(Adnkronos) – “Prima di tutto voglio dire che sono contro qualsiasi violenza in tutto il mondo”. Così Patrick Zaki, nel corso del programma ‘Caterpillar’ su Rai Radio2, parlando di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Domani pomeriggio sarà, invece, all’Hiroshima Mon Amour di Torino nell’ambito dell’iniziativa ‘Aspettando il Salone’ per la presentazione del suo libro ‘Sogni e illusioni di libertà’, edito dalla Nave di Teseo, in cui racconta la sua detenzione in Egitto. “Come difensore dei diritti umani non voglio ignorare nessuna violenza contro le persone. Non posso accettarlo. Nel contesto di quanto sta accadendo, bisogna mostrare ciò che accade su tutti i lati. Non è vero che tutti i palestinesi stanno con Hamas. Non è vero che tutte le persone che vivono a Gaza stanno con Hamas. Abbiamo il diritto di avere chiarezza”.
“Molte persone in Egitto si trovano in carcere anche se non hanno tempo di pensare alla politica, anche se non sanno chi sia il sindaco della loro città” dice Zaki, parlando dei motivi che possono portare ad essere arrestati in Egitto. “Negli ultimi anni c’è stato un grande numero di persone imprigionate per le proprie opinioni. Poteva essere anche un like o un post condiviso su un social” sottolinea.
“Ho sempre amato questo gioco, anche il calcio mi ha salvato” parla, poi, della sua grande passione per il calcio. “Il tempo in carcere è una questione complicata, trovare una forma di intrattenimento per un paio di ore ti aiuta ad uscire da te stesso. Una notte ho ritagliato le figurine dei miei calciatori preferiti e le ho appese in cella. Questo dimostra quanto il calcio sia importante per me. Dentro la cella giocavo con una palla fatta con dei calzini. Cercavo di trovare delle tattiche che mi potessero aiutare a resistere”.
Intervenendo sul suo libro ‘Sogni e illusioni di libertà. La mia storia’, edito da La nave di Teseo, ha detto di aver “sempre amato la radio”, anch’essa lo ha aiutato in carcere. “Quando ascoltavo la radio sentivo un suono diverso, altre voci, capivo cosa accadeva nel mondo, fuori dalla prigione. Questo mi ha salvato. La solitudine è uno dei più grandi nemici in prigione – ha affermato -. Ascoltavo le partite, la musica, la radio e i libri mi hanno aiutato a resistere il più possibile mentre ero in prigione. Ho avuto paura di impazzire, ho sempre odiato essere solo, fin da bambino. Avevo iniziato a parlare da solo, pensavo di poter perdere la testa. Ci sono persone che impazziscono in certe situazioni: era una delle grandi paure che avevo in quel periodo”.
Su Bologna: “E’ nel mio cuore, è la mia casa, ne parlo sempre, cercherò di fare domanda per il Dottorato all’università di Bologna. Uno dei momenti più belli della mia vita è quando sono tornato a Bologna -ha sottolineato -. Non dimenticherò mai l’affetto con cui sono stato accolto. Comunque, ogni italiano che ha fatto qualcosa per me, mi ha avvicinato alla libertà”.