(Adnkronos) – Il caso ‘Leonardo Apache La Russa’ sbarca in Parlamento grazie a una proposta di legge presentata dal Movimento 5 Stelle – a prima firma della deputata Marianna Ricciardi – che ha come obiettivo quello di limitare a due il numero di utenze telefoniche mobili, intestate ai membri del Parlamento, per le quali è richiesta l’autorizzazione per le intercettazioni. L’iniziativa nasce dopo che la Procura di Milano ha ordinato il sequestro del cellulare di Leonardo Apache La Russa – terzogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa, indagato per violenza sessuale – ma non della Sim (che è stata fornita dai legali del ragazzo ma ‘restituita’ dai pm), intestata al padre e per la quale è necessaria l’autorizzazione di Palazzo Madama. La proposta del M5S, che l’Adnkronos ha potuto visionare, pur senza citare il caso La Russa fa riferimento ai “recenti fatti di cronaca” che richiedono “una riflessione sul labile confine tra tutela e privilegio”.
“Il fatto che i magistrati non abbiano libero accesso a una scheda telefonica Sim utilizzata da una persona che non ha alcuna carica pubblica lascia molto perplessi. Le garanzie costituzionali previste per i parlamentari spesso sono usate in maniera impropria tramutandosi in privilegi”, scrive la deputata Ricciardi nella pdl insieme ai cofirmatari Caramiello, Di Lauro e Amato. “La presente proposta di legge costituzionale mira ad evitare l’eccessiva dilatazione delle garanzie costituzionali previste dall’articolo 68 della Costituzione” in base al quale è richiesta l’autorizzazione alla Camera d’appartenenza per sottoporre i membri del Parlamento “ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”.
La pdl targata 5 Stelle prevede quindi che l’autorizzazione parlamentare richiesta dall’articolo 68 della Costituzione per l’intercettazione di conversazioni e comunicazioni “si applichi, in relazione alle conversazioni e alle comunicazioni svolte dai membri del Parlamento attraverso utenze telefoniche mobili a essi intestate o comunque nella loro disponibilità, limitatamente a non più di due utenze previamente comunicate dal membro del Parlamento al Presidente della Camera alla quale appartiene”.
Le limitazioni introdotte dalla proposta grillina riguardano sia “le intercettazioni aventi direttamente ad oggetto le utenze telefoniche mobili intestate al parlamentare o nella sua disponibilità”, sia, di riflesso, “le conversazioni e comunicazioni sottoposte al regime di utilizzabilità delle cosiddette intercettazioni ‘indirette'”. La comunicazione dei dati identificativi dell’utenza al Presidente della Camera cui il parlamentare appartiene “è necessaria a fine di certezza dell’applicazione della norma e per prevenire l’eventualità di uso strumentale della prerogativa”, viene spiegato nel testo della proposta di legge.
Rimangono invece invariati “il regime e l’ambito di applicazione della prerogativa per quanto riguarda l’intercettazione di corrispondenza e quella di conversazioni e comunicazioni svolte mediante utenze telefoniche fisse o apparecchiature telematiche nonché l’intercettazione di conversazioni tra presenti”.
Oggi lo stesso La Russa, nel corso della tradizionale Cerimonia del Ventaglio, è tornato sulla vicenda che vede coinvolto suo figlio. Rispondendo a una domanda sul comunicato diramato subito dopo la notizia dell’inchiesta, la seconda carica dello Stato ha voluto precisare il senso delle sue parole, duramente contestate dalle opposizioni: “Nella mia nota mi riferivo alla scelta del difensore, la ragazza non c’entrava nulla. Non rifarei quella dichiarazioni perché non sono stato bravo a far capire che non volevo attaccare la ragazza”.