(Adnkronos) – “Notte di paura quella del 6 maggio all’ospedale Niguarda di Milano”. Il personale di turno in Pronto soccorso ha visto irrompere nel reparto “i familiari armati” di due pazienti che erano stati presi in carico in quelle ore. “Due gruppi in lite fra loro”, che “dopo aver minacciato” gli operatori “si sono spostati iniziando una rissa nel cortile dell’ospedale”. Il personale sanitario, “per alcuni interminabili minuti”, è “rimasto solo a gestire la crisi”. A segnalare l’episodio sono esponenti del sindacato Fials Milano, che in una nota chiedono, come primo intervento “nell’immediato, che venga ripristinato il servizio di Polizia di Stato all’interno dei locali del Pronto soccorso”. E poi alla Regione pongono una domanda: “Che fine hanno fatto i 4 milioni stanziati per la messa in sicurezza delle aree di emergenza-urgenza?”. Fondi previsti in “una delibera di settembre 2022”.
“Abbiamo scritto anche al prefetto Renato Saccone – dichiara Mimma Sternativo, segretario generale Fials Milano area metropolitana e membro dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie – Sono entrati armati in un ospedale. La paura non può essere parte del mestiere. Basta”.
Questa la ricostruzione dei rappresentanti sindacali sui fatti della notte del 6 maggio. Anche se dall’ospedale precisano all’Adnkronos Salute che i familiari dei pazienti protagonisti dell’episodio “hanno detto di essere armati”, ma “non c’è la certezza che queste armi siano state viste. Sicuramente, però – confermano -, si è creata una situazione di disagio e tensione”. La struttura puntualizza anche che “il presidio di Polizia non è stato completamente smantellato e che la vigilanza interna è intervenuta dopo pochi minuti mettendo in sicurezza la situazione”.
I sindacati, intanto, nella nota ricostruiscono alcuni dettagli di quelle ore. Spiegano che “sabato scorso in Pronto soccorso arriva una donna con una ferita d’arma da fuoco, che viene presa in carico, assistita, e spostata in Rianimazione anche se risultata poco dopo fuori pericolo”, si legge. Dopo poco, “sempre in Area emergenza arriva un paziente con un forte dolore toracico. Mentre medici, infermieri e operatori sanitari cercavano di offrirgli assistenza, emerge il collegamento tra i due pazienti. Nel giro di circa un’ora e mezza, infatti, in Pronto soccorso si presentano le famiglie di entrambi” e, secondo quanto sostiene il sindacato, avrebbero “mostrato le armi al personale sanitario e alle 80 persone in sala d’attesa, dichiarando di essere venuti per ‘finire il lavoro che avevano iniziato'”.
Il sindacato lamenta il fatto che “oggi la sicurezza dovrebbe essere garantita da una guardia giurata che ha però l’obbligo di girare anche nei reparti. Le forze dell’ordine ci hanno messo circa 30 minuti ad arrivare”, sostiene Fials Milano. “Non può un’azienda come il Niguarda, con un bacino d’utenza così importante, non avere come priorità la sicurezza dei propri operatori e dell’utenza – interviene Alfonso Pontone, rappresentante sindacale Fials Milano al Niguarda -. Non ci fermeremo finché non potremo garantire un luogo di lavoro sicuro, un ospedale sicuro”.
“Sicuramente si è trattato di una situazione di tensione e disagi per tutti, per il nostro personale e per gli utenti, ma grazie alla tempestiva azione degli operatori, l’evento è stato correttamente gestito”. E’ quanto spiega l’ospedale Niguarda di Milano, in una nota relativa all’episodio.
“In merito alla nota del sindacato Fials sugli eventi avvenuti nel Pronto soccorso di Niguarda la sera del 6 maggio 2023, si precisa che il posto di Polizia interno non è stato rimosso”, aggiunge l’ospedale. “La Questura in realtà ha comunicato che dall’1 maggio avrebbe rimodulato l’orario di presenza, garantendo il personale fino alle ore 18, con una disponibilità di eventuali ulteriori due ore. Anche prima di questa rimodulazione, comunque, l’attività del posto di Polizia era prevista fino alle 20”.
“Come avvenuto anche in questo caso, in caso di necessità – precisa il Niguarda – vi è sempre l’intervento tempestivo di operatori di vigilanza interna all’ospedale (a differenza di quanto indicato nella nota, non è un solo operatore ma 2/3) e l’arrivo su chiamata di una pattuglia esterna”.