(Adnkronos) – La procura della Repubblica di Crotone ha iscritto i primi nomi nel registro degli indagati per il naufragio di Cutro (Kr) avvenuto nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso e che costò la vita a 94 persone (circa 30 i dispersi). Gli inquirenti hanno disposto una serie di perquisizioni e interrogatori. L’inchiesta della procura di Crotone tenta di fare luce sui mancati soccorsi all’imbarcazione naufragata.
Ecco uno dei passaggi principali del decreto di perquisizione personale, locale, informatica e contestuale sequestro disposto dalla procura di Crotone nell’ambito dell’indagine sul naufragio: “Rilevato che nella telefonata intercorsa alle ore 23:49 tra l’operatore del Roan della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e il capo turno della sala operativa della Guardia Costiera, registrata sul server del Mrsc di Reggio Calabria, l’operatore del Roan, su indicazione dell’Otc di turno, notiziava l’operatore della CP dell’impiego della ‘vedetta 5006’; in tale conversazione l’operatore della CP riferiva che, sebbene in quel momento non era presente alcuna loro imbarcazione in mare, avrebbe potuto allertare una unità dispiegata presso l’Ucg di Crotone o, in alternativa, presso l’Ucg di Roccella Ionica, ricevendo rassicurazioni da parte dell’operatore della Guardia di Finanza; rilevato che, nonostante quanto riferito alla sala operativa della CP e attestato” dall’Otc di turno “dall’annotazione redatta del comandante della vedetta ‘V.5006’, emergeva che la predetta imbarcazione, in quei momenti, lungi dall’essere in navigazione alla ricerca del target, si trovava, in realtà, all’interno del porto di Crotone”.
Il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia, nel decreto di perquisizione e contestuale sequestro disposto nell’ambito dell’indagine sul naufragio, scrive ancora, riferendosi alle annotazioni sul giornale di bordo della motovedetta V.5006 della Gdf: “Le modalità di redazione del ‘Giornale di Chiesuola’ inducono a ritenere che le circostanze presenti alle pagine 37, 38, 39 e 40, verificatesi in momenti antecedenti al disastro, quindi in una situazione non di emergenza, siano state annotate successivamente ai fatti”. Il documento, infatti, rilevano i pm, “risulta composto di n. 6 (sei) facciate e presenta delle significative anomalie atteso che i fogli non presentano numerazione progressiva”.
Nel decreto di perquisizione e sequestro, il procuratore Capoccia fa tra l’altro riferimento a una conversazione tra l’operatore della sala operativa del Roan di Vibo e l’operatore della sala operativa dell’Mrsc (Maritime rescue sub centre) di Reggio Calabria: “Successivamente all’inversione di rotta delle imbarcazioni in uso Guardia di Finanza, tra le ore 03:58:03 e le ore 03:59:38”, quindi successivamente anche all’orario indicato dagli operatori, “intercorreva un’ulteriore conversazione tra l’operatore della sala operativa del Roan di Vibo e l’operatore della sala operativa dell’Mrsc di Reggio Calabria (sempre captata sui server della CP) durante la quale, sebbene il target fosse monitorato da circa 24 minuti, l’operatore di sala riferiva: ‘Anche noi dal… dal radar al momento non battiamo nulla’”.
Nel chiarire le motivazioni che rendono “assolutamente indispensabile procedere alla perquisizione informatica dei cellulari in uso agli indagati”, la procura mette in luce tra l’altro anche come “al fine di procedere ad una compiuta ricostruzione del fatto e comprendere le ragioni sottese a simili scelte operative, al ritardo accumulato nell’operazione della Gdf e alla mancata comunicazione della posizione del natante alla Capitaneria di Porto, si cercava di acquisire le comunicazioni di servizio intercorse tra gli operatori della Guardia di Finanza impegnati nel servizio quella notte ma – si legge nel decreto – sui server in uso alla Guardia di Finanza, non veniva ritrovata alcuna traccia audio”.