(Adnkronos) –
L’inflazione rallenta ma rallenta troppo poco. Soprattutto guardando al confronto tra l’Italia e gli altri principali Paesi europei. I dati dell’Istat indicano un primo segnale positivo ma va letto in un contesto che non consente ancora di allentare la pressione di prezzi che restano altissimi. Secondo le stime preliminari, nel mese di dicembre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente).
Lieve frenata anche per il carrello della spesa a dicembre. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%).
Restano però i dati annuali sul 2022 e le conseguenze già acquisite per il 2023 a delineare un quadro ancora preoccupante. Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno di +8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi dei Beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). In base alle stime preliminari l’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre) è pari a +5,1%, ben più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu pari a +1,8%.
L’amdamento dei prezzi al consumo resta per l’Italia un fattore competitivo negativo rispetto al resto d’Europa. Basta guardare i dati della Francia. A dicembre, l’indice dei prezzi al consumo segna un aumento del 5,% su base annua, dopo il più 6,2% del mese precedente, dice la stima provvisoria diffusa dall’Insee, l’istituto di statistica francese. A spanne, il tasso di inflazione è inferiore alla metà di quello italiano.
Il trend, a livello globale, sembra aver preso la strada di una decisa inversione di tendenza. L’inflazione mondiale potrebbe calare gradualmente: secondo gli esperti del centro di ricerca tedesco Ifo l’indice sui prezzi al consumo raggiungerà il 7,1% quest’anno per poi scendere al 5,8% nel 2024. “Le attese dell’inizio dell’anno sono incoraggianti perché rispetto al trimestre precedente gli esperti prevedono un certo calo dei tassi di inflazione”, afferma l’analista Niklas Potrafke, riconoscendo che tuttavia i livelli restano ancora “molto alti”.
E quello dell’Italia resta particolarmente alto. Con conseguenze importanti per i consumatori. A fare i conti è il Codacons. A causa dell’aumento di prezzi e tariffe le famiglie italiane hanno speso complessivamente nel 2022 ben 61,3 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente”. Un tasso annuo dell’8,1% si traduce, a parità di consumi, ad un maggiore esborso pari in media a +2.369 euro per la famiglia ‘tipo’.