(Adnkronos) – Votare sì per dare un segnale politico e spingere il Parlamento a fare riforme che possano migliorare l’amministrazione della giustizia. Andrea Soliani al secondo mandato come presidente della Camera penale di Milano non ha dubbi su cosa fare domenica 12 giugno quando i cittadini saranno chiamarti a esprimersi sul referendum, in particolare su cinque quesiti abrogativi di norme vigenti sul sistema giustizia. “Sono quesiti complessi – spiega l’avvocato Soliani in un’intervista all’Adnkronos -, il cui preciso contenuto temo sia noto principalmente a coloro che professionalmente frequentano le aule di giustizia. Sarà molto difficile che venga raggiunto il quorum, anche perché mi pare che si sia scelto di discutere molto poco dei quesiti referendari su cui, fino a pochi giorni fa, notavo un assordante silenzio”.
Un’assenza d’informazione che rischia di trasformare l’iniziativa politica di coloro che hanno proposto i quesiti in un “insuccesso. Anche se i quesiti non sono stati presentati e scritti come io avrei voluto (le camere Penali non li hanno predisposti e presentati, ndr), affrontano comunque temi di grande rilievo per la qualità della vita sociale e civile del Paese”. In sintesi, si chiede a un cittadino se “È giusto che un politico in amministrazioni locali debba essere pregiudicato da una sentenza di condanna non definitiva (legge Severino), se avremmo una giustizia migliore se vi fosse per il magistrato l’impossibilità di passare dal ruolo di accusatore a quello di giudice, se è corretto consentire anche agli avvocati, pur presenti nei Consigli giudiziari, di esprimersi sulla professionalità dei magistrati il cui operato osservano quotidianamente”.
E ancora si domanda se “Va posto un qualche rimedio all’eccessivo uso (abuso verrebbe da dire) della custodia cautelare, ovvero della privazione della libertà prima che sia accertata la sussistenza di un reato e se va modificato il sistema elettorale del Csm. Sono tutti quesiti che meritano sostegno, domenica merita di essere barrata la casella del Sì, perlomeno per dare un segnale politico: è necessario – conclude Andrea Soliani – che riforme di sistema sopraggiungano, al fine di portare miglioramenti nell’ambito della amministrazione della giustizia”.