”, la parole di Tajani. E ancora: ”Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto, specie su questioni di tale rilevanza, al dialogo e al vaglio del Parlamento”.
“La mia faccia dice tutto, no?”. Elly Schlein nel corridoio fumatori di Montecitorio sfoggia un gran sorriso per la vittoria appena ottenuta dalle opposizioni. “Il governo con una incredibile ‘inversione a u’ ci ha dato ragione e va a sbattere il muso sulla Costituzione. Avevamo detto che non c’era nessun accordo fino a che non fosse stato ratificato dal Parlamento”. Merito anche di divisioni nella maggioranza? Schlein non lo nega: “Sicuramente qualche scricchiolio c’è stato e non è stato l’unico, ne abbiamo sentiti tanti…”. La versione dell’opposizione è che Forza Italia, con il ministro Antonio Tajani in primis, ma anche la Lega non siano entusiasti dell’accordo siglato da Giorgia Meloni con Edi Rama.
Una dialettica che ha portato alla smentita del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovan Battista Fazzolari, e del ministro Luca Ciriani che fino a ieri sostenevano che l’accordo con l’Albania non necessitava della ratifica. Lo dice in aula Riccardo Magi: “Nelle due ultime capigruppo il ministro Ciriani e anche il sottosegretario Fazzolari hanno scandito in modo perentorio che non c’era la necessità di ratifica in Parlamento”. Un pasticcio che “si poteva evitare se avessero letto la Costituzione – incalza Schlein- ed è triste che dobbiamo essere noi a ricordare al governo cosa dice l’articolo 80 della Costituzione”.
Ma anche oggi, pur avendo incassato un risultato, le opposizioni non sono riuscite a marciare compatte. I 5 Stelle non hanno sottoscritto la risoluzione unitaria di Pd, Azione, Italia Viva, Alleanza Verdi-Sinistra e Più Europa e presentato un loro testo. “Noi abbiamo una posizione articolata nella nostra risoluzione. Oltre alla questione Albania, la nostra risoluzione tratteggia in maniera più articolata la questione immigrazione e rilancia i capisaldi della nostra terza via”, spiegano fonti M5S.
Una ‘terza via’ rispetto a quella della destra ma anche a quella del Pd. Una posizione che non è una novità. Lo aveva detto chiaramente a Porta a Porta tempo fa Giuseppe Conte: “Noi siamo per la ‘terza via’ sull’immigrazione. Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata. Non è possibile. Come non è possibile il blocco navale”. Ne seguirono scintille. “Parla come Meloni”, fu la replica del Pd. E anche oggi non sono mancate battute al vetriolo in Transatlantico: “La risoluzione dei 5 Stelle? Sono tornati al Conte 1…”. Quello dei decreti Sicurezza con Matteo Salvini.
Ma Schlein, che stamattina si è intrattenuta con Conte in un angolo del Transatlantico, glissa: è un problema che i 5 Stelle non abbiano sottoscritto la risoluzione unitaria delle opposizioni? “No, nessun problema. La critica sull’accordo e la necessità di ratifica in Parlamento sono punti comuni”, risponde Schlein che garantisce “battaglia” in aula. “Sappiamo che loro hanno i numeri, ma questo accordo ha profili di violazione del diritto internazionale e della Costituzione. Daremo battaglia in Parlamento”. Un assaggio c’è stato già negli interventi oggi delle opposizioni che si apprestano non solo a chiedere conto sul profilo giuridico dell’accordo, ma anche sui costi. Matteo Mauri del Pd evidenzia come non solo il protocollo sia stato reso noto solo dopo la conferenza stampa di Meloni e Rama ma anche con “una pagina mancante: quella con l’impegno per i primi 16,5 milioni di euro di spesa”. Scrive Carlo Calenda sui social: è solo “fuffa elettorale a spese del contribuente”.