(Adnkronos) – Sono per lo più donne (oltre il 70%), giovani (il 75% ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni) e laureati (nel 76% dei casi) gli operatori sociali che si occupano di integrazione nei confronti dei richiedenti asilo e rifugiati, all’interno del Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai) dei Comuni italiani. I dati della ricerca condotta da Anci (Associazione nazionale dei Comuni d’Italia) e dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, sono stati presentati oggi alle 15.30 presso il Rettorato dell’Ateneo (Piano Terra Torre C – Via Ostiense 133).
L’indagine “Agire l’accoglienza” propone un inedito identikit dell’”operatore dell’accoglienza”, si legge in una nota, figura sempre più importante nella gestione complessa dei flussi migratori forzati. Si tratta di circa 10mila lavoratrici e lavoratori, per lo più italiani, che intervengono in quasi 1000 progetti di accoglienza promossi da una rete di 1800 Comuni coinvolti (tra titolari del progetto Sai ed enti locali coinvolti), per assicurare 44mila posti disponibili per l’accoglienza dei migranti sul territorio italiano.
Nel corso dell’incontro di martedì sono intervenuti Massimiliano Fiorucci, Rettore Università degli Studi Roma Tre, Pasquale Basilicata, Direttore Generale Università degli Studi Roma Tre, Veronica Nicotra, Segretario Generale Anci. La ricerca è stata presentata e illustrata da Marco Accorinti, Docente del Dipartimento di Scienze della Formazione Università degli Studi Roma Tre e Monia Giovannetti, Responsabile Dipartimento Studi e Ricerche di Cittalia – Fondazione Anci. Conclusioni a cura del professor Marco Catarci, Prorettore con delega ai rapporti con le istituzioni scolastiche, le organizzazioni del Terzo settore e di volontariato, gli enti pubblici e privati per l’Ateneo Roma Tre e Matteo Biffoni, Sindaco di Prato, Delegato Anci all’immigrazione, Presidente Cittalia – Fondazione Anci. Moderatrice Virginia Costa, Responsabile del Servizio centrale della rete Sai. Presente all’incontro, per il Ministero dell’Interno, il Prefetto Rosanna Rabuano, Capo di Gabinetto del Prefetto Valerio Valenti, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.
L’operatore dell’accoglienza è, nel mercato del lavoro italiano, una figura professionale caratterizzata da una complessità di competenze determinate in maniera principale dall’approccio olistico che il Sistema di accoglienza e integrazione richiede, nonché espressione di una modalità di lavoro volta alla presa in carico personalizzata e multidisciplinare dei beneficiari accolti. L’obiettivo della ricerca “Agire l’accoglienza”, continua la nota, è stato quello di comprendere come, con quale impianto organizzativo e con quali strategie professionali e personali, gli operatori effettuino la presa in carico dei beneficiari nei progetti di accoglienza. Il fine ultimo dell’indagine è stato, pertanto, quello di comporre una “fotografia” degli operatori dell’accoglienza e della modalità attraverso la quale essi operano all’interno del sistema locale di welfare.
Il Terzo settore rappresenta circa l’80% degli organismi con cui gli operatori sono in contatto nell’ambito del loro lavoro quotidiano. Quasi il 75% degli operatori è sempre stato impegnato in una attività lavorativa rivolta alle persone e in contatto diretto con esse, e oltre il 53% ha maturato una esperienza di oltre 6 anni nel campo dell’accoglienza e delle migrazioni.
Se il 76% degli operatori è laureato, un terzo ha dichiarato di appartenere a un Albo professionale o possedere un’abilitazione, fra questi la maggioranza è iscritta all’Albo degli assistenti sociali (44,1%) e degli psicologi (28,6%), ma anche interessante considerare che oltre l’8% è iscritto all’Albo/Registro degli educatori, così come il 7% a quello degli avvocati e il 2,7% a quello dei mediatori interculturali.
In merito al rapporto contrattuale prevalente nell’arco della attività lavorativa degli operatori, la modalità principale riguarda i “dipendenti a tempo indeterminato” (56%), il 27,6% sono “dipendenti a tempo determinato” mentre per il 11,4% ha un contratto di collaborazione. Per quanto riguarda le prospettive di lavoro futuro, più dell’85% esprime la volontà di continuare a impegnarsi nel settore. Di questi, il 55,5% dichiara di voler rimanere nello stesso ambito e anche nello stesso ruolo e il 29,7% seppur nello stesso ambito ma con un ruolo diverso.
“L’Università degli Studi Roma Tre è impegnata da anni nella collaborazione con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), Cittalia e il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) – ha dichiarato il Rettore, Massimiliano Fiorucci. Le pratiche di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati rappresentano nel nostro Ateneo un rilevante tema di ricerca, come nel caso dell’importante indagine nazionale presentata oggi. Sul piano didattico, va osservato che molti degli educatori, assistenti sociali e altri professionisti attivi nel campo dell’accoglienza svolgono percorsi di formazione iniziale e continua nell’Università. Si pensi all’offerta di un Master in ‘Accoglienza e inclusione dei richiedenti asilo e rifugiati’, di cui si è dotato il nostro Ateneo. La collaborazione con il mondo dell’accoglienza è, infine, parte importante delle attività della cosiddetta Terza missione dell’Università Roma Tre, nella prospettiva di un impegno comune per la costruzione di una convivenza improntata ai principi irrinunciabili di democrazia, pluralismo, giustizia sociale”.